Accordo Bersani-Monti: grande coalizione o piccolo centro?

Pubblicato il 14 Febbraio 2013 alle 17:26 Autore: Federico De Lucia

Accordo. Uno dei temi di cui più si è parlato in questa campagna elettorale è l’eventualità che dopo le elezioni, l’impossibilità tecnica di dar luogo ad una maggioranza al Senato costringa lo schieramento vincente, presumibilmente quello di centrosinistra, a formare una coalizione postelettorale con il centro capeggiato da Monti.

Più volte messo alle strette sul tema (l’ultima volta oggi 14 febbraio ad Omnibus), Pierluigi Bersani ha mantenuto su questo punto una posizione abbastanza coerente: la situazione del paese è tale da richiedere l’appoggio di tutti coloro che, uniti dai valori costituzionali e da una ferma visione filoeuropeista, si oppongono al populismo e all’estremismo.

L’’accordo col centro sarebbe dunque opportuno a prescindere dal risultato finale, sia che il centrosinistra ottenga sia che non ottenga la maggioranza.

Quali che siano i reali motivi strategici che portano Bersani ad assumere questa posizione, è evidente che essa viene posta agli elettori come un proposito politico caratterizzato da grande senso di responsabilità. Di fronte a difficoltà per la cui soluzione è necessario prendere decisioni con un consenso esteso, non si fa l’errore (che si fece nel 2006) di arroccarsi su posizioni di parte ma si sceglie di condividere il potere per meglio direzionarne l’agire verso l’interesse generale.

Per certi versi, sembra che Bersani voglia ammantare questa sua posizione di quell’aura di moralità integerrima e di sano pragmatismo che, in Germania, aveva caratterizzato la famigerata Grosse Koalition fra CDU e SPD nel quadriennio 2005-2009.

Allora, in un contesto in cui nessuno aveva vinto le elezioni in modo chiaro, i due grandi partiti tedeschi decisero di dar luogo ad un governo comune, che fosse in grado di continuare quelle importantissime riforme economiche che la Germania era impegnata ad implementare.

Ci sono almeno un paio di evidenti motivi che rendono del tutto erroneo un accostamento fra queste due situazioni (schematizzate nei due grafici qui sotto).

In primo luogo, l’accordo scaturito in alleanza cui SPD e CDU dettero luogo era una vera e propria “Grande” Coalizione: essa cioè metteva assieme due partiti che rappresentavano complessivamente il 70% dell’elettorato. Una piattaforma di consenso politico e sociale con cui in Italia sarebbe teoricamente possibile fare di tutto.

Qui si parla invece di annettere ad una coalizione che al massimo prenderà il 35% dei voti un centro moderato che si collocherà attorno al 15%. Insomma, ci si espone al rischio di mettere assieme di tutto e di più, per non arrivare nemmeno ad un consenso pari alla maggioranza assoluta dei suffragi.

In secondo luogo, la SPD, proprio per evitare contraddizioni interne troppo palesi, fece una scelta politica tutt’altro che scontata, e di grandissima rilevanza: decise che, pur avendo i numeri per farlo, non sarebbe stato opportuno costruire una maggioranza di centrosinistra con i Verdi e con la Linke, e accantonò i due suoi tradizionali alleati per governare con la Merkel, anzi addirittura sotto la Merkel.

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