Operazione Dirty Soccer: nuova bufera sul calcio italiano

Pubblicato il 19 Maggio 2015 alle 10:04 Autore: Marco Fummo

L’operazione Dirty Soccer, un’inchiesta sul calcioscommesse che vede protagonisti club di lega pro e serie D, ha preso piede questa notte ed ha portato ad una cinquantina di arresti tra calciatori, allenatori e dirigenti dei club interessati con l’accusa di associazione a delinquere, finalizzata alla frode sportiva, aggravata dall’associazione mafiosa. Un altro ciclone si appresta dunque ad abbattersi sul calcio italiano, ma questo ormai non sembra più stupire viste le pessime condizioni economiche in cui versano i club delle serie inferiori italiano, proprio mentre in Inghilterra per una finale di quinta divisione (equivalente alla nostra Eccellenza) il Wembley Stadium si è riempito con 50mila persone. L’inchiesta è scattata in seguito alle intercettazioni di Pietro Iannazzo, pezzo grosso della ‘ndrangheta di Lamezia Terme, e vede sotto accusa decine di partite e squadre come Vigor Lamezia, Sant’Arcangelo, Sorrento, Montalto, Puteolana, San Severo, Akragas, Pro Patria, Barletta, Brindisi, L’Aquila, Neapolis Mugnano, Torres.

Ulivieri: situazione grave, servono più controlli

Nella mattinata Renzo Ulivieri, ex allenatore e presidente dell’Associazione italiana allenatori, ha espresso tutta la sua preoccupazione in seguito al polverone sollevatosi questa notte: “Se il quadro è questo, è una situazione drammatica probabilmente in situazioni di questo genere servirebbe un intervento sulla gestione dei campionati con maggiori controlli. Quella delle serie minori è una realtà difficilissima dal punto di vista economico, si conosce in quali situazioni versano i club di Lega Pro e Serie D. Bisognerà effettuare controlli perché se il quadro è questo, che sembra di più ampi contorni nei numeri, ci troviamo di fronte a una situazione di assoluta emergenza”.

Conferenza a Catanzaro: personaggi coinvolti molto pericolosi

Questa mattina alle 11 in una conferenza tenutasi alla questura di Catanzaro ha preso la parola il procuratore capo Vincenzo Lombardo: “Tutto nasce dalle indagini su Pietro Iannazzo, e si parte dai dirigenti della società sportiva Neapolis. Poi si arriva ai dirigenti della Pro Patria, e poniamo l’attenzione sul campionato di Lega Pro. Abbiamo tra i finanziatori tre tra serbi e sloveni, già conosciuti alle forze dell’ordine dei loro paesi, soggetti maltesi e un albanese, che alla fine viene sequestrato e pestato perché aveva perso dei soldi, scommettendoli in prima persona, che gli erano stati dati per aggiustare delle partite. Non potevamo intervenire prima perché avremmo svelato l’indagine su Iannazzo. Abbiamo una serie di soggetti che vanno e vengono tra Albania, Serbia, Slovenia e Malta, e temevamo potessero scomparire, come in parte è successo: non potevamo aspettare per far partire l’operazione”. Ha parlato anche il procuratore aggiunto Bombardieri: “Ci sono stati episodi di sequestri di persona e pestaggi, sono coinvolti soggetti decisamente pericolosi. O soggetti disposti a tutto: penso a Mauro e Carluccio, disposti a vendere risultati della Pro Patria. In questa indagine vi è uno spaccato di come veniva inteso lo sport da questi soggetti: in altre partite è capitato che l’allenatore, coinvolto nella combine, abbia dato la colpa della sconfitta ai giocatori che invece avevano giocato lealmente”.

L'autore: Marco Fummo

Marco Fummo, nato a Salerno il 3 Aprile 1991, è diplomato al Liceo Classico F. De Sanctis e laureando in Editoria e Pubblicistica all'Università degli Studi di Salerno. Da sempre appassionato di scrittura giornalistica, studia per ottenere un futuro in questo campo.
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