Ungheria: Sziget Festival, cultura o “deboscio”?

Pubblicato il 25 Settembre 2012 alle 16:53 Autore: EaST Journal
sziget festival, ungheria

Dopo le vacanze arriva il momento di condividere storie e  luoghi interessanti che abbiamo incontrato. In Ungheria, l’estate è la stagione dei festival, un po’ come in Italia lo è delle sagre. Nelle seconde si mangia e si beve seduti a piccoli gruppi e “va tutto bene” perché sono eventi per famiglie; ai festival ungheresi si mangia, si beve e ci si gode la musica socializzando con gli altri giovani e, come risultato, simili iniziative guadagnano una reputazione da rave party. Amato da molti e odiato da altrettanti, il Sziget di Budapest (si legge “siget” e significa “isola”) è il più noto degli appuntamenti estivi in terra magiara; spero leggerete con piacere questo piccolo viaggio nella dimensione del Sziget, accompagnato da domande ai locali e da qualche commento d’eccezione, come quelli dei musicisti italiani presenti all’edizione 2012, da Dente al Teatro degli Orrori.

Tanti non sapevano nemmeno di essere diretti in Ungheria: per loro la destinazione del viaggio è stata “Sziget Festival”, anche se sul biglietto aereo c’era scritto Budapest. I ragazzi del Sziget sono una comunità, un gruppo, che, a sentire in giro e a guardarlo con occhio malevolo, ha il suo bel numero di difetti. Una settimana di festival all’aria aperta, nel cuore d’agosto, li rende perlomeno maleodoranti, ma la varietà degli epiteti con cui sono tacciati arriva ben oltre. “Al Sziget si va’ per drogarsi e per bere. Io non ci vado da anni” è una dichiarazione abbastanza diffusa a Budapest, non solo tra gli ungheresi, ma anche tra gli stranieri che studiano o lavorano nella capitale magiara (in questo caso ripresa da Tamás, contabile ungherese sulla trentina). Un pregiudizio in parte fondato, ma maledettamente banale. Ovvio che sull’isola di Óbuda (si traduce “vecchia Buda” ed è come una terza città nella città che, unita a Buda e Pest, compone la capitale ungherese) si produca un’accozzaglia di corpi spesso propensi a scambiarsi anche qualcosa di più di un abbraccio fraterno durante un concerto. Del resto, c’è un campeggio attrezzato con servizi igienici e la situazione sembra tanto strana o “a rischio” solo a noi italiani, credo, perché negli altri paesi gli spazi di raccolta per i giovani sono promossi ed esistono, non vengono oltraggiati e sorvegliati dalle pattuglie.
sziget, ungheria

Il campeggio del Sziget 2012. Foto Starfooker http://www.starfooker.com

Palese anche che al Sziget ci siano persone ubriache. L’alcol è venduto in giocosi secchielli dotati di numerose cannucce, per condividere il cocktail, spesso ben annacquato, con amici e tizi del tavolo accanto. La percentuale di elementi in stato d’ebbrezza sarà pure alta, ma questa è una questione sociale che non ha nulla a che vedere con il Sziget, tant’è che i giovani ubriachi sul serio li troviamo in discoteca o in giro per le città durante tutto l’anno. Oggi a Budapest, come anche in Italia, pare che il ricorso all’alcol non sia più solo una scorciatoia per sentirsi disinibiti, ma anche un metodo di evadere da una situazione difficile e dall’assenza di fiducia nel futuro. “A volte il sabato inizio a bere alle cinque, ma mai da sola – ci racconta una studentessa della ELTE, storica università del Paese -. La sera non importa dove andiamo, possiamo anche restare nel cortile di casa: basta qualche bottiglia di vino con l’amico giusto. Devo studiare molto, quindi cerco di bere solo nel fine settimana. I miei coetanei quì a Budapest bevono di più, per divertirsi e lasciare da parte i pensieri tristi. Al Sziget però non conviene, costa troppo e poi se pago l’ingresso, i concerti preferisco ricordarmeli bene!“. Le bevande sono decisamente costose e i controlli all’ingresso limitano l’introduzione di bottiglie acquistate altrove.

sziget festival, ungheria

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