Anche Piemonte ed Emilia-Romagna sotto i raggi x della GdF

Pubblicato il 28 Settembre 2012 alle 18:44 Autore: Giuseppe Colasanto
regione piemonte

Altri due consigli regionali nel mirino della magistratura: dopo Sicilia, Campania e Lazio, è la volta di Piemonte ed Emilia-Romagna.

Si tratta in entrambi i casi di indagini conoscitive, che non prevedono ancora né indagati né ipotesi di reato, allo stesso modo di Sicilia e Campania.

 

Per quanto riguarda il Piemonte, l’arco temporale d’interesse dei magistrati è quello 2008-2012, comprendendo quindi anche una finestra di due anni nella legislatura guidata da Mercedes Bresso (Pd). Le fiamme gialle hanno richiesto al Presidente del Consiglio Regionale documenti relativi al finanziamento dei gruppi consiliari e allo status dei consiglieri, a seguito delle affermazioni del parlamentare Roberto Rosso (Pdl), secondo il quale un consigliere regionale (l’identikit fa pensare al capogruppo Pdl in consiglio regionale Luca Pedrale) avrebbe usato i rimborsi per le missioni durante la propria vacanza al Sestriere. Buon viso è stato offerto dai principali esponenti della Regione, dal Presidente Cota (Lega), all’ufficio di presidenza del consiglio, al capogruppo Pd Reschigna, tutti favorevoli ad iniziative che possano la chiarezza e la trasparenza.

regione piemonte

In Emilia-Romagna invece si tratta della quarta inchiesta riguardante il Consiglio regionale, dopo quella sui rimborsi elettorali della Lega, quella sulle spese del gruppo IdV nello scorso mandato (2005-2010) e quella sulle ospitate a pagamento di diversi consiglieri in alcune trasmissioni televisive delle emittenti regionali. Anche in questo caso non ci sono ancora indagati né ipotesi di reato, ma la decisione della Procura di Bologna di istituire un pool piuttosto corposo per le indagini indica che la procura intende far luce ad ampio raggio sulla gestione della Regione, configurando l’analisi dei fondi destinati ai partiti come un punto di partenza per un’indagine anche più corposa.

Le regioni, si diceva, sono sempre più nell’occhio del ciclone: godono di ampia autonomia, hanno costi molto alti (in virtù, va da sé, della rilevanza attribuita loro dal Titolo V della Costituzione) e solo ora si comincia ad indagare sulle modalità di gestione dei fondi pubblici. Tralasciando la vicenda Formigoni, infatti, è emblematico che dal 1972 (due anni dopo la sua costituzione) ad oggi il consiglio regionale campano non abbia mai dovuto rendicontare le proprie spese. Bruscoletti, paragonati ai conti del Lazio, ma pur sempre non rendicontati. Non che in Calabria si fosse da meno: solo ieri il Consiglio regionale ha reso nota l’entità dei rimborsi per i singoli gruppi.

L'autore: Giuseppe Colasanto