Elezioni in Lussemburgo: analisi del voto

Pubblicato il 23 Ottobre 2013 alle 15:09 Autore: Matteo Patané

In data 20 ottobre si sono tenute le consultazioni politiche nel Granducato di Lussemburgo.

Piccolo ma ricco Paese nel cuore dell’Europa feudo del democristiano Jean-Claude Juncker, ininterrottamente al potere dalla metà degli anni ’90, e del suo partito, la CSV, dalla Seconda Guerra Mondiale stabilmente al governo con una sola, rilevante, eccezione.

Il Lussemburgo, in cui era al governo una coalizione tra democristiani e socialisti, è stato condotto alle elezioni anticipate a causa degli scandali relativi ad episodi di abuso di potere da parte dei Servizi Segreti che hanno portato il partner di minoranza dell’alleanza, il LSA, a togliere il sostegno a Juncker. Si tratta di una situazione del tutto eccezionale per il Granducato, in cui le elezioni anticipate sono un fenomeno estremamente raro, che si ripete un paio di volte al secolo.

Proprio per questa ragione, oltre che per la decisione di Juncker di correre per un quinto mandato consecutivo, questo appuntamento elettorale era carico di aspettative.
Sono stati gli stessi lussemburghesi a cogliere l’importanza di questa elezione facendo registrare un sensibile aumento dell’affluenza, con oltre duecentocinquantamila voti validi in più rispetto al 2009.

Risultati delle elezioni politiche 2013 in Lussemburgo
e confronto con il 2009

Come è possibile osservare dalla tabella dei risultati, sono molti i punti di attenzione portati alla ribalta da queste elezioni.
In primo luogo, naturalmente, la forte perdita di consenso dei due partiti che componevano la coalizione di governo, il Chrëschtlech Sozial Vollekspartei di Juncker ed il Lëtzebuerger Sozialistesch Aarbechterpartei; a fronte di un forte aumento dei votanti i due partiti sommati perdono circa 60.000 preferenze ed oltre il 6% in termini percentuali.

Il calo generalizzato dei consensi riguarda anche gli ecologisti del Déi Gréng, che perdono circa 15.000 preferenze, ed i conservatori euroscettici dell’Alternativ Demokratesch Reformpartei, con un analogo calo. In questo secondo caso, tuttavia, è da osservare che l’ADR ha subito la concorrenza diretta del PID, costola scissionista che ha dato vita ad un proprio movimento; sommando i voti delle due formazioni si può osservare come l’area politica abbia complessivamente incrementato le proprie preferenze di circa 10.000 unità.

Jean-Claude_Juncker analisi voto elezioni lussemburgo

In generale, quindi, le formazioni di centrosinistra calano di circa 45.000 preferenze e quelle di centro-centrodestra indicativamente di 15.000. Ad avvantaggiarsi di questo vero e proprio tracollo delle aree governative sono le forze che più si sono contraddistinte nelle battaglie di opposizione. A sinistra infatti, se i comunisti del KPL restano sostanzialmente stabili, si nota il netto avanzamento in termini di consensi di Déi Lénk, che guadagna circa 50.000 preferenze; se in termini numerici quindi vengono in qualche modo compensate le perdite di LSA e DG, la stabilità sistanziale dell’elettorato riferito al fronte progressista implica tuttavia una perdita di peso percentuale dovuta all’incremento dell’affluenza rispetto al 2009.

Per trovare infatti la vera sorpresa della competizione bisogna guardare a destra, ed in particolare ai liberali del Demokratesch Partei: la formazione di centrodestra guadagna infatti quasi il 4% in termini percentuali oltre 165.000 voti in termini assoluti, arrivando a poca distanza dai socialdemocratici e insidiandone lo status di secondo partito del Paese. Questo exploit è frutto tanto dell’erosione ai fianchi di CSV e ADR quanto soprattutto dell’aver fatto breccia nell’elettorato meno attivo e tornato al voto in questa occasione mosso dall’enormità degli scandali che hanno travolto l’esecutivo uscente.

Da osservare, infine, il buon risultato del partito pirata, che si ferma poco al di sotto della soglia di sbarramento; con la sua proposta politica fuori dal gioco delle parti ha saputo pescare tanto a destra quanto a sinistra, e con ogni probabilità alle prossime consultazioni, salvo profonde mutazioni nel panorama politico del Paese, potrà portare in Parlamento i suoi primi esponenti.

Nuova composizione del
Parlamento

Il Lussemburgo, quindi, si conferma un Paese profondamente conservatore, in cui il centrodestra è maggioranza strutturale tra l’elettorato; queste elezioni 2013, tuttavia, possono segnare un importante punto di svolta nella politica del Granducato.


A seguito degli scandali che hanno travolto Juncker, infatti, le altre formazioni politiche paiono piuttosto restie a formare una coalizione che preveda la presenza della CSV, ed il risultato elettorale consente in effetti la creazione di una coalizione tra Lëtzebuerger Sozialistesch Aarbechterpartei, Demokratesch Partei e Déi Gréng in grado di mettere insieme 32 seggi, quindi due in più della maggioranza assoluta.

Dal canto suo, Juncker ha a disposizione due alternative: o la riproposizione della coalizione uscente tra CSV e LSA, oppure una coalizione tra CSV e DP; entrambe queste opzioni porterebbero ad una maggioranza in grado di contare su 36 seggi su 60.
Ad oggi, tuttavia, questa strada appare come la più improbabile. Juncker è il leader europeo più longevo in termini di attività istituzionale ininterrotta, ma con il voto del 2013 il Lussemburgo, pur timidamente e pur restando ancorato alle proprie tradizioni conservatrici, pare aver trovato lo slancio per voltare pagina.

L'autore: Matteo Patané

Nato nel 1982 ad Acqui Terme (AL), ha vissuto a Nizza Monferrato (AT) fino ai diciotto anni, quando si è trasferito a Torino per frequentare il Politecnico. Laureato nel 2007 in Ingegneria Telematica lavora a Torino come consulente informatico. Tra i suoi hobby spiccano il ciclismo e la lettura, oltre naturalmente all'analisi politica. Il suo blog personale è Città democratica.
Tutti gli articoli di Matteo Patané →