Canone Rai e coniugi separati: come funziona e chi deve pagarlo

Pubblicato il 21 Ottobre 2020 alle 15:27 Autore: Claudio Garau
Telecomando

Canone Rai e coniugi separati: come funziona e chi deve pagarlo

Il canone Rai, ovvero secondo alcuni un balzello di discutibile obbligatorietà, ma il cui pagamento tuttora costituisce oggetto di una scadenza fissa annuale per milioni di famiglie italiane. Qui di seguito vogliamo occuparci, e cercare di dare una utile risposta, ad una questione pratica di certo non infrequente: se una coppia sposata decide di non proseguire la vita assieme sotto lo stesso tetto, chi sarà dei due a dover sopportare la spesa del canone Rai? Vediamolo.

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Canone Rai: che cos’è secondo la legge

Prima di affrontare la questione relativa al pagamento del canone Rai da parte dei coniugi separati, dobbiamo spendere qualche parola su di esso. Giuridicamente parlando, il canone Rai consiste nel tributo dovuto da qualsiasi persona possegga – anche se non è proprietario – e abbia in casa uno o più apparecchi televisivi, usati sia nell’ambito familiare, sia nell’esercizio di attività di vario tipo.

Il canone Rai è dunque una vera e propria imposta, che deve essere versata dal detentore di uno o più apparecchi TV, nella propria residenza o in altra abitazione, indipendentemente dal fatto che lo utilizzi o meno. Il solo requisito idoneo a far scattare l’obbligo non è la proprietà, bensì il mero possesso del televisore.

In passato, ci si è domandati se con il progredire della tecnologia, anche altri apparecchi potessero essere soggetti al pagamento di detto tributo allo Stato: si fa riferimento, in particolare, a tutti quei dispositivi per la visione di immagini – come tablet, pc portatili o smartphone – che possono ricevere segnali radiotelevisivi e quindi in grado di rendere visibili programmi tv. Ebbene, qualche anno fa, la Rai emise un comunicato specifico sulla questione, chiarendo che a tali mezzi non può essere ricollegato il pagamento di alcun ulteriore canone Rai, essendo quest’ultimo legato alla sola detenzione o possesso di televisori. E una recente nota ministeriale, spiegando cosa deve intendersi per “apparecchio televisivo”, ha confermato il precedente orientamento Rai.

Dal lato economico, il canone Rai va versato, sempre e comunque, una sola volta per ciascuna famiglia o per gruppo di soggetti residenti nella identica abitazione ed ha un prezzo unico, a prescindere dal numero di apparecchi posseduti o dal reddito del nucleo familiare.

Qual è il costo e come si paga

Per quanto riguarda il 2020, la spesa per il pagamento del canone Rai è pari a 90 euro complessivi. Di fatto il versamento si compie in dieci rate totali, con scadenza tra gennaio ed ottobre. Giacchè tradizionalmente detta imposta è stata oggetto di numerosissimi casi di evasione fiscale, oggi lo Stato la addebita in automatico sulla fattura o bolletta della luce a cadenza mensile o bimestrale, emessa dall’azienda erogante la fornitura elettrica, che a sua volta sarà poi tenuta a riversare nelle casse statali le somme incassati.

D’altronde la vigente normativa comporta una correlazione fra la detenzione di una TV e l’esistenza di una utenza per la fornitura di energia elettrica nella casa in cui si risiede: pertanto, il contratto per l’erogazione di elettricità fa scattare la presunzione del possesso di almeno una televisione.

Ricordiamo altresì che sono sempre in vigore le regole in tema di accertamento e di riscossione coattiva: così, in ipotesi di canoni non saldati o pagati dopo molto tempo, scatteranno sanzioni pecuniarie ed interessi.

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Coniugi separati e canone: chi paga?

Eccoci dunque al quesito iniziale sul pagamento canone Rai, che merita certamente risposta. Ebbene, in ipotesi di separazione tra i coniugi, se il coniuge separato, cui è intestata l’utenza elettrica, da cui il pagamento della relativa bollettava a vivere altrove è obbligatorio fare la voltura della fornitura elettrica, ovvero il cambio di intestazione del contratto di fornitura. E’ necessario dunque fare modifica del nome del titolare, ovvero della persona che abiterà la casa familiare. Nella specifica ipotesi il coniuge separato non abbia il possesso di alcun apparecchio tv nella nuova abitazione, dovrà spedire all’Agenzia delle Entrate, attraverso una raccomandata con ricevuta di ritorno, la dichiarazione di non detenzione o non possesso della tv: altrimenti, anche il coniuge separato che si va a vivere altrove è obbligato a pagare la stessa tassa, che di fatto si duplica.

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L'autore: Claudio Garau

Laureato in Legge presso l'Università degli Studi di Genova e con un background nel settore legale di vari enti e realtà locali. Ha altresì conseguito la qualifica di conciliatore civile. Esperto di tematiche giuridiche legate all'attualità, cura l'area Diritto per Termometro Politico.
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