Il Milan arranca: colpa della gioventù bruciata

Pubblicato il 11 Ottobre 2015 alle 08:13 Autore: Redazione

Mihajlovic sì, Mihajlovic no, Mihajlovic sì, Mihajlovic no.
Berlusconi ammette di aver avuto un lungo colloquio con l’allenatore serbo e Adriano Galliani, altro bersaglio delle critiche dei tifosi rossoneri, e dichiara di avere fiducia in Sinisa: “le cose cambieranno, vedrete da subito un altro Milan”.

L’argomento caldo del momento è uno solo: perché il Milan non staziona nella parte alta della classifica?
Il problema è l’allenatore? Arriva l’investimento sulla panchina ed un nuovo tecnico giovane, determinato e “diverso” dai predecessori.
Il problema è la scarsità qualitativa? Arriva l’intervento massiccio sul mercato, con innesti economicamente importanti quali Bacca, Luiz Adriano (già vittima – a quanto pare – della “maledizione del 9” rossonera), Bertolacci o Romagnoli.

Niente, da questa situazione non si esce.
E’ cambiato il modulo, sono cambiati gli interpreti, è cambiato addirittura Balotelli, ma il Milan non ingrana ancora, anzi, sembra quasi nel bel mezzo di un’involuzione, in quanto a risultati.
“Sì, ma con l’Inter meritava di più” direbbe qualcuno. Poco importa, servono punti.

E se provassimo a cercare una causa più reale e meno mediatica?luca-vido
Nel pomeriggio di ieri l’Italia Under 19 vinceva sulla rispettiva nazionale macedone con un risultato di 3-2. I gol arrivano tutti e tre da un baby rossonero: Luca Vido, un classe 1997 che sogna Ibrahimovic e che nelle varie competizioni ha una media di quasi un gol ogni due partite. Niente male, no?
Non basta, perché tra i migliori in campo ci sono Andrès Llamas e Manuel Locatelli, militanti sempre nel Milan.

Tre giocatori di cui sentirete parlare. Scommettiamo?
Il problema è che, con buone probabilità, faranno la fortuna di altre squadre.
Perché un problema, se non IL problema, è che nelle politiche della dirigenza rossonera c’è molto esotismo, c’è ambizione ad una rosa fatta di grandi nomi internazionali, che hanno appeal, che fanno vendere magliette, che portano soldi e non punti.

E poco importa se la nazionale maggiore vince grazie ai gol di Matteo Darmian e Stephan El Shaarawy, due che di rossonero ne sanno qualcosa. Il primo è addirittura arrivato alla Champions League dopo sole 4 presenze in Serie A, prima di essere ceduto in prestito e poi svenduto senza troppi patemi.

Ma magari è solo un caso, si potrebbe obiettare.
paloschi-milanBeh, basti pensare alla cessione di Bryan Cristante, uno dei più rosei talenti della primavera rossonera, nell’anno in cui il centrocampo era “occupato” dall’ex giocatore Michael Essien e dal problematico Sulley Muntari.
E serviva davvero riprendere Matri (che, tra l’altro, dopo le giovanili al Milan ha vissuto i migliori anni a Cagliari) senza nemmeno provare a puntare sui prodotti interni? Ogni anno c’è un nuovo goleador: Zigoni, Beretta, Ganz, Comi, Petagna. I desaparecidos.
E’ vero, Paloschi sarebbe il perfetto post-Inzaghi. E infatti…

Guardando ad oggi, sembra di poter intravedere un cambiamento, un accenno d’inversione di tendenza.
In rosa vengono aggiunti Romagnoli e Josè Mauri (sì, ve lo siete già dimenticato), e viene dato spazio al mai sbocciato De Sciglio e al nuovo trenino Calabria.

I posteri ci permetteranno di dare un giudizio: sarà una rivoluzione che porterà a tirar fuori nuovi gioiellini o assisteremo all’ennesima annata fallimentare di una politica orientata più al guadagno commerciale che al profitto sportivo?

 

 

Luigi Forte

L'autore: Redazione

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