Recensione di “Sette fiori di senape” di Conor Grennan

Pubblicato il 2 Settembre 2012 alle 15:01 Autore: Andrea Iurato

Conor Grennan, figlio di un famoso poeta americano , è cresciuto in una casa frequentata da personalità come il Premio Nobel Seamus Heaney. Ha fondato l’organizzazione Next Generation Nepal. Sette fiori di senape è un bestseller internazionale tradotto in tredici lingue.

Conor Grennan descrive in prima persona la sua esperienza in Nepal,uno degli Stati più poveri al Mondo, dove i bambini vengono abbandonati o venduti ai trafficanti di minori i quali fanno credere ai genitori che li porteranno in un istituto dove potranno studiare e vivere tranquillamente.

Conor parte con l’idea di andare in Nepal come volontario per un periodo di tre mesi ammettendo, prima a se stesso e poi al lettore, che lo fa per far colpo sulla gente. Appena arriva e varca il cancello dell’orfanotrofio “Piccoli Principi” viene assalito dalla paura, prima, e dai bambini, poi. Che cosa ne sa lui di bambini?Come si fa a sopravvivere in un posto dove non c’è acqua corrente e i gabinetti non sanno cosa sono?Come sopravvivere a quelle enormi altezze dove le montagne per i nepalesi sono solo “colline” visto che hanno come paragone l’Everest?

Eppure ci riesce. Dapprima con difficoltà poi con sempre maggiore contezza, riesce a prendersi cura dei suoi piccoli principi in un periodo travagliato per il Nepal: in quegli anni (a cavallo tra il 2005 e il 2006) il Paese vive una tremenda guerra civile tra la Monarchia e i ribelli Maoisti. Questi vanno nei villaggi più poveri del Nepal,dove non esistono elettircità, auto, strade e l’analfabetismo e la regola, pretendendo che la popolazione dapprima li sfami e poi che gli si dia un figlio a famiglia per farlo combattere contro le truppe governative. Da qui la volontà delle famiglie di affidarsi ad individui senza scrupoli a cui dare i propri figli, sicuri di salvarli dalla guerra senza sapere che così facendo li condannano a vivere di stenti in mezzo alla strada. Dopo, tornato in America, viene scosso da una notizia: sette bambini che lui aveva salvato da un trafficante poco prima di partire sono spariti. Si teme che possano essere stati impiegati dai ribelli o che siano state vittime del traffico di organi. A quel punto egli ritorna in Nepal capendo che il suo impegno non può limitarsi a quei tre mesi e che deve trovare quei bambini a tutti i costi.

Decide quindi di stabilirsi lì per aiutare tutti i bambini che può salvandoli dalla miseria e dagli orrori ai quali sono sottoposti. Per questo motivo fonda “Next Generation Nepal” che si occupa di bambini orfani o abbandonati permettendo loro di avere una vita piena di studio e amore.

Un’autobiografia scritta con il cuore che ci fa immergere in scenari bellissimi: l’Everest, gli strapiombi, i fiumi tempestosi, il freddo pungente, ma che ci fa capire quanti posti al Mondo vivono in uno stato di miseria tale che obbliga le famiglie a disfarsi dei figli che non riesce a mantenere.

Un libro che non può passare inosservato.