Variante brasiliana coronavirus: cos’è e perché può essere pericolosa

Pubblicato il 18 Gennaio 2021 alle 08:00 Autore: Daniele Sforza

Variante brasiliana coronavirus: cos’è e perché può essere pericolosa

La variante brasiliana coronavirus è “una cosa pesante, purtroppo”. Così l’ha definita l’infettivologo Massimo Galli. Ha perfino costretto il ministro della Salute Roberto Speranza a chiudere i voli dal Brasile. “È stata una decisione necessaria e sacrosanta”. Ne è sicuro il prof. Galli: “La variante brasiliana, che ha fatto già chiudere l’Inghilterra, è una cosa pesante purtroppo”. La prima volta è stata identificata e isolata in Giappone, in quattro individui che per l’appunto rientravano dal Brasile. E ora c’è il timore che i vaccini non possano risultare efficaci, anche se sotto questo aspetto non c’è ovviamente ancora la certezza.

Variante brasiliana coronavirus: cos’è e come si trasmette

Questa variante, detta P.1, ha già imposto la chiusura del Regno Unito. La cosa preoccupante è che le varianti brasiliani sono due: la P.1 (nota anche come B.1.1.28, K417N/E484K/N501Y9 e la B.1.128 (E484K). La mutazione E484K, che è accomunata alla variante sudafricana, è quella più preoccupante, perché potrebbe sterilizzare gli effetti del vaccino, o meglio, come riporta anche il Corriere della Sera, “sarebbe stata vista sfuggire agli anticorpi in alcuni studi”. A Manaus, in Amazzonia, è il caos. Qui a ottobre il 76% dei residenti era stato infettato e a fine dicembre il 42% dei positivi aveva tracce di questa variante. Le tre varianti (compresa la sudafricana) sembrano essere sorte indipendentemente e aver determinato un aumento dei casi piuttosto elevato nei luoghi incriminati. Inoltre la sopraccitata mutazione mostrerebbe una riduzione di 10 volte della neutralizzazione dai vari anticorpi rispetto alla versione comune e più nota. Altro aspetto controverso è il caso di re-infezione di un paziente trentenne già guarito che si è reinfettato con la variante.

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“Elemento di notevole preoccupazione”, dice il prof. Galli

Per Galli, quello che è successo a Manaus, “mette la pietra tombale sulla strategia di chi ha in mente di far circolare il virus indisturbato per arrivare a un’immunità di gregge a furia di infezioni”, la parole dell’esperto riferite al Fatto Quotidiano. “A Manaus è accaduto che, lasciando girare il virus come gli pare, si è avuta sì una percentuale importante di gente che si è infettata e quindi immunizzata, ma non importante abbastanza per creare una vera barriera”. Da qui la diretta conseguenza che “il virus ha sviluppato la mutazione giusta per tornare a essere in grado di colpire non solo quelli che non aveva ancora infettato, ma in qualche caso anche quelli che si erano già ammalati”. Per Galli questo “è un elemento di notevole preoccupazione”, ma sul rischio sull’efficacia dei vaccini non c’è ancora nulla di certo.

L'autore: Daniele Sforza

Romano, classe 1985. Dal 2006 scrivo per riviste, per poi orientarmi sulla redazione di testi pubblicitari per siti aziendali. Quindi lavoro come redattore SEO per alcune testate online, specializzandomi in temi quali lavoro, previdenza e attualità.
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