Analisi del discorso di Berlusconi alla Camera

Pubblicato il 2 Ottobre 2010 alle 06:23 Autore: Matteo Patané

Il 29 settembre 2010 il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ha tenuto un discorso alla Camera dei Deputati per chiedere la fiducia dell’Aula sull’azione del governo.

 

Non mi dilungherò qui sui ben noti motivi che hanno portato alla necessità dell’intervento in aula e alla scelta di porre la fiducia, né sulle analisi numeriche del voto che hanno sancito una dipendenza della maggioranza dal gruppo finiano Futuro e Libertà più o meno stretta a seconda di quanto si vogliano considerare organici al centrodestra le microformazioni che albergano nel Gruppo Misto.
Preferisco invece in questo passaggio provare ad esaminare le parole del premier.

Analisi del discorso di Berlusconi alla Camera

 

Come già per i comizi di Bossi e Bersani, ho salvato in locale una copia del discorso, prodotto una versione semilavorata per la realizzazione del tag cloud e infine dato il tutto in pasto a Wordle.

Dal tag cloud emerge in primo luogo la prevalenza del “governo” sul “parlamento”, che a sua volta prevale sulle “istituzioni”. Indipendentemente dall’oggetto del discorso, che parzialmente giustifica questo ordinamento, è chiaro che le parole di Berlusconi rispecchiano il suo pensiero sul rapporto tra i poteri dello Stato, come d’altra parte è espressamente scritto nel discorso laddove il premier auspica un rafforzamento dei poteri dell’esecutivo e arriva a parlare espressamente di elezione diretta del Presidente del Consiglio.
Se si prendono invece le keyword più strettamente legate all’azione di governo e alle proposte di rilancio per il futuro si nota un certo equilibrio: “economia”, “crisi”, “giustizia”, “federalismo”, “lavoro”, “sud”, “criminalità” e “fisco” appaiono infatti di dimensioni piuttosto simili, dando l’idea di un discorso ben calibrato e strutturato almeno dal punto di vista formale.

Il messaggio si snoda in due fasi: la prima in cui il Presidente del Consiglio rivendica i risultati conseguiti dall’esecutivo nel primo biennio della legislatura, ed il secondo in cui viene esposto il piano di azione per il futuro.

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L'autore: Matteo Patané

Nato nel 1982 ad Acqui Terme (AL), ha vissuto a Nizza Monferrato (AT) fino ai diciotto anni, quando si è trasferito a Torino per frequentare il Politecnico. Laureato nel 2007 in Ingegneria Telematica lavora a Torino come consulente informatico. Tra i suoi hobby spiccano il ciclismo e la lettura, oltre naturalmente all'analisi politica. Il suo blog personale è Città democratica.
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