Dietro le parlamentarie: scalabilità vs certificazione

Pubblicato il 11 Dicembre 2012 alle 19:00 Autore: Matteo Patané
bersani e grillo

Sebbene il ritorno sulla scena politica di Silvio Berlusconi, con tanto di crisi di governo e sempre più probabili elezioni anticipate nel mese di febbraio, abbia in qualche modo calamitato l’attenzione dei media distogliendolo dagli eventi politici in corso prima delle dichiarazioni shock del Cavaliere, lo svolgimento delle primarie del centrosinistra e immediatamente dopo delle “parlamentarie” del MoVimento 5 Stelle è un elemento di importanza democratica tale da meritare analisi più approfondite di quelle finora dedicate, in particolar modo sulle implicazioni sociali e sociologiche che scaturiscono dal raffronto dei due eventi.

 

È bene in primo luogo evidenziare le debite differenze in termini di finalità delle due consultazioni: le elezioni primarie del centrosinistra servivano per esprimere il leader della coalizione progressista Italia Bene Comune, ovvero a vincolare i gruppi parlamentari che comporranno questa coalizione a valle delle prossime elezioni politiche a indicare come Presidente del Consiglio il nome del vincitore delle primarie e a sostenerne l’azione di governo – in caso di vittoria – e in generale la linea politica.
Le parlamentarie tenute dal MoVimento 5 Stelle, invece, hanno riguardato direttamente i parlamentari: i votanti hanno ovvero potuto determinari quali persone e in quale ordine avrebbero composto le liste elettorali del MoVimento 5 Stelle.

bersani e grillo e le parlamentarie

Certamente si tratta di due aspetti complementari: da un lato si sceglie un leader, ovvero si “forza” il sistema parlamentare previsto dalla Costituzione italiana vincolando gli eletti di un certo partito a proporre un determinato nome come Presidente del Consiglio, ma non si interviene direttamente dal basso per determinare la reale composizione delle liste elettorali che determineranno chi deve entrare in Parlamento.
Dall’altra, con le parlamentarie, invece si concorre alla formazione delle liste elettorali lasciando mani libere agli eletti – in una visione indubbiamente più consona alla forma politica prevista dalla Carta – sulla scelta del capo del Governo.

Da un punto di vista prettamente qualitativo, quindi, l‘”operazione parlamentarie” compiuta dal MoVimento 5 Stelle risulta migliore di quella effettuata dal centrosinistra, e questo non solo perché più vicina al solco tracciato dalla Costituzione, ma anche perché è effettivamente il Parlamento, più che il Governo, il principale bersaglio delle critiche dell’antipolitica, il principale ricettacolo dei privilegi da abbattere, la principale espressione del potere della Casta.

Spostando tuttavia il focus dal tipo di consultazione alle modalità di svolgimento, e quindi dall’analisi di merito a quella di metodo, lo scenario cambia radicalmente.
Da un punto di vista più “filosofico” la differenza fondamentale tra le primarie di Italia Bene Comune e le parlamentarie del MoVimento 5 Stelle risiede nella determinazione della platea dei votanti.
Il centrosinistra, pur in uno scenario di chiusura rispetto alle precedenti elezioni primarie, ha mantenuto il concetto di fondo di proiezione verso l’esterno che tanto successo ha portato a questo genere di elezioni: la dichiarazione di elettore di centrosinistra, l’accettazione del programma e il pagamento dei 2 € previsti dal regolamento sono passi che non impedivano formalmente l’accesso al voto da parte di chicchessia, consentivano al comune cittadino, simpatizzante o semplicemente interessato ad influenzare con il proprio voto l’esito dell’elezione, di poter partecipare senza particolari problemi. Erano esclusi soltanto – per ovvie ragioni – coloro che in quel momento coprivano cariche amministrative nelle fila di partiti e coalizioni avversarie di IBC.
Il MoVimento 5 Stelle ha scelto un approccio completamente diverso, blindando il voto assegnando il diritto di esprimere le proprie preferenze soltanto agli iscritti; per evitare iscrizioni al partito mirate alla semplice partecipazione alle primarie, inoltre, il M5S ha richiesto che l’iscrizione fosse attiva almeno da alcuni mesi. Questo ha di default limitato la platea degli aventi diritto di voto a circa 200.000 persone, un insieme ermeticamente chiuso che trasformava il resto del Paese in semplice spettatore.

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L'autore: Matteo Patané

Nato nel 1982 ad Acqui Terme (AL), ha vissuto a Nizza Monferrato (AT) fino ai diciotto anni, quando si è trasferito a Torino per frequentare il Politecnico. Laureato nel 2007 in Ingegneria Telematica lavora a Torino come consulente informatico. Tra i suoi hobby spiccano il ciclismo e la lettura, oltre naturalmente all'analisi politica. Il suo blog personale è Città democratica.
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