Legge elettorale, come l’Italicum distruggerà il sistema partitico italiano

Pubblicato il 21 Gennaio 2014 alle 11:03 Autore: Francesco Di Matteo
legge elettorale come l italicum distruggera il sistema partitico italiano

Legge elettorale, come l’Italicum distruggerà il sistema partitico italiano

Un terremoto politico, un vero cataclisma del sistema partitico. Ecco ciò che ci si dovrebbe aspettare se la proposta di Renzi e Berlusconi riuscisse a passare. Ma quali sarebbero le conseguenze? E’ attuabile una legge elettorale del genere, ma soprattutto sarebbe fedele alla reale divisione politica del Paese?

Quella che sarà proposta in Parlamento e, probabilmente, votata entro maggio dalla premiata ditta Berlusconi-Renzi ha veramente l’aria di essere una “legge truffa”, come dice la Lega Nord. Già, perché il sistema proposto dai leader di Forza Italia e Partito Democratico si basa sul sistema spagnolo, ma nemmeno troppo, con molte, moltissime correzioni, che rendono la legge una norma, forse, addirittura peggio del porcellum.

Innanzitutto vanno analizzate le soglie di sbarramento. La proposta del PD prevede varie soglie di sbarramento: 12% alle coalizioni, 5% ai partiti in coalizione, 8% ai partiti non coalizzati. Queste soglie di sbarramento sono un chiaro segnale di come i due maggiori partiti nazionali stiano cercando di abbattere tutta la serie di piccoli partiti presenti nell’orizzonte politico nazionale. Infatti, con questo sistema, in pericolo ci sarebbero Sinistra Ecologia e Libertà e tutti i partiti a sinistra del PD; la Lega Nord; Nuovo Centro Destra; Scelta Civica e i Popolari di Mauro; Fratelli d’Italia e tutti i partitini alla destra di Forza Italia. Un vero e proprio bipartitismo forzato, che porterà questi partiti ad una scelta: coalizzarsi e sperare di superare il 12% oppure fare una sola lista e cercare di raggiungere il 5%. Ultima scelta sarà quella di sciogliersi all’interno dei partiti guida della propria area politica.

Un bipartitismo forzato, una legge elettorale che potrebbe escludere dall’elettorato il 6-7% di elettori di sinistra che non si rivede nel PD e del 8-10% di elettori che non si rivedono nelle scelte di Forza Italia e di Berlusconi, senza contare una gran parte di astensionisti che potrebbe rimanere tale, se non aumentare, a causa della spinta centrifuga dei partiti e del sistema elettorale.

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Altra cosa che sembra proprio non andar giù agli elettori, sia di sinistra che di destra, è la presenza di liste bloccate e la bocciatura definitiva delle preferenze. Nonostante la corte costituzionale si sia espresso in netto favore alle preferenze, sembra che il patto tra FI e PD non preveda le preferenze, anche se Renzi assicura che i candidati “saranno scelti con primarie di partito come già avvenuto con Bersani”. Tuttavia la scelta di non inserire le preferenze, un vero diktat di Berlusconi a Renzi, viene vista in malo modo da parte del direttivo PD, in particolare dalla corrente cuperliana che non accetta l’ingerenza di Berlusconi nelle linee del PD. L’assenza di preferenze, come denuncia anche Grillo, formerà un nuovo “parlamento di nominati” nonostante il parere sfavorevole della Corte Costituzionale.

Ultimo punto nevralgico della proposta è il premio di maggioranza. Anche in questo caso, nonostante la posizione della corte che non approva premi di maggioranza ampi, è stato previsto un premio di maggioranza del 18% per chi supera il 35%, assicurando una maggioranza che oscillerà tra il 53 e il 55%. Nel caso in cui nessuna coalizione o partito raggiungerà il 35% si procederà al ballottaggio, dove il vincitore riceverà il 53% dei seggi mentre gli sconfitti, calcolati gli sbarramenti e chi rientra in parlamento, si dividerà il restante 47%.

Ma tale sistema è applicabile al caso italiano? L’Italia è un sistema essenzialmente multipartitico, con numerosi partiti che rappresentano determinate fasce di elettorato e di società. Questa legge elettorale consegnerà al Paese una normativa che prevede l’esclusione de facto di circa il 15-20% dei cittadini, non calcolando gli astenuti e il caso in cui ci siano coalizioni che superino a sorpresa il 12% o partiti piccoli che superino il 5% nelle coalizioni. Infatti, mettendo il caso che sia a sinistra che a destra i partiti minori si uniscano, è presumibile che i partiti guida non accettino queste formazioni nella coalizione, per evitare ingerenze e noie politiche in parlamento e, soprattutto, per finire il lavoro di distruzione chiaramente visibile in questo regolamento elettorale. Inoltre i leader degli stessi avranno finalmente un partito padronale, senza pericolo di scissione visto che non ci saranno reali possibilità di poter entrare in parlamento e/o contare qualcosa con un nuovo partito.

Il vero errore politologico, però, sembra essere quello di aver completamente dimenticato il ruolo del MoVimento 5 Stelle. Infatti l’Italia, nel sistema multipartitico presenta essenzialmente tre grandi partiti: PD, FI e M5S. Come si può elaborare una legge elettorale bipartitica facendo finta che una forza politica come il M5S, che ad oggi rappresenta almeno il 20% degli italiani, non esista? Tra l’altro la legge non prevede grandissimi danni al movimento di Grillo, visto che con le liste bloccate si scongiura il pericolo corso nelle amministrative, cioè di candidati poco conosciuti stracciati dai signori del posto. Con questa legge elettorale, nonostante i grillini potrebbero perdere parte del consenso, si va ad ignorare circa un quinto degli elettori. Considerando quindi la forza grillina si avrà costantemente un astensionismo pesantissimo, un ballottaggio perenne e governi con maggioranze sempre risicate. Ma non era meglio il porcellum rivisitato dalla Corte Costituzionale, a questo punto?

Francesco Di Matteo

L'autore: Francesco Di Matteo

Napoletano classe '92. Laureato in Scienze Politiche e delle relazioni internazionali alla Federico II di Napoli nel 2014, è appassionato di giornalismo e in particolare di politica, di analisi politica e di Scienza Politica, in generale. Tesserato a Libera, in passato ha ricoperto la carica di Coordinatore Regionale a livello giovanile nell'Italia dei Valori (2012). Cofondatore dell'associazione Agorà - Lavoro, Partecipazione e Libertà. Attualmente collabora anche con "Il Roma" ed è co-fondatore della testata indipendente "Libero Pensiero".
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