Decreto Riaperture: le Regioni non ci stanno sul coprifuoco. Il caso

Pubblicato il 23 Aprile 2021 alle 11:23 Autore: Claudio Garau
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Decreto Riaperture: le Regioni non ci stanno sul coprifuoco. Il caso

Il decreto Riaperture è ormai pronto a dispiegare tutti i suoi effetti a partire dalla prossima settimana, ma non mancano i malumori delle Regioni sul delicato tema del mancato spostamento del coprifuoco. Proprio ieri Maria Stella Gelmini ha annunciato che saranno previste deroghe alle lezioni in presenza e il coprifuoco alle 22 non permarrà fino al 31 luglio, ossia la data di fine emergenza (salvo ulteriori proroghe). Ma ciò non sembra bastare a placare gli animi.

In verità, in queste ultime ore, le proteste da parte dei dei governatori delle Regioni hanno dominato la scena politica, a seguito della decisione presa nell’ambito del Consiglio dei ministri, con la quale il premier Draghi ha fissato che il coprifuoco sarà conservato, almeno per il momento, alle 22 e non sarà dunque spostato quindi alle 23 (come invece voluto da Lega e dalle Regioni). Ma la battaglia continua. Non stupisce insomma che i presidenti di Regione – in primis Zaia, Toti e Fedriga – siano tornati all’attacco del Governo, scrivendo direttamente al Premier per porre alla sua attenzione quelle che sono considerate proposte prioritarie nell’interesse delle comunità locali. Vediamo più nel dettaglio.

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Decreto Riaperture, tra tutela della salute e rilancio del Paese

Nella lettera appena citata, che dimostra come in verità le questioni legate al decreto Riaperture non siano affatto superate, si indica chiaramente la volontà di posticipare il coprifuoco dalle 22 alle 23. Le Regioni chiedono ciò a gran voce “In ragione dell’approssimarsi della stagione estiva caratterizzata dall’ora legale e, in considerazione della riapertura delle attività sociali e culturali“.

Insomma, diminuire il lasso di tempo di coprifuoco (che per ora resta nell’orario 22-5) significherebbe contribuire al progressivo ritorno alla normalità delle attività quotidiane, in primis quelle lavorative della ristorazione e dell’intrattenimento. Specialmente ora che si avvicina l’estate, ossia la stagione turistica per eccellenza. E’ ben noto altresì che il decreto Riaperture dovrebbe contribuire alla ripresa economica del paese, in virtù anche del parallelo Recovery Plan. Ecco perchè le Regioni temono che, se le regole sul coprifuoco restassero tali e quali, non vi sarebbe una effettiva spinta al ritorno alla normalità, sia per i privati cittadini, che per i lavoratori.

Il dibattito rovente degli ultimi giorni dimostra, in ogni caso, che su alcuni temi non è assolutamente facile trovare la ‘quadra’, in considerazione di esigenze non sempre perfettamente compatibili: da un lato, quelle di ordine sanitario e di tutela della salute dei cittadini; dall’altro quelle legate alla conservazione dei posti di lavoro e ai bisogni economici di lavoratori e famiglie.

Nella maggioranza di Governo non c’è uniformità di intenti sul tema del coprifuoco

In questo complesso quadro, anche all’interno dei partiti ora all’Esecutivo non si registrano visioni del tutto compatibili. Anzi, dal centrodestra arrivano nuove critiche al governo. Il leader della Lega, Matteo Salvini, si è espresso così: “Il nostro obiettivo è la libertà: senza supporto scientifico, è folle pensare che dopo le 22 uno debba giustificare di essere per strada, nel Paese dove lavora e paga le tasse“.

Il numero uno del Carroccio ha tuttavia precisato che, nonostante la sua ferma opposizione ad alcune misure del nuovo decreto anti-Covid, la Lega non vuole lasciare la maggioranza di governo, essendo ancora tanti i temi da discutere e su cui confrontarsi. Tra gli altri, riforma del fisco, della giustizia e riforma degli ammortizzatori sociali sono temi presenti nell’agenda di Governo e che abbisogneranno dei pareri delle varie forze politiche che compongono la maggioranza.

Salvini ha così concluso: “Dobbiamo tenere duro. Siamo entrati in un governo strano, ma abbiamo le spalle larghe. Pd e 5 Stelle sperano che la Lega esca dal governo? Se lo scordino“.

E intanto il PD risponde a Salvini, ma il dibattito coinvolge anche la scuola

Il leader della Lega, incalzato sul tema, ha però poi aggiunto che: “Con il coprifuoco alle 22 è a rischio la stagione dell’Arena di Verona, una cosa folle“. Non è mancata la pronta replica del ministro alla Cultura, Dario Franceschini, che in modo incisivo ha risposto così: “Una norma del decreto prevede, come lo scorso anno, la possibilità di derogare al limite massimo di 1000 spettatori all’aperto, con decisione della conferenza delle regioni. Quindi, come lo scorso anno, l’Arena potrà avere la deroga su iniziativa della Regione Veneto“.

E intanto nella bagarre sul tema del coprifuoco, si aggiunge anche il contributo di Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, partito di centro-destra ora all’opposizione. “Non penso che si possa definire un ‘decreto riaperture’ quello che è stato approvato ieri dal governo. Prevedere il coprifuoco alle 22 fino al 31 luglio è una misura folle, devastante, assolutamente irragionevole e punitiva”.

Non solo: la discussione in merito ai dettagli legati al decreto Riaperture si è allargata anche ad altri argomenti, in primis la scuola. Anche per quanto riguarda il ritorno alle lezioni in presenza, si scontrano le idee degli ‘aperturisti’, da un lato, e dei ‘rigoristi’, dall’altro. Sul tema scuola ha preso parola, in particolare, il presidente della Conferenza Stato Regioni, Massimiliano Fedriga, che ha sottolineato: “Sulla scuola c’è un problema politico e istituzionale importante, in Consiglio dei ministri è stato cambiato un accordo siglato tra istituzioni e questo è un precedente molto grave, non credo sia mai successo“.

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I Governatori di Regione restano compatti: le regole sul coprifuoco vanno riviste

I presidenti di Regione stanno mostrando di avere, in questi giorni, una visione comune sul tema delle regole del coprifuoco. Ecco come si spiega lo scontro persistente con il Governo. Proprio Fedriga ha detto a chiare lettere: “Noi, come Conferenza delle Regioni, abbiamo proposto lo spostamento del coprifuoco alle 23. Sembra incomprensibile chiedere di lasciare il ristorante alle 21.30 per rientrare a casa entro l’orario stabilito. Un’ora in più non penso che rappresenti un problema per il rischio pandemico. La proposta è assolutamente responsabile ed è arrivata all‘unanimità all’interno della Conferenza“.

Così mettiamo a rischio la prossima stagione turistica“, fa notare il presidente del Veneto, Luca Zaia.  “Voi – ha domandato rivolgendosi ai giornalisti presenti – andreste in vacanza in un posto dove alle 22 dovete chiudervi in albergo o in tenda se andate in campeggio? No cerchereste un posto dove il coprifuoco non c’è“. In altre parole, per Zaia il rischio è che conservando il coprifuoco, la stagione turistica sia messa a rischio di minori incassi e di nuove perdite.

Da rimarcare anche l’intervento del Governatore della Liguria Giovanni Toti:La conferma del coprifuoco alle 22, l’apertura di cinema e teatri e, allo stesso tempo, il divieto di mangiare all’interno di un ristorante, come invece prima era consentito fare in zona gialla, sono decisioni che oltre a essere incoerenti colpiscono sempre gli stessi“, scrive Toti su Facebook. Il presidente della Regione poi fa notare: “Ancora una volta vengono penalizzati gli organizzatori di eventi, matrimoni e cerimonie che saranno impossibilitati a lavorare la sera nel pieno della stagione più gettonata. Così non va, è il buonsenso che lo dice“.

Concludendo, staremo a vedere nei prossimi giorni se il decreto Riaperture, pur ormai nella sua versione definitiva, subirà modifiche proprio sul tema del coprifuoco o se, invece, resterà tale e quale.

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L'autore: Claudio Garau

Laureato in Legge presso l'Università degli Studi di Genova e con un background nel settore legale di vari enti e realtà locali. Ha altresì conseguito la qualifica di conciliatore civile. Esperto di tematiche giuridiche legate all'attualità, cura l'area Diritto per Termometro Politico.
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