Taglio pensioni 2021: arriva l’allarme dei sindacati. Cosa sta succedendo

Pubblicato il 7 Gennaio 2021 alle 13:34 Autore: Guglielmo Sano

Taglio pensioni 2021? Sotto accusa ancora una volta la revisione dei coefficienti di trasformazione del montante contributivo

Taglio pensioni 2021: arriva l’allarme dei sindacati. Cosa sta succedendo

Taglio pensioni 2021: arriva l’allarme dei sindacati. Cosa sta succedendo

Taglio pensioni 2021? Tornano a dare l’allarme i sindacati: sotto la lente d’ingrandimento ancora una volta la revisione dei coefficienti di trasformazione del montante contributivo prevista nel quadro della Riforma Dini.

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Taglio pensioni: i sindacati tornano a dare l’allarme

“L’attuale meccanismo è penalizzante per i lavoratori e disincentiva la permanenza al lavoro, in netta contrapposizione con il principio alla base del sistema contributivo. Rimandando, infatti, l’accesso alla pensione si incorre nel pericolo di vedere il proprio montante contributivo calcolato con coefficienti più sfavorevoli” ha dichiarato in un recente intervento a proposito di taglio pensioni in virtù della revisione dei coefficienti di trasformazione Domenico Proietti, segretario Uil. “La revisione automatica dei coefficienti per il calcolo delle pensioni con il sistema contributivo dovrebbe essere rivista e diventare oggetto di confronto con le organizzazioni sindacali, come prevedeva all’origine la legge Dini del 1995” con queste parole ha poi colto la palla al balzo sul tema Ignazio Ganga, segretario Cisl.

Revisione coefficiente di trasformazione: quanto si perde?

Taglio pensioni 2021? In effetti, a causa dell’ultima – la quinta – revisione dei coefficienti di trasformazione del montante contributivo prevista dalla riforma Dini (parametro legata all’aumento della speranza di vita), quest’anno, alcuni tra i nuovi pensionati – quelli con gli assegni più consistenti (2.500 euro) – vedranno ridursi l’importo del trattamento anche di 170 euro. È sempre la Uil di Proietti a fornire delle stime: per esempio, chi andrà in pensione da gennaio in poi con 67 anni di età e una retribuzione lorda di 2mila euro al mese subirà una riduzione di circa 10 euro dell’assegno rispetto a chi usciva dal lavoro, con le stesse condizioni, nel 2020. Se va in pensione con la medesima retribuzione ma a 62 anni si perdono, invece, “solo” 94 euro all’anno. Naturalmente, il taglio sarà più evidente per chi va in pensione con un assegno calcolato interamente con sistema contributivo mentre riduce i danni chi ricade nel sistema misto (grazie alla presenza di una parte calcolato con sistema retributivo).

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L'autore: Guglielmo Sano

Nato nel 1989 a Palermo, si laurea in Filosofia della conoscenza e della comunicazione per poi proseguire i suoi studi in Scienze filosofiche a Bologna. Giornalista pubblicista dal 2018 (Odg Sicilia), si occupa principalmente di politica e attualità
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