Omicidio Roberta Ragusa: ecco le motivazioni della sentenza contro Logli

Pubblicato il 16 Dicembre 2019 alle 17:25 Autore: Isotta Ratti
Omicidio Roberta Ragusa: ecco le motivazioni della sentenza contro Logli

Roberta Ragusa morì nel gennaio del 2012, ed oggi – a distanza di 7 anni – la sentenza riguardante il colpevole è stata emessa: il marito Antonio Logli è stato giudicato il responsabile e condannato a 20 anni di carcere.

Com’è morta Roberta Ragusa

L’uomo, nella notte, avrebbe ucciso la moglie e fatto sparire il corpo, che non è mai stato ritrovato. La motivazione che spinse Logli a compiere un gesto così brutale fu la sua relazione extraconiugale con la baby sitter dei loro figli, Sara Calzolaio. Una volta scoperti, la Ragusa avrebbe chiesto il divorzio ma – poiché l’uomo aveva paura di perdere l’appoggio economico – fu uccisa dallo stesso marito.

La coppia era infatti in possesso di una scuola guida e la casa in cui vivevano era di proprietà della famiglia di Roberta Ragusa. In caso di separazione, dunque, Logli avrebbe dovuto trovarsi altra sistemazione, oltre che un nuovo lavoro.

A testimoniare la colpevolezza di Antonio, un passante dichiarò di aver visto i due litigare furiosamente per strada. Fu lo stesso Logli a denunciare la scomparsa della donna, dicendo di essersi svegliato al mattino senza lei al suo fianco, fatto smentito dalla prova che – la notte della scomparsa – Logli non stava dormendo ma era al telefono con l’amante. Inoltre, è stato ritenuto impossibile l’allontanamento volontario da parte di Roberta, in quanto la lite è avvenuta in pigiama e la donna non aveva con sé viveri o altro occorrente.

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La sentenza che condanna Logli

Il criminale viveva con i figli avuti da Roberta e con la sua ex amante Sara, divenuta compagna fissa. Nonostante i bambini negassero la possibilità della colpevolezza del padre, la sentenza ha dimostrato il contrario.

Finalmente – dopo innumerevoli indagini – Roberta Ragusa ha avuto giustizia: Antonio Logli è stato ritenuto colpevole di aver ucciso la donna e di aver fatto sparire il suo corpo ed è stato condannato per omicidio di primo grado a scontare la sua pena nel carcere Pisano, Don Bosco.

L'autore: Isotta Ratti

Classe 1998. Laureanda presso la facoltà di Scienze della comunicazione all'Università degli Studi di Pavia.
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