Convivenza di fatto: cos’è, come si dichiara e quali vantaggi

Pubblicato il 16 Novembre 2020 alle 15:16 Autore: Claudio Garau
Coppia

Convivenza di fatto: cos’è, come si dichiara e quali vantaggi 

Oggigiorno, in una società in cui i legami matrimoniali sono in larga parte in crisi e in cui separazioni e divorzi costituiscono una buona fetta del lavoro di avvocati e tribunali, è frequente sentir parlare di convivenza di fatto, oppure di coppia o famiglia di fatto, o ancora di convivenza more uxorio, cioè secondo le consuetudini e le regole tipiche di una coppia sposata. Si tratta infatti di una alternativa al tradizionale matrimonio, che da qualche anno ha ricevuto un vero e proprio riconoscimento da parte del legislatore, con tutele ad hoc. Ma, in concreto, al di là dell’assenza del vincolo matrimoniale cos’è una convivenza di fatto? Cerchiamo di fare chiarezza e di capire perchè talvolta questa soluzione, conviene.

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Convivenza di fatto: di che si tratta

I dati statistici più recenti ci dicono una cosa molto chiara: insieme alla scelta delle libere unioni come percorso alternativo al classico matrimonio, sono in continua crescita le convivenze prematrimoniali, che frequentemente portano a rinviare le nozze a età più matura. Come accennato, dal 2016 anche le persone che scelgono di convivere, ma non di sposarsi (o quanto meno non subito), ricevono una specifica tutela dalle norme del diritto civile.

Va ricordato che la giurisprudenza, per molto tempo, ha cercato – con provvedimenti giudiziari – di equiparare le coppie in convivenza di fatto a quelle sposate, almeno per quanto attiene alle principali tutele, in considerazione che anch’esse – essendovi uno stabile legame affettivo in gioco e la permanenza sotto lo stesso tetto – meritano indubbiamente garanzie.

Ecco dunque che l’intervento del legislatore è stato quanto mai necessario ed utile: infatti, la materia è stata definitivamente regolata dalla nota legge Cirinnà del 2016, ovvero il provvedimento che disciplina i patti di convivenza (tra soggetti di sesso differente) e le unioni civili (tra soggetti di identico sesso).

In base alle norme oggi vigenti, che finalmente hanno chiarito un quadro prima controverso, tanto da giustificare numerose prese di posizioni dei giudici, è possibile dunque definire con nitidezza la convivenza di fatto: si tratta infatti del legame due persone che hanno compiuto i 18 anni, unite durevolmente da legami affettivi di coppia e di reciproca assistenza morale e materiale. Requisito essenziale, al fine di potersi parlare di convivenza di fatto, è che la coppia non sia vincolata da relazioni di parentela, affinità o adozione, da matrimonio o da un’unione civile. Entro questi limiti, da qualche anno la soluzione in oggetto trova quindi riconoscimento nella legge.

Attestare detto rapporto è essenziale

E’ da rimarcare che, per aversi una convivenza di fatto secondo la legge, il sesso dei conviventi non è elemento determinante, potendo ben trattarsi sia di coppia eterosessuale, che di coppia omosessuale.

Piuttosto rileva che i conviventi attestino in qualche modo questo legame affettivo e la vita in comune, sotto lo stesso tetto (che nel legame matrimoniale è invece scontata e presunta). In buona sostanza, perchè si abbia una convivenza di fatto a tutti gli effetti, i membri della coppia devono coabitare e avere dimora abituale nell’identico Comune. Vero è che detti requisiti, pur non essendo inclusi nella definizione dell’argomento di cui qui ci occupiamo, si ottengono per logica dalla regola sull’iscrizione all’Anagrafe che comprova la stabile convivenza. Pertanto la coppia convivente autocertifica lo status dichiarando di coabitare nello stesso immobile.

In altre parole, detta dichiarazione è cruciale, giacchè i conviventi che rendono noto all’ufficio dell’Anagrafe sia di vivere nello stesso Comune, sia di coabitare sotto lo stesso tetto, danno luogo all’iscrizione all’Anagrafe civile e conseguono così lo status ufficiale di conviventi. Ricordiamo altresì che detta dichiarazione può essere presentata in uno dei modi seguenti:

  • con sottoscrizione innanzi all’ufficiale d’Anagrafe;
  • con invio al Comune con fax o posta elettronica certificata o ancora con raccomandata a/r.

Per questa via, ottengono lo status di conviventi e possono conseguire così il certificato di stato di famiglia, che comprova la loro convivenza dal punto di vista legale. Si può parlare dunque, anche in queste circostanze, di nucleo familiare.

Ricordiamo altresì che la citata autocertificazione non è obbligatoria, giacchè la convivenza di fatto può essere provata anche con mezzi differenti. Infatti, insieme o con l’autocertificazione i conviventi possono fornire altre e differenti prove, come ad es. documenti scritti (contratto di mutuo, foto, polizza assicurativa rc auto ecc.) e testimonianze (che possono anche essere domandate dal Comune) dei genitori della coppia, degli amici ecc.

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I vantaggi per i conviventi

A questo punto, possiamo vedere più da vicino quali sono i vantaggi concreti che scattano in ipotesi di acclarata convivenza di fatto. Ebbene, la legge da qualche anno prevede diritti e doveri per i conviventi, che sorgono dalla formalizzazione del rapporto in questione. Eccoli in rapida rassegna:

  • i conviventi possono firmare il cd. contratto di convivenza, in modo da mettere nero su bianco i rapporti patrimoniali;
  • al convivente di fatto che si attiva in modo continuativo per il profitto dell’attività imprenditoriale dell’altro convivente, spetta una partecipazione agli utili dell’impresa familiare, ma anche ai beni acquistati con essi, e agli incrementi della stessa impresa;
  • in caso di malattia grave tale da compromettere la capacità di intendere e volere, il convivente malato può delegare l’altro a rappresentarlo nelle scelte che lo riguardano in ambito sanitario. E, in circostanze di ricovero, al citato convivente è attribuito anche il diritto di visita e di assistenza all’ospedale;
  • il convivente di fatto può visitare l’altro che sia detenuto in carcere, proprio come per le coppie sposate.
  • il convivente superstite succede nel contratto di locazione al convivente scomparso, e può anche essere immesso nelle graduatorie per l’assegnazione delle case popolari;
  • in circostanze di cessazione del periodo di convivenza di fatto, il magistrato determina il diritto del convivente di ottenere dall’altro convivente gli alimenti (per un lasso di tempo legato alla durata del rapporto affettivo sotto lo stesso tetto), nel caso si trovi in stato di bisogno e non possa mantenersi autonomamente.

Ecco dunque chiaro che oggi, a differenza del recente passato, essere conviventi e ufficializzare una convivenza di fatto permette di poter contare su un insieme di tutele non irrilevanti, che in larga parte assomigliano a quelle delle coppie sposate.

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L'autore: Claudio Garau

Laureato in Legge presso l'Università degli Studi di Genova e con un background nel settore legale di vari enti e realtà locali. Ha altresì conseguito la qualifica di conciliatore civile. Esperto di tematiche giuridiche legate all'attualità, cura l'area Diritto per Termometro Politico.
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