Quell’ennesima ricandidatura, insita nel berlusconismo d’assalto.

Pubblicato il 23 Luglio 2012 alle 11:40 Autore: Livio Ricciardelli

Quell’ennesima ricandidatura, insita nel berlusconismo d’assalto.

 

Berlusconi smentisce tutti. Come spesso è capitato nella vicenda politica italiana.

E così mentre si discute del non “auspicabile” ma pur sempre “possibile” ritorno alle urne in autunno, Silvio Berlusconi ha fatto capire a tutti che la sua volontà non è nulla di fronte a pletorici uffici di presidenza e a tante invocate primarie per la leadership.

Berlusconi ha fatto sapere di essere libero per il 2013. E per farlo ha smentito proprio Libero, da sempre house organ, assieme a Il Giornale sallustiano, della real casa berlusconiana.

In molti hanno parlato della ricandidatura come di una tragedia. Altri hanno discettato delle lacrime di Alfano che per una volta aveva parte del partito pronto a sostenerlo alle primarie sempre e comunque. Altri ancora, come il neo-segretario leghista Roberto Maroni, parlavano di tatticismi evidenziando come una candidatura di questo tipo, se fondata, andrebbe annunciata subito dopo la pausa estiva ed agostana. Ma non sappiamo quanto i desideri e le aspirazioni umane influenzino quella che dovrebbe essere un’oggettiva analisi politica.

ricandidatura di berlusconi

Resta il fatto che questa candidatura di Berlusconi ci insegna tre cose molto interessanti legate alla nostra scena politica.

-In primo luogo: il ruolo di Alfano nel PdL. Anche in questa sede, sul Termometro Politico, esattamente un anno fa (Alfano fu eletto segretario il 1° luglio 2011) discutemmo della portata di questa nomina. In un partito, Forza Italia prima PdL poi, che non aveva mai avuto la carica di segretario la nomina di Alfano poteva apparire come una vera e propria novità. Pur essendo Berlusconi ancora capo del governo oltre che presidente del partito.

Una forza politica quella berlusconiana e di centrodestra che negli anni aveva avuto i coordinatori nazionali del partito (Antonione, Scajola, Bondi e Verdini tra i più importanti in Fi) o al massimo vice-presidenti più che altro simbolici (Tremonti e l’invisibile Brunetta oltre che, nella sua fase finale, Roberto Formigoni). La nomina del segretario quindi poteva apparire veramente come un punto di svolta, come una designazione per la futura leadership.

Se invece si delineerà l’ennesima ridiscesa in campo di Berlusconi sarà ben definito il ruolo di Alfano in questa fase: un espediente capace di far gestire non a Berlusconi alcuni dossier complicati e quanto mai impopolari per l’elettorato storico del centrodestra. Una delega maggiore per fare il lavoro sporco e ridare un’aurea di verginità a Berlusconi nel 2013. Nonostante tutte le manovre e le tasse varate dal governo Monti anche grazie ai voti del partito di via dell’Umiltà.

-In secondo luogo secondo per molti la ridiscesa in campo di Berlusconi rappresenta una vera e propria mossa del disperato. Soprattutto per quanto riguarda l’aspetto prettamente elettorale. In questo modo infatti Berlusconi, che ha un notevole ed invidiabile talento nelle campagne elettorali, partirebbe dal presupposto della sconfitta ineluttabile per il suo schieramento. Ma, cercando di coalizzare un po’ tutta l’area di centrodestra, potrebbe successivamente puntare ad un nuovo e rinnovato esecutivo delle larghe intese. Con una presenza e un’influenza maggiore per il PdL, soprattutto rispetto ad un test elettorale capitanato da Alfano.

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L'autore: Livio Ricciardelli

Nato a Roma, laureato in Scienze Politiche presso l'Università Roma Tre e giornalista pubblicista. Da sempre vero e proprio drogato di politica, cura per Termometro Politico la rubrica “Settimana Politica”, in cui fa il punto dello stato dei rapporti tra le forze in campo, cercando di cogliere il grande dilemma del nostro tempo: dove va la politica. Su Twitter è @RichardDaley
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