Tosi lanciato verso via Bellerio

Pubblicato il 27 Agosto 2013 alle 18:17 Autore: Gianni Parlatore

Per parlare di Flavio Tosi, occorre parlare della Lega. Sembrano passati secoli dai tempi in cui le camice verdi marciavano compatte come una perfetta macchina da guerra. Il partito totemico non esiste più.

La dipartita politica del grande capo, piegato dal deflagrare dello scandalo del cerchio magico, delle lauree albanesi del figlio Renzo e della gestione familistica del partito ha aperto le porte all’era Maroni.

Ma nemmeno l’avvicendamento ai piani alti di via Bellerio è servita a riportare il sereno sotto i cieli del Lombardo-veneto. La mal digerita alleanza con il Pdl, il deludente risultato elettorale riportato alle elezioni politiche del febbraio scorso e la tremenda scoppola subita nelle città del nord alle ultime amministrative hanno lasciato ferite profonde sul corpo dei seguaci del Carroccio.

A innescare l’ultima scintilla della mai sopita faida tra bossiani e maroniani sono state le dichiarazioni del Senatùr per il quale alla guida del futuro centrodestra sarebbe preferibile l’opzione Marina Berlusconi rispetto a quella di Flavio Tosi, fedelissimo di Maroni e vero astro nascente della Lega Nord in ricostruzione.

maroni tosi

A distanza di qualche giorno è arrivata la risposta del sindaco di Verona che ai microfoni di Agorà su Rai3 ha lasciato intendere di non dare troppo peso alle parole tranchant sul suo conto da parte dell’ex lider maximo leghista, aggiungendo che se avesse dato retta all’opinione di Bossi di presentare solo la lista con il simbolo della Lega si sarebbe perso anche nel capoluogo veneto. Al di là dell’episodio veronese, il solco che ha separato Bossi dall’attuale segretario veneto assume connotati sostanziali e strategici.

Tosi, ancor più di Matteo Salvini – l’altro fedelissimo del segretario federale piazzato al comando della Lega lombarda – sembra il designato da Maroni ad assumere la guida futura delle truppe nordiste. Il primo cittadino veronese punta a rimodellare il profilo identitario del Carroccio, depurandolo dai lineamenti più rozzi ed estremisti (secessione e ribellione fiscale) ma non rinunciando a fare la voce grossa in tema di immigrazione e sicurezza.

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