In Francia si apre ai matrimoni omo?

Pubblicato il 10 Luglio 2012 alle 16:02 Autore: Livio Ricciardelli

In Francia si torna a parlare di diritti civili. E questa volta anche di matrimoni tra persone dello stesso sesso. Un tema non molto dibattuto ultimamente e che non sembrava essere una priorità della politica transalpina degli ultimi anni. Creando contraddizioni non da poco in tutto l’ambiente culturale e sociale del paese.

La prima ad aver compiuto un passo in questo senso è stata Dominique Bertinotti, ministro delegato alla famiglia in seno al ministero delle politiche sociali e della sanità retto da Marisol Touraine.

Un dicastero dunque che da sempre deve tutelare due distinti poli che tendono ad essere antitetici: da una parte quello del sistema sanitario nazionale, gioiello del dirigismo made in France e biglietto da visita quanto mai efficace per rimarcare la distanza tra un certo tipo di politiche per la sanità (come quello statunitense) e il modello francese che, tanto per cambiare, aspira all’universalità. Dall’altra invece la delega alle politiche sociali. Una issue in continua evoluzione e una responsabilità importante per una forza socialista considerando i precedenti dei Patti Civili di Solidarietà che regolamentarono le unioni di fatto indipendentemente dal sesso della coppia.

francia

Il ministro per la famiglia Dominique Bertinotti

I governi socialisti di coabitazione nel corso della presidenza Chirac sono del resto ricordati per due misure legate ai due grandi tronconi della sfera dei diritti: sul fronte dei diritti del lavoro le 35 ore (ideate dall’allora ministro Martine Aubry) sul fronte invece dei diritti civili i Pacs, appunto.

L’intenzione della Bertinotti è quella di partire dai Pacs per affrontare un nuovo e rinnovato step: quello dei matrimoni tra omosessuali.

L’intenzione di procedere su questa strada però non è dovuta solo ed esclusivamente a ragioni di carattere interno o di impronta idealistica. E le politiche sociali su questo punto non differiscono troppo da quelle di carattere ambientale. E infatti quanto mai fondamentale considerare il trend globale per capire se vale la pena o meno dar vita ad una determinata apertura, ad una specifica proposta tesa ad estendere i diritti dei cittadini.

Non è un caso del resto che in Italia, molti che si ritenevano scettici nei confronti dei matrimoni omosessuali, dopo la legge spagnola che consentiva unioni di questo tipo si sono ricreduti. In quanto se un paese con caratteristiche sociali e “morali” (se non religiose) simili era riuscito ad ottenere quel risultato allora a quanto pare i tempi erano maturi per un nuovo salto in avanti. Mai concretizzatosi platealmente in Italia per ragioni fin troppo lunghe da spiegare.

In un paese da sempre anomalo invece in campo religioso (la fede cattolica dovrebbe rallentare il suo sviluppo considerando l’inesistenza del concetto weberiano di “etica protestante”, ma al tempo stesso un evento campale come quello del 1789 ha anche permeato la società di un laicismo a tratti inedito in Europa) invece non si è ancora arrivati a tanto probabilmente, secondo la tesi dei sostenitori della proposta di Bertinotti, per la lunga parentesi di governi di centrodestra.

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L'autore: Livio Ricciardelli

Nato a Roma, laureato in Scienze Politiche presso l'Università Roma Tre e giornalista pubblicista. Da sempre vero e proprio drogato di politica, cura per Termometro Politico la rubrica “Settimana Politica”, in cui fa il punto dello stato dei rapporti tra le forze in campo, cercando di cogliere il grande dilemma del nostro tempo: dove va la politica. Su Twitter è @RichardDaley
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