Socialdemocrazia: eclissi o rilancio?

Pubblicato il 30 Settembre 2011 alle 12:39 Autore: Livio Ricciardelli
Socialdemocrazia

L’iniziativa “Socialdemocrazia: eclissi o rilancio?” organizzata dall’associazione Lavoro&Welfare, in collaborazione con Ares e con la Fondazione Ugo La Malfa, ha fornito molti spunti interessanti sul tema in esame. Argomentazioni così stimolanti da essere state riprese dai principali organi d’informazione italiani nonostante si trattasse di discussioni di stampo teorico molto spesso ben lontane dalla contingenza politica quotidiana (che tanto fa impazzire i giornalisti della cronaca politica!).

Hanno tenuto banco in primo luogo gli interventi di Pierluigi Castagnetti e Massimo D’Alema. Due interventi che a tratti hanno assunto l’affascinante fisionomia dello scontro dialettico e della battaglia delle idee, ma che in realtà assumevano allo stesso tempo dei tratti complementari capaci di trattare i numerosi aspetti dell’argomento.

Castagnetti ha contraddistinto il suo intervento evidenziando come il mondo sia radicalmente cambiato negli ultimi anni: non tanto citando, cosa che faccio spesso io, il “sorpasso” dei colletti bianchi sulle tute blu delineatosi negli anni ’80, ma i dati della popolazione mondiale, cresciuti a dismisura nel corso dell’ultimo secolo, e alcuni aspetti che sono sintomi di un cambiamento anche a livello squisitamente politico (un sondaggio secondo cui solo il 40% dei soci delle cooperative in realtà nel segreto dell’urna vota a sinistra). Non provenendo forse da quella storia ha anche ricordato alcune responsabilità oggettive delle forze politiche del socialismo, della socialdemocrazia e del laburismo europeo nei confronti del rallentamento dell’iter politico teso ad ottenere l’integrazione europea. Citando il primo, e quanto mai compianto, presidente della Bce Wim Duisenberg Castagnetti ha ricordato come pur arrivando ad una moneta comune e ad una banca centrale comunitaria oggi non esiste un governo europeo capace, se non di evitare la crisi, almeno di esser munito di strumenti diversi per cercare di arginarla. Rallentamento dell’unione politica avvenuto proprio quando i governi di centrosinistra erano praticamente al governo dappertutto nell’Europa a 15 (come dimenticare la frase di Felipe Gonzales secondo cui “noi socialisti siamo al governo dappertutto, ma non comandiamo da nessuna parte”).

Socialdemocrazia

Ha finito il suo intervento leggendo estratti da un’intervista del “teorico” del partito laburista nel suo nuovo corso milibandiano: in questo intervento si ricordava come la sinistra non possa cedere alla destra parole e concetti come patria e famiglia. Si accusava la sinistra italiana di essere troppo settaria, autoreferenziale e soprattutto fornita di troppi “principi” (su questo punto, apparentemente immorale, si parlerà dopo). Infine ha ricordato come in Italia, paradossalmente, le due forze politiche maggioritarie siano state quelle più retrive e culturalmente, dal punto di vista teorico, le meno adatte a favorire lo sviluppo del paese e la dinamicità delle posizioni a sinistra.

D’Alema ha iniziato il suo discorso a dire il vero, ma questa è una mera considerazione di carattere comunicativo, dicendo che anche i laburisti britannici hanno i loro problemi e che non sarebbe male, da parte loro, concentrarsi di più sulle vicende di casa propria. Un’argomentazione magari anche condivisibile che ma che rischia di celare un certo nervosismo per le argomentazioni prime espresse.

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L'autore: Livio Ricciardelli

Nato a Roma, laureato in Scienze Politiche presso l'Università Roma Tre e giornalista pubblicista. Da sempre vero e proprio drogato di politica, cura per Termometro Politico la rubrica “Settimana Politica”, in cui fa il punto dello stato dei rapporti tra le forze in campo, cercando di cogliere il grande dilemma del nostro tempo: dove va la politica. Su Twitter è @RichardDaley
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