Passaporto vaccinale europeo: che cos’è e a che cosa serve

Pubblicato il 26 Febbraio 2021 alle 12:23 Autore: Claudio Garau
bandiere europee in fila davanti il grattacielo grigio della Commissione europea a Bruxells

Passaporto vaccinale europeo: che cos’è e a che cosa serve

Negli ultimi mesi, tra i vari temi connessi alla pandemia, si è parlato e si continua a parlare con frequenza del cosiddetto passaporto vaccinale europeo, ossia un documento che, in pratica, potrebbe avere la stessa rilevanza della carta d’identità, accompagnato dal visto o dal biglietto aereo. Si tratterebbe insomma di una sorta di ‘lasciapassare’ che potrebbe aprire di nuovo all’ingresso nei paesi UE, permettendo ai vaccinati di oltrepassarne le frontiere. Vediamo più da vicino l’argomento.

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Passaporto vaccinale europeo: un’idea condivisa da sempre più Stati membri

In verità, l’idea di istituire un passaporto vaccinale europeo non è nuova. Ci aveva pensato anzitutto la Grecia alcuni mesi fa, nella finalità di proteggere il turismo estivo e di garantire il diritto alla salute dei cittadini ellenici e dei turisti in visita nel paese. Ma l’idea della Grecia ha ricevuto apprezzamento, tanto che è stata riproposta da Israele e Gran Bretagna. Insomma, si allarga piano piano il fronte di chi ritiene che introdurre un passaporto vaccinale europeo non consista in un limite agli spostamenti e non costituisca una discriminazione tra vaccinati e non vaccinati. Anzi, servirebbe proprio a favorire un ritorno graduale alla normalità della libera circolazione all’interno della UE, uno dei pilastri del diritto comunitario.

Se ne continua a parlare insomma, specialmente a Bruxelles: l’obiettivo è quello di adottare a breve un provvedimento di matrice UE, che disponga regole in merito al passaporto vaccinale europeo. Sostengono questo disegno ormai non soltanto Grecia, Israele o Gran Bretagna, ma anche diversi altri Stati, tra cui Danimarca, Polonia, Spagna e non solo.

In Israele è già attivo un ‘lasciapassare interno’

Proprio in Israele, già è applicata l’idea a livello locale. Infatti, in quell’area sussiste il cosiddetto green pass, che consente ai vaccinati di entrare in luoghi a potenziale rischio di contagio come cinema o palestre. D’altronde la misura appare tutto sommato coerente con i dati confortanti delle vaccinazioni nel paese, in quanto già metà della popolazione ha avuto almeno una dose di vaccino covid: il Governo sta piano piano mettendo in atto le misure di ripartenza, adottando dunque anche il green pass.

Pertanto, chi ha ed esibisce la certificazione della doppia vaccinazione ed è comunque guarito dal virus può tornare ad entrare nelle piscine, palestre, alberghi, e può partecipare ad eventi culturali e sportivi. In Israele, gli interessati debbono iscriversi in un sito web ad hoc, inserendo il numero di carta d’identità: per questa via potranno di seguito stampare il lasciapassare interno. Come intuibile, il foglio attesta che il cittadino ha ricevuto il vaccino anti Covid oppure che si è ammalato, ma è guarito di recente.

Sulla falsariga del passaporto vaccinale europeo, nuovamente la Gran Bretagna sembra allinearsi al caso di Israele. Infatti il Primo Ministro inglese Boris Johnson avrebbe già manifestato l’intenzione di adottare un modello simile, scegliendo dunque il green pass anche per i cittadini britannici: chi lo avrà, potrà avere accesso ad eventi o locali pubblici, una volta terminato il periodo di lockdown.

Le prime critiche: il passaporto distinguerebbe vaccinati da non vaccinati

In verità, anche dal punto di vista etico e dal punto di vista giuridico, l’argomento del passaporto vaccinale europeo e del passaporto interno, sul modello di Israele, pone delicate questioni.

Infatti, se da un lato il passaporto vaccinale europeo potrebbe essere di impulso ad uscire con maggior velocità dalla gabbia del lockdown, dall’altro potrebbe costituire fonte di distinzioni incompatibili con le leggi vigenti. In effetti, c’è chi ha già notato che la scelta di imporre certificazioni per circolare liberamente e per avere accesso ad eventi ed attività, rischia di dar luogo a discriminazioni a danno di chi, per qualsiasi ragione – anche di tipo medico – non può ricevere il vaccino covid.

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Concludendo, sul tema del possibile passaporto vaccinale europeo, va altresì ricordato che il presidente francese, Emmanuel Macron, riunirà ad inizio marzo i membri del governo per mettere a punto il “pass sanitario” – che ha rimarcato non costituirà un “passaporto vaccinale” – nella prospettiva della riapertura dei luoghi di cultura e dei ristoranti chiusi a seguito della pandemia.

Macron ha anche rimarcato che i paesi membri UE dovranno lavorare congiuntamente sul tema del passaporto vaccinale europeo, evitando cioè che ogni Paese adotti un proprio sistema. La direzione deve essere insomma quella di lavorare ad una certificazione medica comune.

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L'autore: Claudio Garau

Laureato in Legge presso l'Università degli Studi di Genova e con un background nel settore legale di vari enti e realtà locali. Ha altresì conseguito la qualifica di conciliatore civile. Esperto di tematiche giuridiche legate all'attualità, cura l'area Diritto per Termometro Politico.
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