Settimana Politica – Pisanu, Scajola e l’anomalia berlusconiana

Pubblicato il 10 Ottobre 2011 alle 17:00 Autore: Livio Ricciardelli
pisanu

In queste settimane abbiamo parlato del PdL come di una realtà monolitica, a tratti immutabile e incapace di darsi un’organizzazione interna e una proiezione esterna realmente innovative e capaci di andare oltre il fenomeno berlusconiano. Quel fenomeno che, indipendentemente dalle nostre opinioni sul pensiero e sull’azione politica del Cav., risulta essere un’anomalia del sistema politico italiano.

Uno dei timori riguardanti la nascita del PdL del resto era proprio questo: si temeva, e in gran parte l’analisi era corretta, che la nascita di questo nuovo contenitore politico avrebbe portato ad una “berlusconizzazione” anche degli ex di Alleanza Nazionale, estendendo l’anomalia berlusconiana a tutti i settori della destra italiana (se escludiamo la Lega che però rifugge coerentemente da qualsiasi continuum tra destra e sinistra). L’analisi si è dimostrata corretta perché comunque parte della destra italiana aennina dopo qualche tempo ha dichiarato di aver commesso un errore nell’entrare nel PdL mentre altri esponenti di Alleanza Nazionale tuttora fieramente sostenitori di Berlusconi (Gasparri e La Russa in testa) hanno semplicemente sostituito nella loro gerarchia il “padre padrone” Berlusconi al temibile “generale” Fini che teneva sotto torchio i suoi colonnelli tra umiliazioni, congressi annullati e raccolte firme referendarie nel bel mezzo dell’estate.

Non si è invece profilata quella che Bruno Vespa, tra un plastico e un altro, definì come “l’annessione al contrario” secondo una logica in cui il PdL in realtà non sarebbe stato una “Forza Italia allargata” ma bensì “un’Alleanza Nazionale allargata” in quanto partito dotato di radicamento territoriale e militanti di base.

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Alla luce di questa situazione si è evidenziato come sia molto difficile in via dell’Umiltà ipotizzare scenari alternativi riguardanti il centrodestra senza il torchio della leadership berlusconiana. Se escludiamo l’esperienza del governo Dini nel 1995 (pare tra l’altro che questo esecutivo tecnico sia stato frutto anche di un clamoroso equivoco tra Berlusconi e l’allora Capo dello Stato Scalfaro) il governo Berlusconi è così accentrato sulla sua leadership da rendere difficile sia un suo passo indietro (per elezioni anticipate) sia una forma di sfiducia all’interno del Parlamento tesa alla nascita o di nuovi esecutivi con maggioranze diversificate o di nuovi governi di centrodestra guidati da altri esponenti politici.

Oltre il conflitto d’interessi ed oltre le barzellette sconce è questo il succo dell’anomalia Berlusconi: l’anomalia di un uomo politico sceso in campo con specifici obbiettivi. E appunto per questo impossibilitato a fare un passo indietro. Costretto testardamente a mantenersi sulla poltrona di capo del governo spesso contro tutto e tutti. Incapace di poter ideare qualsiasi altra sua collocazione all’interno delle istituzioni nazionali se escludiamo la sua velata aspirazione nei confronti della Presidenza della Repubblica.

Nonostante queste considerazioni appartengano a gran parte dell’armamentario dei parlamentari italiani (ve lo assicuriamo!) si ipotizza molto spesso uno scenario alternativo a questo governo. Un governo di transizione, di responsabilità nazionale o addirittura un nuovo esecutivo di centrodestra capitanato da qualcun altro (Gianni Letta? Angelino Alfano?). Con il Capo dello Stato che è costretto, in conformità al dettato costituzionale, a relegare il suo paragone col governo di tregua capeggiato da Giuseppe Pella (ingiustamente dimenticato protagonista di una delle poche fasi contrassegnate da sprazzi di libero mercato nel nostro paese) a pura argomentazione storica, scevra da qualsiasi ipotesi fattuale.

In questa situazione come leggere le dichiarazioni di Scajola che chiede una scossa? E come prendere le dichiarazioni critiche di Pisanu?

In realtà gli interessi e le aspirazioni dei due sono diverse e ciò può far capire maggiormente i possibili sbocchi. Scajola da sempre è l’uomo dell’eterno ritorno nei governi berlusconiani. Tra i primi ex democristiani a schierarsi con Forza Italia si dimise nel 2002 dal Viminale per le sue dichiarazioni fuori luogo su Marco Biagi. Dopo poco più di un anno rispuntò al ministero dell’attuazione del programma. Nel 2005, quando nacque l’ormai dimenticato Berlusconi III, chiese ed ottenne un ruolo maggiore nel governo diventando ministro delle attività produttive. Rioccupa la poltrona dell’ex ministero delle colonie di via Veneto ma è costretto a dimettersi di nuovo perché qualcuno gli ha comprato la casa “a sua insaputa”. Scajola ha consensi sul territorio. Ha voti, e qualche parlamentare. Tra cui lo pseudo – indipendente di centrodestra Sandro Biasotti che deve la sua elezioni a presidente della regione Liguria nel 2000 anche a Scajola.

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L'autore: Livio Ricciardelli

Nato a Roma, laureato in Scienze Politiche presso l'Università Roma Tre e giornalista pubblicista. Da sempre vero e proprio drogato di politica, cura per Termometro Politico la rubrica “Settimana Politica”, in cui fa il punto dello stato dei rapporti tra le forze in campo, cercando di cogliere il grande dilemma del nostro tempo: dove va la politica. Su Twitter è @RichardDaley
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