Analisi linguistica discorso di Berlusconi: Rifondazione Populista?*

Pubblicato il 23 Novembre 2013 alle 12:16 Autore: Giovanni Laccetti

Analisi linguistica discorso di Berlusconi Rifondazione Populista?*

Fiumi d’inchiostro sono stati scritti sul discorso pronunciato da Silvio Berlusconi lo scorso 15 novembre, in occasione del Consiglio Nazionale del Popolo della Libertà. Con questa articolata orazione, durata più di un’ora e mezza, il presidente del PdL ha ratificato la propria uscita dal partito (da lui definita “dipartita”) e la conseguente rinascita di Forza Italia. Gli ex compagni d’avventura hanno vissuto questo momento con grande partecipazione e interpretato il nuovo progetto di Berlusconi nei modi più vari: chi ci ha visto una rampa di  lancio per l’Italia, chi una pericolosa deriva estremista, chi addirittura l’avvento della Terza Repubblica.

Per gettare un po’ di luce sulle intenzioni del Cavaliere e provare a separare verità e opinione, diamo un’occhiata sotto il cofano della macchina della comunicazione berlusconiana, con un’analisi linguistica del lungo documento giunto fino a noi grazie all’eroica trascrizione di Gabriele Maestri.

Calcolando l’indice di leggibilità Gulpease si ottiene un punteggio abbastanza basso: 49,3, con una media di 3,6 frasi ogni 100 parole. Significa che, per comprendere il documento facilmente, bisogna avere almeno 16 anni e che per un fruitore in possesso della sola licenza elementare il discorso di Berlusconi si trova all’interno della soglia di frustrazione. Si sgretola dunque la leggenda dell’oratore capace di farsi capire da tutti: punteggi al di sotto del 50 in comunicazioni pubbliche sono da considerarsi non soddisfacenti; per avere un termine di paragone, si può prendere in considerazione la mozione Cuperlo presentata al Congresso del Partito democratico, che totalizza un Gulpease di 53 (comprensibile a 15 anni), senza andare a scomodare la Renzi che arriva addirittura a 60 (13 anni per capire facilmente).

Analisi linguistica discorso di Berlusconi
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Entrando nel dettaglio, scopriamo che la leggibilità è molto alta nei passaggi sulle tasse da abbassare o eliminare, negli aneddoti privati su Cina e Albania, nel lungo excursus che ribadisce il collaudato discorso sul pericolo comunista e nei brani relativi alla persecuzione giudiziaria di Magistratura Democratica.

La sintassi berlusconiana si fa invece inestricabile quando spiega il motivo per il quale il tentativo di conciliazione con le colombe sia fallito, nella riflessione sul perché nel computo del PIL davanti all’Europa andrebbe incluso il sommerso, nel passaggio sulla concreta minaccia di un’alleanza tra PD e MoVimento5stelle e nell’illustrazione di quali compiti svolgeranno i nuovi iscritti ai club “Forza Silvio”.

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Emerge prepotentemente, dunque, anche dall’analisi morfosintattica, la voglia di rimettere la propria persona al centro del discorso politico e di riavere un partito che torni a ruotare interamente intorno alle capacità, esperienze, possibilità e forse anche necessità del leader.

La sorpresa più grande arriva però dall’estrazione terminologica: esaminando il rapporto tra occorrenze e ranghi delle parole scelte, scopriamo che il sintagma di maggiore rilevanza all’interno di tutto il discorso non è né “magistratura democratica”, come era lecito aspettarsi, né “riforma della giustizia”: queste formulazioni compaiono rispettivamente al terzo e quarto posto; al secondo posto compare prevedibilmente “Popolo della libertà” mentre al primo troviamo “debito pubblico”. Comprendere l’importanza di quello che è apparentemente un dettaglio diventa più semplice se guardiamo alle estrazioni terminologiche dei discorsi del 26 gennaio 1994 (la “discesa in campo”) e del 13 maggio 2008 (l’insediamento del Governo Berlusconi IV): lì le parole chiave erano rispettivamente “polo di libertà” e “azione di governo”, espressioni che si sono rivelate interpretanti di tutta l’azione politica che le ha seguite.

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Il grande rilievo, nell’ultimo discorso berlusconiano, del sintagma “debito pubblico” potrebbe dunque gettare una luce nuova sulle ragioni profonde di questa scissione: è lecito pensare che Forza Italia voglia condurre la prossima campagna elettorale su posizioni fortemente antieuropeiste (ai record 6, 7 e 12 dell’estrazione terminologica, quindi comunque in alto, compaiono anche i sintagmi “debito pubblico elevato”,  “titolo di debito pubblico” e “politica di austerità”) che potrebbero favorire, oltre che la prevedibile alleanza con la Lega, un’inedita convergenza con l’anima populista del MoVimento di Beppe Grillo.

* Le analisi linguistiche all’interno di questo articolo sono state realizzate con il software READ-IT, sviluppato da Italia NLP Lab – www.italianlp.it, Istituto di Linguistica Computazionale “A. Zampolli” (ILC) – www.ilc.cnr.it, Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), area di Pisa.