Caso Greenpeace: preoccupazione per i militanti detenuti in Russia

Pubblicato il 8 Ottobre 2013 alle 17:36 Autore: Guglielmo Sano

Caso Greenpeace: preoccupazione per i militanti detenuti in Russia

Per tutti i militanti di Greenpeace che, il 18 Settembre scorso, avevano tentato di scalare la piattaforma petrolifera russa “Prirazlomnaja” durante una protesta contro le trivellazioni nell’Artico del colosso energetico Gazprom, in questi giorni è stata confermata la più grave delle accuse che poteva essere formulata nei loro confronti, quella di pirateria. Adesso rischiano 15 anni di carcere.

Il tribunale di Murmansk ha inoltre disposto, per i 30 attivisti, un periodo di carcerazione preventiva di 2 mesi, senza cauzione. Sempre nella città dell’estremo nord della Russia è stata rimorchiata e sequestrata la nave rompighiaccio di Greenpeace, battente bandiera olandese, utilizzata per l’azione.

Il primo ministro russo, Medvedev, ha ribadito con forza l’intransigenza della Russia sul caso Greenpeace, annunciando l’inasprimento delle pene per chi si introdurrà abusivamente all’interno di impianti energetici. In arrivo, quindi, la repressione promessa nei confronti degli ambientalisti: sembra che il 60% dei russi sia d’accordo, anche se lo stesso Putin aveva definito eccessiva l’accusa di pirateria.

Dmitry Medvedev

L’associazione ecopacifista ha risposto con una giornata di proteste davanti alle ambasciate russe di tutto il mondo, nel pomeriggio di sabato, e ha inoltre fatto sapere che più di un milione di persone ha aderito alla proposta di mandare messaggi, sempre alle ambasciate russe, per chiedere la liberazione degli attivisti.

Durante una partita di Champion’s League dello Shalke 04 – sia la competizione che la squadra tedesca sono sponsorizzate da Gazprom – era stato mostrato uno striscione che chiedeva la scarcerazione degli attivisti. Anche i giornali russi hanno protestato: nessuna foto, per chiedere la liberazione del fotografo Reuters Denis Syniakov, che si trovava a bordo della nave durante la protesta.

Sul piano diplomatico fa sentire la sua voce l’Olanda, che ha intentato una causa al Tribunale Internazionale del mare con sede ad Amburgo, per tentare di recuperare la nave Artic Sunrise. La nave sarebbe sempre stata in acque internazionali durante l’azione incriminata, a detta di Greenpeace, mentre per i Russi la stessa nave sarebbe transitata in uno spazio economico di loro competenza.

Alla protesta si è unita la Danimarca: il legale di una sua cittadina, detenuta a Murmansk per aver partecipato all’azione contro Gazprom, ha denunciato gravi inadempienze procedurali da parte dei russi, a cominciare dalla mancata traduzione in danese degli atti riguardanti l’arresto.

Anche Greenpeace riporta delle notizie che fanno crescere la preoccupazione per i detenuti: sembra che, a un’attivista finlandese in particolare, non vengano fatte pervenire le medicine necessarie e pare che, un altro detenuto inglese, abbia patito un attacco cardiaco.

Sembrano meno preoccupanti le condizioni dell’italiano Cristian D’Alessandro, non si teme per la sua salute, anche se le condizioni carcerarie sono molto dure: oltre a celle anguste e fredde, nessun accesso ad acqua potabile e scarsa alimentazione. “I militanti sono custoditi insieme ai criminali comuni” fanno sapere i suoi genitori intervistati da Lucia Annunziata, durante la trasmissione In ½ ora in onda su Rai3.

La madre di Cristian ha diffuso una petizione sul sito Change.org poi, oltre a ringraziare la Farnesina, ha scritto al Presidente Napolitano. Il Ministro Bonino ha rinnovato l’impegno del governo sul fronte della liberazione del nostro concittadino. Nel frattempo, in Russia, è stato respinto dai giudici il primo ricorso contro l’arresto, presentato dagli avvocati di Greenpeace.

L'autore: Guglielmo Sano

Nato nel 1989 a Palermo, si laurea in Filosofia della conoscenza e della comunicazione per poi proseguire i suoi studi in Scienze filosofiche a Bologna. Giornalista pubblicista dal 2018 (Odg Sicilia), si occupa principalmente di politica e attualità
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