Contributo pro-esodati: Confindustria dice no, bloccherebbe i consumi

Pubblicato il 25 Ottobre 2012 alle 18:24 Autore: Giuseppe Colasanto
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Appena ieri, la Commissione Lavoro della Camera aveva approvato all’unanimità (con la sola assenza del pidiellino Giuliano Cazzola) un emendamento presentato dal finiano Moffa, e diventata bipartisan nonostante il parere contrario del governo, emendamento che permetteva di allargare la platea degli esodati “salvaguardati” attraverso un contributo di solidarietà del 3% dai redditi superiori ai 150 mila euro annui.

La misura però non è stata accolta positivamente neanche da Confindustria. Se per il governo la motivazione della contrarietà alla mozione era – come più volte ripetuto – la necessità di tenere i saldi della manovra invariati, l’associazione datoriale punta invece l’indice sui rischi che il contributo di solidarietà potrebbe apportare alla ripresa dei consumi: la fascia più ricca della popolazione – quella che verrebbe interessata dall’emendamento – è al momento l’unica che continua a spendere e “tirare avanti” l’economia, colpirla con un ulteriore tassazione, per quanto una tantum, oltre che iniquo (a questa fascia della popolazione già si applica un contributo di solidarietà del 3%, nda) ridurrebbe la loro disponibilità di spesa, contraendo di riflesso l’intera economia.

Sulla stessa linea il capogruppo Pdl Cicchitto, che ha lamentato di non essere stato consultato sull’emendamento, ed ha affermato di esservi contrario: “non condividiamo il ricorso a forme di finanza straordinaria per una copertura delle risorse necessarie sul tema”.

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Posizioni naturalmente opposte sul fronte sindacale e della sinistra politica. Se Bonanni e Camusso si augurano che soluzioni adeguate si trovino per risolvere la questione per tutti i soggetti coinvolti, e se il bersaniano Stefano Fassina si augura che il governo “maturi una posizione più aperta” sulle modalità per risolvere la vicenda, arrivano dal verde Bonelli le parole più sferzanti, che tacciano di “egoismo sociale” l’associazione datoriale, e l’accusano contestualmente di “non aver fiatato” sulle misure di austerity imposte al welfare universale.

Ora l’emendamento dovrà essere approvato anche dalla Commissione Bilancio, dove è probabile che venga o affossato o sostanzialmente riformulato, per trovare un emendamento che ad un tempo salvaguardi il rigore nei conti pubblici, permetta un po’ di respiro a chi si trova in questa spiacevole situazione, non ricada sulle fasce più deboli della popolazione (i dati Istat diffusi ieri non sono incoraggianti, se è vero che 4,5 milioni di famiglie non riescono più a coprire le proprie spese col solo reddito da lavoro), e non colpisca i ceti difesi da Confindustria. Missione possibile?

L'autore: Giuseppe Colasanto