Il posto delle cose

Pubblicato il 4 Luglio 2011 alle 19:10 Autore: Livio Ricciardelli
Il posto delle cose

Molto spesso la politica è una dannata faccenda di collocazione. Per comprendere le reali dinamiche e i futuribili scenari di quella che senz’altro è “la politica più divertente del mondo” (record di cui andar fieri ma al tempo stesso marchio d’infamia) occorre molto spesso ripartire dalla condizioni preconcette e dalle reali idee sul campo che molto spesso si scontrano con la tattica e con la contingenza, tesa a favorire alleanze di convenienza o comunque innaturali.
Due piccoli esempi di questo elementare e forse scontato postulato sono giunti dalla settimana appena trascorsa. E hanno come set due eventi legati ai due principali partiti del nostro paese.

Il primo episodio è legato al Consiglio Nazionale del Popolo della Libertà del primo luglio. Un evento molto allettante per gli amanti della politica. Molti infatti sono stati gli elementi politici e di costume catalogabili pienamente nell’ampia e variegata galassia delle “berlusconate”. Ma tra tutti questi fenomeni di costume emerge anche uno specifico messaggio politico, di collocazione come si diceva prima, che dovrebbe far riflettere.

Andiamo per ordine: il sottoscritto ha avuto la fortuna/sfortuna di sentire integralmente gli interventi di Silvio Berlusconi e di Angelino Alfano. Tediato da una programmazione notturna di Radio Radicale, molto spesso concentrata più che altro su argute analisi riguardanti la legislazione sul testamento biologico, non vi nascondo una certa felicità nell’apprestarmi a sentire i due interventi capaci di stimolare l’interesse dall’ascoltatore seppur da ottiche diverse.

Il posto delle cose

E dunque Berlusconi ha subito iniziato col botto: in primo luogo al secondo minuto ha nominato Traian Basescu, presidente della repubblica di Romania, citato come esempio di presidente europeo in carica dotato di scarsa popolarità. Successivamente Berlusconi ha detto la seguente frase “Analoga situazione si registra in Francia, dove la Merkel negli ultimi anni ha perso in molte regioni perdendo la maggioranza al Senato”. Insomma, una frase scorretta da molti punti di vista.

Un vero e proprio lapsus politico però forse è avvenuto dopo quando Berlusconi ha presentato il futuro segretario politico del Partito. Berlusconi infatti ha dichiarato: “Conosco Angelino da quando è stato fondato il partito”. Ora, le ipotesi sono due: o si riferisce al PdL, fondato nel 2009, o a Forza Italia. Se si riferisce al PdL la sua frase è un tantino lapalissiana: è ovvio che conosci Alfano dal 2009 se nel 2008 lo hai nominato ministro! Se invece si riferiva a Forza Italia…bè, se fossi un ex An mi preoccuperei e incomincerei a chiedermi se, accantonato il 70%-30%, sotto sotto mi trovo in una Forza Italia allargata.

Il discorso di Alfano invece aveva la particolarità di non essere scritto. Il ministro della giustizia ha parlato a braccio dando prova di una buona retorica considerando l’incipit del discorso basato su un elenco di “io credevo nel ‘94” (alla lotta contro l’oppressione fiscale, a due occidenti uniti per la libertà, ad un sud finalmente padrone del suo destino) per poi finire con “io ci credo ancora!”. Alfano ha elogiato Berlusconi non escludendo una sua ricandidatura nel 2013, anche questo un tantino lapalissiano, e ha citato “esponenti politici dalla indubbia popolarità” come Formigoni, Scajola e Matteoli.

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L'autore: Livio Ricciardelli

Nato a Roma, laureato in Scienze Politiche presso l'Università Roma Tre e giornalista pubblicista. Da sempre vero e proprio drogato di politica, cura per Termometro Politico la rubrica “Settimana Politica”, in cui fa il punto dello stato dei rapporti tra le forze in campo, cercando di cogliere il grande dilemma del nostro tempo: dove va la politica. Su Twitter è @RichardDaley
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