Variante Covid inglese: dal Regno Unito la nuova versione sudafricana

Pubblicato il 24 Dicembre 2020 alle 08:00 Autore: Daniele Sforza
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Variante Covid inglese: dal Regno Unito la nuova versione sudafricana

La variante Covid inglese preoccupa, anche se in molti rassicurano sull’efficacia permanente dei vaccini. Da qualche giorno se ne parla: non è più letale, ma è comunque più veloce nel diffondersi. Un grosso problema che per ora si ripercuote nel Regno Unito (circa 40 mila casi nelle ultime 24 ore con oltre 700 decessi), ma che presto potrebbe essere protagonista anche in altri Paesi (e c’è già chi ne ipotizza le responsabilità dietro alla diffusione dei contagi in Veneto). Ma oltre alla variante Covid inglese, c’è anche un’altra “versione” che sta sopraggiungendo, sempre dal Regno Unito, stavolta proveniente dal Sudafrica. Ne ha parlato un ministro inglese. Di cosa si tratta?

Cos’è la variante Covid inglese di provenienza sudafricana?

La natura della variante sudafricana dovrebbe essere simile a quella inglese che abbiamo conosciuto negli ultimi giorni. Più contagiosa, veloce nella diffusione, ma non più letale, non più pericolosa. Individuata ai primi di ottobre, non si tratta certo dell’ultima mutazione del virus. In realtà, come spiega il genetista Giuseppe Novelli dell’Università di Tor Vergata a Il Fatto Quotidiano, “il virus più circola, più replica e più muta”. In generale i virus che circolano con frequenza risultano più contagiosi, ma meno gravi, ovvero “meno fatali nel tempo”, le parole dell’epidemiologo sudafricano Salim Abdool Karim. Un altro aspetto della variante, però, è legata all’età: ora i contagiati sono più giovani, ma ancora non si può sapere con certezza se questo elemento è legato proprio alla nuova variante del virus.

In attesa dei dati di laboratorio, più certi rispetto a quelli fatti al computer, L’Oms è stata già allertata. Da qui la scoperta dei ricercatori inglese della variante inglese, che non è quella sudafricana, ma molto simile. L’elemento che desta maggior timore è l’evoluzione di tre elementi della proteina virale spike, tratto in comune di entrambe le mutazioni. Come spiega Richard Lessells del laboratorio Krisp, “questa mutazione è preoccupante perché colpisce un elemento utilizzato dagli anticorpi per neutralizzare il virus, ma va notato che i vaccini sviluppati producono una risposta umanitaria ad ampio spettro”. Resta dunque in piedi la tesi che l’efficacia del vaccino permanga.

Certamente le ultime mutazioni del virus, un virus che ricordiamo essere già mutato parecchie volte, risultano significative e questo porta a ragionare ulteriormente sulle misure restrittive per frenare la diffusione del contagio ed evitare la replicazione dello stesso.

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L'autore: Daniele Sforza

Romano, classe 1985. Dal 2006 scrivo per riviste, per poi orientarmi sulla redazione di testi pubblicitari per siti aziendali. Quindi lavoro come redattore SEO per alcune testate online, specializzandomi in temi quali lavoro, previdenza e attualità.
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