Quanto ne sanno gli italiani dei dati economici?

Pubblicato il 19 Dicembre 2013 alle 13:11 Autore: Gianni Balduzzi
Quanto ne sanno gli italiani dei dati economici?

Quanto ne sanno gli italiani dei dati economici? Dall’inizio della crisi nell’autunno 2008 le case degli italiani sono state inondate più che mai da news e dibattiti di economia. Spread, PIL, Crescita, sono diventati un sottofondo quotidiano. Tuttavia nella cacofonia di commenti e notizie, quanto gli italiani ne sanno dei reali valori di questi indici? L’ISTAT ha svolto un’indagine sul grado di conoscenza e percezione di tre indici, inflazione, crescita del PIL e disoccupazione.

Inflazione:

L’inflazione è forse l’unico valore che già prima era sulla bocca di tutti, memori delle fiammate degli anni ‘70, dei conseguenti dibattiti sulla scala mobile, ecc.

Con l’introduzione dell’euro era tornata al centro della scena per la percezione di un aumento massiccio dei prezzi soprattutto dei beni di consumo più frequente, e in effetti vediamo che i rispondenti che esprimono un’idea sul livello di inflazione cala negli anni, man mano che dopo il 2002 l’argomento passa in secondo piano, fino al 2011, quando ricominciano a salire decisamente.

Rimane tuttavia una percezione sempre superiore al reale, come vediamo nel prossimo grafico, soprattutto se consideriamo la media dei valori espressi, mentre la mediana vede una discrepanza minore. Ricordiamo che la mediana esprime il valore espresso dal primo 50% del campione, vuol dire che c’è una minoranza nel 50% più alto che esprime valori così elevati da muovere sensibilmente la media.

 

 

Crescita del PIL:

Il numero di persone che esprime un’idea sulla crescita sale, è un evidente effetto della crisi, come vediamo dal grafico seguente:

 

 

La percezione dell’andamento del reddito riflette in modo interessante l’impatto sulla vita di ognuno della variabile, in effetti la stima sul PIL è più costante nel tempo e media e mediana si assomigliano, segno che non vi sono moltissimi picchi in alcuni segmenti di popolazione: gli anni come il 2009 e 2012 (rilevati nel 2010 e 2013) con un calo rilevante vengono percepiti con un calo minore, mentre in quelli con crescita più sostenuta come il 2010 e il 2006 ( rilevati nel 2011 e 2007) la popolazione crede a una crescita più asfittica. Se pensiamo che l’impatto più visibile sono i consumi, che seguono in modo più rigido il PIL, effettivamente questa percezione ha un andamento simile.

 

 

Disoccupazione:

Parlando di impatto dell’andamento del PIL e della crisi sull’economia non si può ignorare la variabile disoccupazione. Il suo ruolo centrale è subito evidente nel fatto che la quota di coloro che azzardano una stima del valore della disoccupazione è aumentato sensibilmente fino quasi a raggiungere la metà del campione:

I valori immaginati, tuttavia, sono diversi dalla realtà, con una discrepanza che è abbastanza costante, con una media di valori superiore alla mediana per il solito fenomeno di una minoranza con idee catastrofiche, tranne che per il 2006 (rilevato nel 2007), quando la percezione della disoccupazione era molto più alta della realtà, con valori percepiti doppi per la media a quelli reali, addirittura maggiori agli attuali, erano gli anni appena successivi alla riforma Biagi, con le polemiche sul lavoro “finto”, precario, e gli indicatori che a dire di molti non rilevavano la disoccupazione vera. Periodo finito e sostituito da altre preoccupazioni e polemiche, dovute alla crisi e che hanno segnato un nuovo aumento della percezione della disoccupazione, questa volta legato a una triste realtà.

 

L'autore: Gianni Balduzzi

Editorialista di Termometro Politico, esperto e appassionato di economia, cattolico- liberale, da sempre appassionato di politica ma senza mai prenderla troppo seriamente. "Mai troppo zelo", diceva il grande Talleyrand. Su Twitter è @Iannis2003
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