Ucraina: donne emigrate in Italia. Ma chi bada alle loro famiglie?

Pubblicato il 28 Settembre 2012 alle 15:02 Autore: EaST Journal
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Quando me ne lamentai con mia madre al telefono, lei mi disse “Lo so, è dura. Ma ricordati: prima di tutto tu sei una madre. Mentre tu sei lì, i tuoi figli qui hanno cibo da mangiare e denaro per pagare le rette dell’Università. Quindi, stringi i pugni e sopporta. Solo per amore dei tuoi figli (Tamara, Roma, 2009). 

In Italia l’80%  degli immigrati ucraini sono donne, principalmente impiegate nei lavori domestici o come assistenti familiari, meglio note come colf e badanti. Lasciano il loro paese soprattutto per i figli, reputando la migrazione per lavoro uno dei pochi modi, se non l’unico, di prendersi immediatamente cura di loro, provvedere ai loro bisogni primari e al loro benessere.  È l’impulso della maternità il primo motivo per andare a lavorare all’estero. Viene percepito una sorta di imperativo migratorio, che spinge le donne a sopportare e tollerare i rischi culturali e il dolore affettivo, che viene considerato il prezzo emotivo da pagare per il benessere economico dei propri figli. Tuttavia le conseguenze per i figli sono spesso l’opposto di quelle sperate, talvolta drammatiche, e anche le donne stesse hanno ripercussioni negative, all’estero e una volta rientrate.

 

Se si considera che la migrazione riguarda tra il 10% e il 20% della forza lavoro in Ucraina, è facile immaginare come, tenendo conto anche degli altri membri della famiglia, coinvolga quasi un terzo dell’intera popolazione, con effetti su tutta la società. La migrazione ucraina è in buona misura temporanea, e molte donne progettano di rientrare dopo qualche anno di lavoro, e quindi lasciano la famiglia al paese d’origine, anche perché, occupandosi delle nostre, difficilmente potrebbero prendersi cura anche della propria famiglia.

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Ma gli effetti sono spesso opposti rispetto a quelli sperati: i bambini “left behind, lasciati a casa, subiscono un peggioramento nei risultati scolastici e nel comportamento, si sentono abbandonati dalla mamma, che a poco a poco viene considerata semplicemente una mamma-bancomat. Nelle situazioni di maggiore abbandono, per esempio quando non c’è neppure la figura del padre come riferimento, della nonna, o di altri parenti stretti, i bambini possono diventare l’obiettivo di gruppi criminali: eccessivamente ricchi e soli, cominciano ad assumere droghe e alcolici, diventano giocatori d’azzardo, vengono coinvolti in attività pornografiche fino al turismo sessuale.

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L'autore: EaST Journal

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