Immigrati e sbarchi in Italia, tutti i dati

Immigrati, il saldo degli arrivi e il ruolo delle nuove cittadinanze

Immigrati e sbarchi in Italia, tutti i dati

Aggiornato al 02 febbraio 2024

Periodicamente altre notizie, come le elezioni politiche, o l’emergenza coronavirus lo scalzano dalla prima pagina. Tuttavia è l’immigrazione ad essere da anni in testa alle cronache e tra le prime notizie dei TG.

E’ come un fenomeno ciclico, come le onde del mare che portano gli immigrati dall’Africa. Si alternano i giorni senza arrivi a quelli in cui a sbarcare sono in migliaia. E così, parallelamente, si comporta l’attenzione dei media.

Ma cosa sta accadendo effettivamente? Quali sono i numeri?

L’UNHCR è molto puntuale nel fornirli, almeno per quel che accade nel Mediterraneo.

Di seguito vediamo tutti gli arrivi giorno per giorno.

L’andamento degli sbarchi in Italia è stato visibilmente a U negli ultimi anni. Dopo un crollo nel 2017 e nel 2018 e un periodo di livelli molto bassi, vi è stata una ripresa a partire dal 2020, che, con la fine dell’emergenza pandemica, è diventata imponente. Vediamo i dati, con un occhio ai numeri giornalieri cominciando con periodo pre-pandemico

Tra dicembre 2018 e aprile 2019 in nessun giorno si è andato oltre i 100 arrivi. Il massio è stato rappresentato dagli 81 sbarchi del 25 marzo.

Nel maggio 2019 si è tornati a superare i 100 sbarchi, ma solo un giorno, il 10. Nel giugno 2019 con l’arrivo dell’estate sono cresciuti gli sbarchi. Il massimo si è raggiunto il 2 giugno con 191 arrivi, e si è superata quota 100 il 3, il 7, il 21. A luglio 2019 solo il 6 e il 19 si è arrivati a 108 persone e il 31 a 210.

In agosto 2019 c’è stato un piccolo aumento nella seconda metà del mese con arrivi quasi tutti i giorni, con punte di 143 sbarcati il 20 e il 29.

Nel settembre 2019 si vede una crescita dei giorni con più di 100 arrivi. Sono ben 10, con un massimo il 2 con 315 sbarchi.

Sono invece otto nell’ottobre 2019, quando fisiologicamente con l’arrivo dell’autunno si assiste a un calo degli sbarchi. Tuttavia si arriva il 14 e il 16 del mese rispettivamente a 312 e 317 sbarchi.

Diminuiscono gli arrivi ancora nel novembre 2019, quando vi sono sì 7 giorni con più di 100 sbarchi, ma anche 15 giorni consecutivi con zero sbarchi. Sembra che la tendenza sia di arrivare in massa o non arrivare. Il massimo si raggiunge il 24 con 224 sbarchi.

Nel dicembre 2019 ancora 13 giorni senza arrivi, uno, il 18, con 124 sbarchi, e un altro, il 23, con 159. Maggiore traffico nel gennaio 2020, quando il 10, il 15 e il 16 si superano i 10 sbarchi mentre il 29 si arriva a 403. Era dal 16 luglio 2018 che non si riscontravano così tanti arrivi in un solo giorno. 

Nel febbraio 2020 ancora 4 giorni con più di 100 sbarchi, in particolare il 2 con 396. Nel marzo dello stesso anno, complice l’epidemia di Covid-19 gli sbarchi sembrano essere molto diminuiti.

In aprile tre giorni superano i 100 sbarchi, ma si tratta ancora di valori molto bassi.

A maggio 2020 i giorni diventano 6 ma in nessun caso si va oltre i 200 immigrati in arrivo in 24 ore. E a giugno le cose cambiano poco.

Al contrario nel luglio 2020 i diversi giorni si superano i 300 arrivi, con un record di 662 il 22 luglio.

Il trend continua in agosto con i 666 barchi del 28 agosto. Il 20 settembre si arriva invece a 667. Ma è il 3 novembre 2020 che si raggiunge un massimo di 924 arrivi, mentre per quasi tutta la prima metà del mese si superano i 100.

A dicembre 2020 vi è invece un calo.

Sbarchi degli immigrati, la ripresa e i picchi del 2021

Nel 2021 si tornano a osservare, con la crescita degli arrivi, picchi giornalieri che non si vedevano da molto tempo. Dopo un gennaio tranquillo a nel febbraio 2021 in metà dei giorni del mese si è arrivati a più di 100 sbarchi, con un picco di 505 il 19. 

È a maggio 2021 però che si torna sopra quota 1000, a 1952 per l’esattezza, il 9 maggio, dopo che il 1 maggio era stata sfiorata tale soglia.

Il 12 giugno si ripete il fenomeno, con 1.157 sbarchi, e sono molti i giorni con più di 500 immigrati accolti nel corso dell’estate, 25 tra giugno e settembre.

Il 22 agosto sono 999 gli sbarchi, il 28 settembre 836. 

A novembre, a differenza di ottobre, si torna a superare i 1000 arrivi giornalieri in due episodi, quelli del 7 e del 13. 

Dopo un periodo di calma è di nuovo molto movimentato il periodo natalizio: tra il 22 e il 27 dicembre 2021 ogni giorno ci sono più di 100 arrivi.

Nel 2022 il flusso diminuisce, fino a metà maggio non si giunge più a 1000 sbarchi, e raramente si superano i 500. Accade il 22 e il 27 gennaio, il 22 febbraio, l’8 e il 12 aprile, il 14 e il 15 maggio, con un nuovo aumento degli arrivi dopo Pasqua.

Gli arrivi però sono sempre più costanti, non vi sono quasi più giorni senza sbarchi e a luglio, arrivano a superare di nuovo i 1000, a quota 1.499. Il 30 si tocca un nuovo record, 15.40 in un giorno. Nell’agosto 2022 i 1.000 sbarchi sono raggiunti e superati 5 volte, il 5, il 13, il 24, il 27 e il 31.

Vedere meno di 100 arrivi, cosa normale negli anni precedenti, è ora una rarità, e a settembre in 3 giorni sono superati ancora i 1000, nell’ottobre 2022 accade due volte e nel novembre una, nonostante il fisiologico attenuarsi del fenomeno per le condizioni atmosferiche. Nel dicembre 2022 sono superati gli 800 arrivi per 4 giorni, ma mai i mille. 

La situazione nel 2023

Dopo un gennaio 2023 tranquillo nel febbraio si tornano a vedere 4 giorni con più di mille arrivi. Tre di questi, 16,17,18, sono addirittura consecutivi. Nel marzo 2023 il 24 e il 25 sono superati, invece, i 2mila sbarchi giornalieri.

Lo stesso è accaduto a giugno, il 29, mentre sono cresciuti i giorni con più di mille arrivi. A luglio sono stati ben 8 e nella prima metà di agosto 2023 ben 4. A settembre 2023, il 13, si è toccato un record: 5.011 sbarchi in un solo giorno e avere più di cento arrivi è diventata la regole.

Nel novembre e nel dicembre 2023 c’è stata una pausa, con molti giorni che hanno segnato zero sbarchi, ma le cose sono cambiate di nuovo dopo Natale: il periodo festivo è stato segnato da centinaia di arrivi quotidiani. Nel gennaio 2024 è però tornata una relativa calma

Immigrati e sbarchi in Italia, i dati per mese

Se vogliamo guardare tutto da una prospettiva più globale possiamo usare i filtri – selezionando per esempio solo alcuni mesi e anni – per fare alcuni confronti tra gli stessi mesi di diversi anni. O anche fra gli stessi giorni.

Per capire meglio cosa accade è utile tuttavia valutare i dati per mese:

Immigrati, i dati dei mesi del 2018, 2019 e 2020

A gennaio 2018 si sono avuti 4.127 sbarchi, appena meno dei 4.453 dell’anno precedente.

A febbraio torna a farsi sentire la differenza con il 2017. Ci sono stati solo 1425 sbarchi contro 8.948.

Meno ancora a marzo 2018, 1.049, contro 10.831 dell’anno precedente, un calo superiore al 90% dunque.

Ad aprile i numeri riprendono a crescere, si arriva a 3.106 sbarchi, anche se sono nulla rispetto ai 12.887 dello stesso mese del 2017.

Ancora di più gli arrivi a maggio, 3895. Ma l’anno priima nello stesso mese vi fu quasi un raddoppio rispetto a quello precedente, con 23.073, quindi stiamo parlando di una cifra inferiore di più di 18 mila unità.

A giugno 2018 si è arrivati a 3185, anche meno che a maggio.

Luglio 2018 ha visto nonostante la stagione estiva un crollo ulteriore degli sbarchi, che sono stati solo 1782. Ad agosto ancora meno, 1421. Si tratta della metà degli arrivi dell’agosto 2017, che pure era stato il primo mese della nuova fase di stratta sugli sbarchi inaugurata da Minniti l’hanno scorso.

Da settembre 2018 non si è mai superata la quota di mille arrivi mensili. Sono stati in quel mese 882, poi 930 e 972 nell’ottobre e nel novembre 2018.

Con l’inverno un ulteriore crollo. Solo 356 gli sbarchi a dicembre. Si tratta di numeri che rappresentano meno del 20% di quelli degli stesi mesi dell’anno precedente

Nel complesso nel 2018 gli arrivi sono stati 22.759, contro i 118.239 del 2018.

Il 2019 ha accentuato il trend già in atto. Solo 202 sbarchi a gennaio e 60 a febbraio. Si è risaliti a 263 a marzo e a 255 in aprile, ma si può dire che ormai parliamo di un fenomeno marginale, almeno nei mesi più freddi.

Nel maggio gli sbarchi sono aumentati a quota 639 e in giugno si è superato i 1000 per la prima volta da agosto 2018 arrivando a 1.188. si tratta comunque di poco più di un terzo degli arrivi del giugno di un anno prima.

Nel luglio si è giunti ai 1.088 sbarchi, cresciuti a 1.258 in agosto e a 1.709 in settembre. 

E a settembre per la prima volta da molto tempo si supera il livello dell’anno precedente. 2496 contro 882 barchi.

Anche in ottobre gli arrivi sono più del doppio che nel 2018, 2016 contro 930.

L’aumento prosegue in novembre, con 1223 sbarchi contro 972, ma è più lieve. Anche dicembre vive un incremento degli arrivi, sono 581, ed erano 356 l’anno precedente.

Nel complesso gli aumenti da settembre in poi non sono riusciti a compensare i crolli negli sbarchi avvenuti nella prima parte dell’anno. E il 2019 si chiude, quando i dati sono quasi definitivi, con 11.269 sbarchi, contro i 22.759 del 2018.

Il 2020 inizia a gennaio e febbraio con ulteriore aumento degli sbarchi. Sono rispettivamente 1340 e 1213, contro i 202 e i 60 dell’anno prima. Nel caso di febbraio vi è un aumento anche relativamente a un anno prima. A causa del coronavirus invece marzo segna solo 241 sbarchi, 22 in meno che nel 2019.

Vi è un netto aumento a luglio 2020 quando si arriva a 6.818, un record dall’estate 2017. I  livelli rimangono alti anche dopo e il novembre 2020 con 5.360 sbarchi è il novembre con più arrivi dal 2016.

Il 2020 si è chiuso con circa 34 mila sbarchi, in aumento rispetto al 2018 e al 2019.

Agosto 2021 diventa il mese con più sbarchi da 4 anni

Fino ad aprile il 2021 sembra essere simile al 2020, in aprile per esempio nel complesso gli arrivi sono 1.596, più dello stesso mese del 2019 e 2020, ma meno che in quelli precedenti.

Da maggio inizia un incremento che porterà ogni mese fino a novembre incluso a registrare più di 5mila sbarchi. Sono 5.680 a maggio e 5.884 a giugno, mentre salgono a 8.578 a luglio e arrivano a 10.286 ad agosto. Era dal luglio 2017 che la soglia dei 10mila non veniva superata. 

Il numero di sbarchi rimane alto, sopra i 6mila anche a settembre a ottobre, mentre a novembre si arriva a 9.517.

Da dicembre 2021 si scende di nuovo, fino ai 1.358 arrivi di marzo, ma maggio nella prima metà vede una ripresa dei numeri. 

In tutto il 2021 gli immigrati giunti in Italia dal mare sono stati più del doppio che nel 2020, 67.354.

Nel 2022 agosto batte record quinquennali

Dall’aprile 2022 in poi ogni mese ha visto più sbarchi di quelli corrispondenti dell’anno precedente, a maggio e giugno sono stati superati gli 8mila, nell’agosto 2022 sono arrivati a 16.816, un livello che non veniva raggiunto dal 2017, ma già in luglio si era toccata quota 13.801.

Cifre simili, 13.480 e 13.492, anche in settembre e ottobre 2022. Il calo autunnale non fa realmente diminuire di molti gli arrivi di immigrati. Solo a novembre sono meno di 10mila. 

L’anno quindi si chiude con 105.318 arrivi, ben 38mila in più del 2021.

Nel luglio 2023 per la prima volta dal 2017 più di 20mila sbarchi in un mese

Il 2023 segna il ritorno definitivo ai livelli del 2017. Se nel gennaio sono meno di 5mila gli sbarchi, cominciano a salire rapidamente i mesi successivi superano quelli, già numerosi, del 2022 e nel marzo 2023 sono già 13.263, in aprile 14.506. 

Dopo un forse inaspettato calo in maggio in giugno si torna a quota 15.164 e in luglio è il momento di un nuovo record: 21.909 sbarchi.

Agosto 2023 non è stato da meno, il record è stato subito battuto: 24.423 sbarchi mensili. Ma è stato un picco, nei mesi successivi gli arrivi sono stati inferiori a quelli del 2022, in particolare a ottobre, novembre e dicembre, quando sono stati 5.236, meno della metà che nell’ultimo mese del 2022

Di fatto il 2023 ha visto il numero di sbarchi toccare prima della fine dell’estate il livello di 100mila ed è arrivato alla fine alla cifra di 154.683, soprattutto, però, per gli arrivi dei primi mesi

Immigrati, guineani e tunisini in testa tra i Paesi di provenienza nel 2023

Se negli ultimi anni gli sbarchi di nordafricani avevano sostituito quelli di coloro che provengono dall’Africa subsahariana o dall’Asia, con l’aumento degli arrivi vi è un ritorno anche di migranti da Paesi più lontani. 

Al primo posto nel 2023 vi sono infatti i guineani, che giungono a Lampedusa via Tunisia e Libia. Sono stati nei primi sei mesi 18.422. Sono seguiti dai tunisini, che rimangono moltissimi, 17.904 e poi dagli ivoriani, 16.051

Sempre molti anche i bengalesi, 12.774, che hanno seguito dall’Asia un’altra rotta, e che hanno superato gli egiziani, 11.515

Sono di nuovo più di diecimila i siriani, che hanno cominciato ad arrivare dallo scoppio della guerra civile Tanti, 8.442, quanti sono partiti dal Burkina Faso, mentre 6.040 dal vicino Mali. Prevale, insomma, l’Africa Occidentale

Immigrati, il saldo degli arrivi e il ruolo delle nuove cittadinanze

Negli ultimi anni il saldo dei nuovi immigrati è radicalmente sceso. Siamo passati da 534 mila nel 2013 a 20.875 nel 2016. Un vero e proprio crollo. Mitigato però nel 2017, in cui il saldo è stato di 97.412, e nel 2018, quando è ancora risalito a 111 mila.

Nel 2019 un’altra frenata, sono stati solo 43 mila gli stranieri in più. Si è quindi arrivati a 5.039.637 persone residenti in Italia ma senza cittadinanza italiana.

Nell’anno della pandemia a dispetto di quanto si potrebbe pensare la crescita del loro numero ha ripreso ad accelerare, visto che alla fine del 2020 gli stranieri sono saliti a 5.171.894. È un aumento, però, provocato da un aggiustamento effettuato tramite i dati del Censimento permanente della popolazione, perché il calcolo delle registrazioni all’anagrafe avrebbe segnalato un progresso solo di 18mila persone circa.

Insomma, 293 mila in più in 5 anni; complice di ciò un incremento naturale relativamente modesto. Che contrasta con quello realizzatosi negli anni precedenti. Infatti se il confronto è tra 2001 e 2020 l’incremento diventa di 3 milioni e 722 mila persone

C’è però un altro elemento a considerare, ed è il numero di stranieri che ottiene la cittadinanza italiana, che va a sottrarsi al numero di arrivi, e che rende il saldo che vediamo sopra più basso

Nel 2018 per esempio di fronte a un saldo di 111 mila nuovi stranieri, di cui 58 mila presenti in Italia perchè nati nello stesso anno, vi sono state, come detto 112 mila naturalizzazioni.

Nel 2015 erano state 178.035, nel 2016 201.591, nel 2017 146.605. Nel 2019 sono risalite rispetto all’anno precedente a 127.001, e nel 2020 a 131.803

Nel complesso 1.193.540 di nuovi italiani dal 2012

Considerando questi numeri senza acquisizioni di cittadinanza gli stranieri sarebbero probabilmente più di 6,3 milioni invece dei 5,1 milioni censiti

Di fatto la popolazione di origine italiana, escludendo gli immigrati, è ora di circa 53,8 milioni persone, ma scende a 52,5 milioni se si sottraggono le concessioni di cittadinanza dal 2012.

Immigrati, l’8,3% in totale, ma c’è l’incognita dei nuovi arrivi degli ultimi anni

In ogni caso di quei 5 milioni o poco più di immigrati in Italia, l’8,6%, vi è da segnalare che 3,5 milioni provengono da fuori la UE, mentre 1,5 da Paesi UE, in primis la Romania.

Rimane l’incognita dei circa 760 mila sbarcati dal 2014 a oggi, a causa dei seguenti arrivi

2014170.100
2015153.842
2016182.652
2017118.239
201822.759
201911.269
202033.594
202167.354

Non sappiamo se queste persone siano rimaste tutte in Italia, ma se così fosse avremmo circa uno 0,8% in più di stranieri residenti.

Perchè sono importanti?

Perchè anche se sono solo una parte di coloro che hanno dato luogo all’incremento di stranieri in Italia di cui abbiamo dato i numeri poc’anzi, hanno attirato maggiormente l’attenzione mediatica, e a livello di integrazione certamente pongono sfide maggiori rispetto per esempio a chi nasce da immigrati già presenti.

Ebbene, abbiamo i dati sulle concessioni del diritto d’asilo o della protezione sussidiaria o di quella umanitaria in questi anni.

La protezione sussidiaria si applica se non vi è persecuzione personale ma si può dimostrare di poter subire un danno grave in caso di ritorno nel proprio Paese. E dura come per il diritto d’asilo 5 anni rinnovabili.

La protezione umanitaria, ora abolita dal primo governo Conte, si applica in caso di motivi di salute o di età (per esempio gravidanza), o emergenze ambientali e politiche (come una carestia)

571.929 persone in questi 8 anni esaminati ha fatto domanda di asilo.

L’esito è stato negativo per la maggioranza dei casi, 358.316, che rappresentano il 62,6% delle domande. Solo per 49.475 vi è stata la concessione del diritto di asilo, e per 62.722 della protezione sussidiaria. Di più, 93.412, quelli che hanno avuto la protezione umanitaria.

Qui vediamo l’andamento negli anni.

Si nota per il 2019 il crollo delle concessioni di protezione umanitaria dopo il cambiamento della legge, cui è corrisposto un incremento degli accoglimento delle richieste d’asilo ma soprattutto dei dinieghi, che quell’anno hanno superato i 77 mila, un record.

Nel 2020 e nel 2021 si è fatto invece sentire il rallentamento imposto dal Covid e dal numero inferiore di sbarchi

Abbiamo quindi circa 190 mila persone di cui non sappiamo molto, perchè sono sbarcate ma non paiono avere fatto domanda. Molti tra questi, immaginiamo, sono andati all’estero. Ma diversi sono entrati in clandestinità, unendosi ai 358.316 che hanno ricevuto un diniego.

Si tratta di più di 550 mila persone circa, cui togliere il conto dei rimpatri, che però ammontano a 5-7 mila l’anno, e naturalmente di coloro che sono riusciti andare verso Francia e Germania.

Immigrati, la composizione della popolazione in base alle condizioni di origine

Alla luce dei dati mutevoli illustrati sopra, è possibile delineare una panoramica della popolazione italiana come insieme di diverse componenti differenziate in base all’origine.

Abbiamo così quelli che potremmo definire gli italiani anche di origine, che sono circa 53 milioni 540 mila, cioè l’88,5%, la grande maggioranza; essi vivono assieme all’11,5% di persone che, in varia misura, sono invece di origine straniera.

C’è il milione e 60 mila italiani che sono divenuti tali dal 2010 in poi, grazie proprio all’ottenimento della cittadinanza, e sono l’1,75% della popolazione presente in Italia.

Certo, questo dato è la somma delle naturalizzazioni degli ultimi 8 anni; vi sono probabilmente al suo interno dei morti, ma l’età media dei nuovi cittadini è relativamente bassa – molti sono 18enni nati in Italia – e questa stima, che influenza quella degli italiani “originari”, è presumibilmente vicina al vero.

Vi sono poi gli immigrati regolari, che sono circa 5 milioni e 39 mila; a questi vanno aggiunti, secondo Idos, circa 300 mila stranieri con permesso di soggiorno ma senza registrazione anagrafica in un comune specifico. Arriviamo quindi a 5 milioni 300 mila circa, cioè all’8,8% circa.

E infine gli immigrati irregolari. Le stime di Istat, ministero dell’Interno e altri centri studio variano tra le 400 e le 600 mila. Se fossero 500 mila sarebbero lo 0,83%.

Si tratta di coloro che, una volta sbarcati, non fanno domanda di asilo, di coloro che passano la frontiera terrestre clandestinamente, di quelli a cui scade il permesso senza possibilità di rinnovarlo, di coloro cui è negato l’asilo ma che non danno seguito al foglio di via. Per definizione, di tutte queste persone, non è facile delinearne il numero esatto.

Nel complesso in Italia sono presenti ora 60 milioni 500 mila persone, all’incirca.

Immigrati, quanti i musulmani in Italia?

Tra le categorie di immigrati che destano maggiore interesse e a volte timore vi sono quelli di religione musulmana.

Lenius.it ne forniva una stima di 2,6 milioni nel 2018, il 4,3% della popolazione italiana. Nel 2018 sono aumentati di circa 100 mila unità.

La cosa interessante è che gran parte del dei nuovi residenti musulmani, 79 mila persone, sono cittadini italiani. Presumibilmente figli di residenti.

immigrazione

Aumenta quindi la proporzione di musulmani con cittadinanza italiana,

Sono ora il 44,1% del totale dei musulmani. Per il 9% si tratta di italiani convertiti, il 39% ha ottenuto la cittadinanza nel corso della propria permanenza nel nostro Paese e il 52% è nato italiano, figlio di musulmani già cittadini.

immigrazione

Da quanto emerge gli stranieri musulmani tendono a richiedere maggiormente la cittadinanza rispetto per esempio ai rumeni, che sono il primo gruppo straniero e che, del resto, gode della cittadinanza europea.

Incide probabilmente il fatto che sono tra le comunità con più figli e quindi più minorenni, che una volta compiuti i 18 anni fanno domanda di naturalizzazione.

Geograficamente secondo Ismu è Milano la provincia con più immigrati musulmani (escludendo qui quindi la metà, o quasi di musulmani italiani), con 115 mila persone. Poi viene Roma, con 98 mila, Brescia e Bergamo con 61 mila e 100 mila. Queste due città sono più piccole di Milano e Roma. Vi è quindi una densità di musulmani tra gli immigrati molto maggiore. Tra le prime dieci province anche Modena e Treviso, dove nell’industria da diversi decenni la presenza immigrata è molto elevata.

Complessivamente gli immigrati musulmani sono il 29% di tutti gli stranieri presenti in Italia, superati dai cristiani, soprattutto ortodossi.

In gran parte si tratta di , seguiti dai marocchini, 416 mila dagli albanesi, intorno ai 200 mila. Vengono poi bengalesi, pakistani ed egiziani.

immigrazione

Immigrati, la spesa legata al fenomeno migratorio

Negli ultimi anni la spesa pubblica dovuta all’immigrazione è certamente aumentata. Una certificazione di questo fatto proviene dall’ultimo DEF (Documento di Programmazione Economica) presentato dal governo Gentiloni nell’aprile di quest’anno.

Da questo si può evincere come innanzitutto si sia verificato un aumento delle persone residenti nei centri d’accoglienza, SPRAR, CARA, CDA. Ma soprattutto nelle strutture temporanee. Si trattava a fine marzo 2017 di circa 175 mila persone, un numero analogo a quello del 2016 ma molto superiore a quello del 2015, che si attestava appena sopra le 100 mila, del 2014 (67 mila circa) e del 2013 (appena 22 mila).

immigrazione

E’ chiaro come a questo impegno corrispondano dei maggiori costi. Le operazioni di soccorso, assistenza sanitaria, alloggio e istruzione per i minori sono state nel 2016, escludendo i contributi EU, di 3,6 miliardi – lo 0,22% del PIL; sono state inoltre previste essere di 4,2 miliardi nel 2017 (0,25% del PIL), cifra che potrebbe crescere fino a 4,6 miliardi (0,27% del PIL) in caso di aumento dell’afflusso. Questo però potrà verificarsi solo un domani.

I 4,2 miliardi previsti oggi saranno divisi nelle seguenti voci di spesa:

  • Accoglienza e prima assistenza, 2,76 miliardi
  • Trasporto, (incluso il soccorso in mare), 854 milioni
  • Assistenza sanitaria, 250 milioni
  • Costi amministrativi, 31 milioni
  • Contributi alla Turchia, 99 milioni
  • Altri costi tra cui istruzione, 310 milioni

Togliendo i 91 milioni di contributo UE si ha appunto 4,2 miliardi.

E’ questa una delle spese che il governo italiano vorrebbe scomputare dal calcolo del deficit, che già non considera per esempio il contributo alla Turchia. La Commissione europea finora avrebbe accettato di considerare lo scorporo solo delle spese in più rispetto alla “ordinaria amministrazione” in tema migratorio degli anni 2011-2013, ovvero tra i 2,9 e i 3,2 miliardi.

Come si vede una crescita dei costi c’è stata, e non da poco; di fatto la spesa è triplicata e nel complesso si è trattato di sostenere, tra 2014 e 2017, tra gli 8 e gli 8,4 miliardi in più rispetto al 2011-2013.

Immigrati, le altre spese da considerare

Secondo poi altri calcoli della Corte dei Conti se si considera anche la spesa per l’esame delle domande di protezione avanzate dai migranti si deve aggiungere altri 54,5 milioni di euro, spesi dal 200. Di cui 13,4 solo nel 2016.

Si tratta di fatto di 203,95 euro al giorno per immigrato. La spesa è tra l’altro mirata a un processo che vede secondo i dati il 60% delle domande essere respinte. E di quelle accolte solo una minoranza, il 13%, finire nella concessione di uno status di rifugiato.

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