Kenya nel terrore: il mall ancora in mano ai terroristi

Pubblicato il 23 Settembre 2013 alle 19:25 Autore: Guglielmo Sano

Kenya nel terrore: il centro commerciale ancora in mano ai terroristi

Il commando del gruppo terrorista somalo, noto come Al Shaabab (“i giovani”), rimane asserragliato nell’importante centro commerciale, il Westgate di Nairobi, che aveva assaltato ben tre giorni fa.

Già a poche ore dall’attacco, durante il quale sono state usate anche delle granate, il bilancio delle vittime è sembrato molto grave: al momento si contano 70 morti e la Croce Rossa parla di 170-200 feriti.

Il Ministro dell’interno keniota Lenku riferisce inoltre di 63 dispersi: non è detto che figurino tra gli ostaggi. I terroristi, infatti, controllano un supermercato all’interno del grande magazzino e tengono in scacco un numero imprecisato di prigionieri, tra 10 e 15 per Laban Ondini, Presidente della Camera per il Commercio e l’Industria, in realtà è possibile che siano diverse decine.

Le forze congiunte di polizia ed esercito hanno tentato, alle 5 del mattino, di sferrare l’attacco decisivo, sembra anche con l’uso di lanciarazzi secondo quanto riportato da un fotografo dell’Associated Press: almeno dieci le esplosioni avvertite nei pressi del centro commerciale. I Kenioti sono stati coadiuvati da esperti Usa, britannici e israeliani.

L’operazione però non sembra aver portato alla liberazione di alcun ostaggio: nessuno è arrivato all’Oshwal Centre, piccolo tempio indù utilizzato come pronto soccorso.

Per alcune fonti i terroristi, tra i quali anche una donna ma nessun cittadino occidentale come detto da qualcuno, si stanno facendo saltare in aria insieme agli ostaggi di fronte all’avanzata delle “teste di cuoio”.

Fanno rabbrividire le dichiarazioni che, il capo della milizia islamica Sheikh Ali Mohamud Rage, ha diffuso per mezzo di un comunicato: “autorizziamo i mujaheddin ad agire contro i prigionieri”.

Mentre il portavoce militare di Al Shaabab, Abulaziz Abu Muscab, ha dichiarato ad Al Jazeera: “abbiamo colpito il Westgate perché è un luogo di incontro di dirigenti kenioti e ospita negozi ebrei e americani (è di proprietà di un imprenditore ebreo ed era ritenuto un probabile obiettivo di attacchi terroristici già da tempo) – ha poi aggiunto – prima di imputarci le vittime civili, il Kenya dovrebbe interrogarsi sulle ragioni che lo portano a bombardare i somali nei campi profughi”.

Non è il primo attacco scagliato da Al Shaabab contro un paese che ha inviato le proprie truppe in Somalia: nel Luglio 2010 i fondamentalisti islamici avevano fatto 74 vittime in Uganda che, come il Kenya, è impegnata nella lotta contro il terrorismo nel Corno D’Africa.

Il presidente del Kenya, Uhuru Kenyatta, ha definito “bestiale” l’attentato, nel quale ha perso anche un nipote, per poi rinnovare l’impegno del Kenya nella lotta contro gli estremisti. Lo stesso presidente somalo Hassan Sheikh Mohamud si è subito dichiarato “al fianco del Kenya in una lotta che, la Somalia, conosce bene”.

Il famoso poeta ghanese Kofi Awoonor risulta tra le vittime, insieme ad altri stranieri: tre britannici, due francesi, due indiani, un olandese, una donna cinese e una sudcoreana. Infine, due cittadini australiani: Ross Langdon, architetto, che aveva progettato gratuitamente un ospedale per malati di Aids, e la sua compagna, incinta di 8 mesi, Eli Yafuz, specializzata in malaria con un dottorato ad Harvard.

L'autore: Guglielmo Sano

Nato nel 1989 a Palermo, si laurea in Filosofia della conoscenza e della comunicazione per poi proseguire i suoi studi in Scienze filosofiche a Bologna. Giornalista pubblicista dal 2018 (Odg Sicilia), si occupa principalmente di politica e attualità
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