Social TP: lettori contro la rimozione della statua di Montanelli, l’analisi

Pubblicato il 16 Giugno 2020 alle 10:09
Aggiornato il: 24 Giugno 2020 alle 23:27
Autore: Eugenio Galioto

Social TP: d’accordo con la rimozione della statua di Montanelli? L’analisi dei “Sì” e dei “no” attraverso l’individuazione di differenti tipologie

Social TP: d'accordo con la rimozione statua Montanelli

Social TP: d’accordo con la rimozione della statua di Montanelli? L’analisi

Non era ancora stata ancora imbrattata con la vernice rossa che già la statua di Indro Montanelli faceva parlare di sé, strattonata da destra a sinistra tra chi avrebbe voluto rimuoverla e chi avrebbe preferito rimanesse lì dov’è.

La querelle è nata dalla proposta avanzata dal movimento milanese I Sentinelli, i quali hanno lanciato un appello affinché la statua del giornalista sia rimossa.

Montanelli e la moglie dodicenne - Video Completo 1080p
Montanelli intervistato in merito alla questione dibattuta

L’appello ha scatenato le reazioni contrarie delle opposizioni e anche qualche imbarazzo nella maggioranza (con il Pd e l’Anpi che hanno preso le distanze dall’iniziativa).

Noi di Termometro Politico abbiamo chiesto ai nostri lettori su Facebook cosa ne pensassero della proposta, se fossero cioè d’accordo o meno con la rimozione della statua di Montanelli.

La stragrande maggioranza dei nostri lettori si è detta contraria alla rimozione della statua (circa 9 volte tanto i favorevoli, ben 2.024 “No”), mentre solo 223 si sono schierati a favore della proposta de I Sentinelli.

Ricordiamo che queste domande proposte sotto forma di un sondaggio a risposta secca (Sì/No) non hanno valenza statistica ma sono bensì utili per comprende il sentimento degli italiani e le considerazioni che si fanno su temi divisivi e di rilevanza nazionale.

Social TP: diverse tipologie di “No”

Abbiamo letto i 100 commenti più rilevanti (quelli che l’algoritmo di Facebook ha selezionato e quelli ritenuti tali da noi, sulla base della pertinenza alla domanda posta). Dopo averne analizzato il contenuto semantico, li abbiamo classificati in diverse tipologie, sulla base delle motivazioni che gli stessi soggetti interpellati davano delle loro scelte.

Abbiamo constatato, pertanto, che, oltre alla dicotomia Sì/No, esistano tante forme di “Sì” e altrettante di “No”; vale a dire molteplici spiegazioni sottostanti l’adesione ad una o l’altra polarità. Abbiamo quindi sintetizzato il contenuto nelle seguenti tipologie di No e Sì.

Cominciamo dal gruppo più influente: chi ha risposto “No” alla rimozione della statua di Indro Montanelli.

“Bisogna contestualizzare i fatti”: la difesa della storicità di chi ha votato “No”

Tra i contrari alla rimozione della statua, la categoria più consistente è senz’altro costituita da coloro che vorrebbero preservare la statua dall’assolutismo etico e astorico. Questi si mostrano non tanto interessati a difendere le azioni o il pensiero dell’uomo Montanelli, quanto a ribadire la contestualità e la storicità delle sue scelte. La storia e i personaggi più significativi che in essa si agiscono (come nell’ultimo secolo lo fu Montanelli), secondo questi lettori, dovrebbe essere sottratta dal giudizio assolutistico e universalistico dell’etica.”Rimuovere le statue (chiunque raffigurino) è rimuovere la storia, che può non essere gradita, ma resta storia” – scrive un commentatore, mentre un altro insiste: “Non sono d’accordo, posso non condividere aspetti della sua vita ma è necessario contestualizzarli nel suo tempo”.

C’è chi si scaglia provocatoriamente contro chi è favorevole alla rimozione della statua: “quindi le statue di personaggi ‘che fanno a botte’ con l’etica odierna vanno rimosse e chiuse dentro un museo. Bene .Quindi dovremmo rimuovere la statua di Marco Aurelio dal Campidoglio perché ha sterminato i Marcomanni e possedeva schiavi? Dobbiamo coprire la Colonna Traiana perché celebra la sottomissione della Dacia e dunque i Romeni potrebbero indignarsi? Spostiamo da un’altra parte i busti di Adriano, che ha trucidato oltre un milione di ebrei? Rimuoviamo dal Vaticano tutte le effigi dei papi dell’età delle inquisizioni? Ma come ragionate? Volete finirla di decontestualizzare? Volete capire che il patrimonio artistico e la storia non devono essere sottoposti a revisionismi etici?”. Posizione, questa, ribadita da una serie di altri commenti che hanno per oggetto icone e monumenti storici del passato: “A questo punto urge rimuovere tutti i simboli dell’impero romano, della chiesa cattolica nel periodo dell’inquisizione e sicuramente molti altri. Idea assurda la rimozione”; “Con il vostro ragionamento dovremmo radere al suolo il colosseo simbolo dello schiavismo per eccellenza… e perché non eliminare la statua di Garibaldi e Vittorio Emanuele quali conquistatori e torturatori dei partigiani duosiciliani chiamati briganti”.

In generale, in molti sono convinti che il passato non si possa “cancellare distruggendo una statua”. ” E’ necessario – scrive un lettore in un commento – imparare dagli errori del Passato, per migliorare come civiltà e come individui per questo Voto no”). Posizione rilanciata con ancora più convinzione in un altro commento: “La storia è storia, e non possiamo fare differenze tra chi è nato 100, 1000 o 2000 anni fa. L’etica e la morale si evolvono di anno in anno, e secondo il tuo ragionamento tra qualche decina d’anni, tutte le statue erette in questo periodo dovrebbero prendere polvere in qualche museo perché Dio solo sa cosa penseranno di noi le generazioni future. È follia”. Mentre un altro in modo diretto e senza giri di parole sentenzia: “Chi vuole cancellare la storia è perché non la conosce appieno e soprattutto non sa conviverci. Consiglio di istituire altre 10 statue di Montanelli”.

C’è, inoltre, chi ne fa una questione di orgoglio storico nazionale (“la storia e storia è il nostro passato nel bene e nel male e non rimuoveremo nulla di tutto ciò. Viva l’ Italia”, “In Italia la storia degli uomini non deve essere annullata da uomini insignificanti e di un periodo temporale ma deve restare tale come patrimonio della nazione e degli italiani”) e chi, pur prendendo le distanze dalle scelte di Montanelli, ammonisce contro la censura del “politicamente corretto” (“Censurare opere, statue o film od altro che siano è fascismo e da antifascista io dico che no, la statua deve rimanere a memoria della storia seppur buia del personaggio raffigurato”).

Molti ritengono necessario assumere una posizione di relativismo etico quando si ha a che fare con personaggi importanti della storia: “Non sono d’accordo. Le statue, di chiunque, devono rimanere al loro posto. Il passato, nel bene e nel male, va preservato e ricordato….senza revisionismi di parte ( tutte )”; “Se prendiamo questa strada, allora si dovrebbe demolire il mondo perché ogni cosa riporterebbe ad un fatto controverso secondo i punti di vista, sarebbe una barbarie”; “I monumenti fanno parte della storia in positivo o in negativo, secondo il mio modesto parere restano.”

“No, non sono d’accordo. – scrive un’altra lettrice, conscia delle insidie dell’assolutismo etico – Le ragioni per la rimozione mi sembrano derivare dalla pessima idea di rileggere il passato cogli occhi del presente. Ai tempi di Montanelli in Italia esistevano i bordelli legali e la prostitute erano anche ragazzine. Nessuno si sconvolgeva”.

C’è chi si spinge a invalidare il giudizio etico, quando si tratta di giudicare comportamenti che in passato costituivano una “consuetudine”: “Naturalmente NO! L’episodio si riferisce al 1934 ed era consuetudine nel costume dell’epoca! Non bisogna esagerare e condannare i personaggi vissuti in epoche lontane. Il giudizio dovrà essere valido per l’oggi e giudicare con estrema severità”. “Chi la decide l’etica di un tempo? – scrive un altro lettore – Il ministero della verità? Già il fatto che la sola proposta divida così tanto la gente è segno che non c’è unanimità”.

In un altro commento, si sottolinea come le valutazioni delle azioni commesse da un essere umano non possono prescindere dal contesto storico in cui vengono commesse: “La storia personale di un uomo va valutata nel periodo e nel contesto dei tempi in cui ha vissuto che hanno prodotto/condizionato determinate scelte. La statua rappresenta il simbolo di un giornalista libero, sopravvissuto al carcere nazista, alle BR, a Berlusconi (inteso come editore de “il giornale” che Montanelli aveva fondato)”.

La difesa dell’uomo Montanelli

Più rari i commenti di coloro che scelgono di difendere apertamente “l’uomo” Montanelli e si schierano a difesa delle sue idee e azioni, contro coloro che, volendo la rimozione della statua, contestano il simbolo di ciò che rappresenta sul piano etico. Ecco i commenti più significativi: “No, non sono d’accordo, è stato un grande giornalista anche se era iscritto al partito fascista ma chi non lo era in quel periodo, se volevi lavorare e mantenere la famiglia!!!”; “I grandi spiriti hanno sempre trovato la ferma opposizione delle menti mediocri”; “Ovviamente trovo una idiozia solo il pensiero di abbattere la statua a Montanelli perché negli anni 30 aveva simpatie fasciste. In quagli anni tutti erano affascinati dal fascismo che era ordine, lavorava per il bene dell’Italia, aveva istituito molti benefici per gli taliani (la pensione, il periodo di riposo (vacanze) colonie elioterapiche per che i bambini avessero tutti la possibilità di una vacanza al sole ecc… aveva bonificato terreni paludosi, costruito palazzi… Tutti erano simpatizzanti, non solo Montanelli. Lo erano anche coloro che a fine guerra sono diventati subito partigiani”; “NO!!! Montanelli fa parte della storia del giornalismo, i suoi scritti sono tutt’ora attualissimi!!”; “Le idee possono essere condivise o no. Per molti era la voce del proprio sentire. Personalmente ho condiviso molte delle sue pubblicazioni, non tutte. A volte era feroce!”; “Un uomo incarcerato dai fascisti, condannato a morte dai nazisti e gambizzato dai comunisti non può risultare simpatico ai fanatici dei nostri giorni”; “Quella statua è un riconoscimento dunque fa parte della storia,Montanelli è stato un grande ,ci vorrebbero più statue”; “Assolutamente NO!!! Montanelli fa parte della storia del giornalismo, i suoi scritti sono tutt’ora attualissimi!!”; “Con tutti gli pseudogiornalisti che ci ritroviamo oggi, giullari tragicomici e saltimbanchi improvvisati dei nostri tempi, sarebbe il caso di dedicare a Montanelli anche strade, piazze e biblioteche”.

Non mancano anche coloro che riconoscono l’errore compiuto da Montanelli, ma ritengono immensamente superiore il contributo dato dall’intellettuale alla collettività: “Le statue vanno lasciate dove sono, se il tizio che viene raffigurato, ha contribuito in qualsiasi modo alla collettività. Poi se nel privato era discutibile o in altri campi ha sbagliato, nella targa commemorativa va messa la verità, affinché possa essere di esempio per non sbagliare di nuovo”. Così come di coloro che, riconoscendo meriti indiscussi a Montanelli, preferirebbero celebrarlo, senza però evitare di mettere in evidenza le ombre: “Rimuovere la statua di una persona (che ha anche partecipato alla Resistenza) per una sola azione sbagliata che ha compiuto?! Mah … Mettere targhe che descrivano i lati luminosi e oscuri di quella persona è troppo difficile?!”.

Ma c’è anche chi si rende perfettamente conto che l’attacco non è tanto all’uomo Montanelli, quanto al simbolo che egli rappresenta ed è pertanto disposto a difendere lo “spessore morale ed etico” del giornalista: “assolutamente no ma cos’è la caccia alle streghe l inquisizione ma viva dio quello che rappresenta è il simbolo di libertà di pensiero a pro o contro era un uomo di grande spessore morale ed etico”; “Montanelli non si tocca! È stato e rimarrà la nostra libertà mediatica, la nostra libertà democratica nel esprimere un pensiero!”.

Montanelli sotto attacco di “talebani”: il paragone con l’Isis e con i nazisti

Esiste poi una tipologia che potremmo definire di “assolutamente contrari” alla rimozione della statua di Montanelli che ha come obiettivo l’attacco al campo della sinistra (o per lo meno facente parte di quell’universo etico e culturale).

Sono molte le accuse di “suprematismo morale” e di “assolutismo etico” riferite alla sinistra. “E chi è che decide quello che fa a botte con l’etica del tempo? – chiede retoricamente un commentatore durante una discussione che si è venuta a creare tra i nostri lettori -Perchè per quanto mi riguarda montanelli deve rimanere bene in vista in pubblica piazza. Immagino che il diritto di scelta lo debba avere la sinistra, che notoriamente è moralmente superiore e detiene il dono della verità assoluta, giusto?”.

Un altro rilancia: “queste buffonate iconoclaste vengono regolarmente solo dalla sinistra. Vogliamo ricordare la crociata della presidentA (si riferisce alla Boldrini, Ndr) per far cancellare i simboli fascisti dai monumenti di roma? Rimmuovre statue simboli nomi di piazze e vie non cancella ne il passato e tantomeno la storia è solo un atto di stupida umana di chi crede di essere superiore”.

C’è chi insiste sull’ipocrisia della sinistra, da ritenersi egualmente immorale se si considerano le azioni di Mario Mieli, fondatore di un movimento per i diritti degli omosessuali, e di Pier Paolo Pasolini: “Siamo d’accordo che la storia della sposa-bambina di Montanelli sia una macchia nella sua vita ma che la critica venga da chi esalta la figura di Mario Mieli (la cui vita ed i cui scritti furono tutto fuorché esemplari) o Pier Paolo Pasolini (altro soggetto tutt’altro che specchiato) è semplicemente ridicolo. Oltre che paradossale ed inaccettabile”.

non mancano coloro che, nella logica dell’antagonismo ingroup/outgroup, si scagliano con parole d’odio contro i favorevoli: “Quelli che mettono il cuore hanno già la 104? Chiedo per un amico”; “Ma quello che hanno messo il cuore (“Sì”, Ndr) vogliono la disabilità?”; “Questa non è una proposta. È un delirio. E gli imbecilli che stanno deturpando statue in giro per il mondo sono una milizia di invasati degni della peggiore distopia”,

Infine, svariati sono i commenti che tendono ad equiparare le azioni contro le statue dei movimenti antirazzisti negli Usa e nel mondo all’iconoclastia dei talebani e dell’Isis o all’autoritarismo liberticida e censorio dei nazisti. Ecco di seguito una carrellata di commenti dello stesso tenore: “Zio Adolfo e il Savonarola saranno contenti …qualcuno continua il loro impegno nel distruggere e bruciare tutto quello che non è conforme al pensiero unico …..”; “mi chiedo se ci sia veramente la necessità di chiederlo o di parlarne…stiamo diventando peggio dell’ISIS”; “Paese di malati di mente. Siamo arrivati al ridicolo se parliamo del nulla cosmico. Speriamo di estinguerci.” ;”Non solo non sono d’accordo, ma quando si ha a che fare con questa gentaglia, ci si vergogna di essere italiani. Questi individui sono peggio dei talebani che nel loro delirio di essere dalla parte dei giusti, hanno distrutto opere d’arte patrimonio dell’umanità e peggio di Hitler che bruciava i libri che non giudicava idonei al suo regime. Siamo ormai alla frutta, alla pazzia vera.”; “L’iconoclastia lasciamola all’isis”; “Perchè mai dovrebbe essere rimossa la statua di un bravo giornalista, che fu anche e soprattutto un uomo libero? Questo furore iconoclasta è roba da talebani”; “La Rivoluzione è come Saturno: divora i suoi figli» da eroe della Sinistra nei suoi anni di lotta contro Berlusconi a demonio da abbattere. Per quanto non mi sia mai piaciuto come soggetto, nel bene o nel male ha fatto la storia d’Italia. Questa furia iconoclasta è davvero degna dei migliori movimenti talebani”; “La nostra generazione passerà alla storia per aver ordinato dilatatori anali su Wish e firmato petizioni per i diritti delle cavallette su Change.org. Abbiate almeno la decenza di non toccare i monumenti chi la storia l’ha fatta veramente. Alcuni capitoli e personaggi storici possono piacere o meno, ma voi non siete i Goti, i Giacobini o i Bolscevichi. Siete il nulla cosmico. Non costruirete mai nulla per rimpiazzare quello che non vi piace. Quindi state zitti e sopratutto fermi. Imbecilli. Fonte: anonima”; “No, queste cose le fanno i regimi, ricordiamoci l’indignazione di fronte lo scempio dei talebani… ripeto, sono cose da regime!”; “Il negazionismo è il peggiore dei mali…i nazisti per esempio bruciavano i libri”; “Ma vaglielo a spiegare a questi jihadisti della cretinaggine”.

Il “No” dei “democratici e liberali”

Esiste uno sparuto gruppo di lettori che sceglie di non prendere posizione sulle questioni etiche riguardanti la vita di Montanelli, e dunque sul simbolo che egli rappresenta. Questi lettori non sono contrari alla rimozione della statua perché ravvedono la necessità di contestualizzare i crimini cui viene accusato Montanelli, bensì perché vorrebbero preservare la convivenza democratica e” liberale” tra posizioni diverse e coesistenti nell’opinione pubblica. “Lingue diverse devono saper convivere in uno spazio comune – scrive un lettore – e regalare quel pizzico di libertà in più a tutti coloro che credono nel bene della parola. ?”.

Un altro si appella direttamente ai valori democratici e alla libertà d’opinione: “Montanelli non si tocca! È stato e rimarrà la nostra libertà mediatica, la nostra libertà democratica nel esprimere un pensiero! “

“Ma veramente così siamo messi – chiede retoricamente un altro lettore – ? La coscienza civile e l unità di un Popolo si misura dalla capacità di condividere la Storia È farne un Bene Comune. Diffondere odio,trovare un nemico a prescindere per giustificare le nostre debolezze e sentirsi dalla parte giusta, è la malattia moderna fomentata da ignoranti narcisisti. Se non vi va di leggere la Storia…almeno ripassate qualche passaggio dei Sepolcri di Foscolo”.

Il fronte del “Sì”: meno composito, ma più compatto

Al contrario dell’eterogeneità delle posizioni che, come abbiamo visto, compongono il fronte dei contrari alla proposta di rimuovere la statua di Indro Montanelli, il “fronte del Sì” appare più compatto, anche se meno diversificato al suo interno. Ciò è indicativo del fatto che non solo la questione è fortemente polarizzata, ma che chi è favorevole alla rimozione costituisce una sorta di minoranza molto rumorosa, a differenza del variegato mondo dei “No”.

Ovviamente – è interesse nostro ribadirlo -, quest’analisi non è frutto di un campione rappresentativo, ma si tratta semplicemente di un’analisi interpretativa del “Sentiment” ricavato dai commenti in risposta alla domanda che abbiamo posto ai nostri lettori su Facebook.

I più “moderati” tra i favorevoli potrebbero rientrare nella categoria dei “meritocratici“: sono coloro che non ravvedono i motivi per aver omaggiato la figura di Montanelli con una statua eretta in suo ricordo. Di conseguenza, più che essere favorevoli alla sua rimozione, possiamo affermare che non sono contrari: “è stato un grande intellettuale e un grande giornalista.D’accordo , – scrive un lettore – ma erigere una statua indica il riconoscimento iconografico di una devozione che a mio modo di vedere , quasi nessuno merita ! Solo grandi benefattori dell’umanità , che hanno cambiato il corso della vita dei popoli possono avere questo riconoscimento!”. Un altro, invece, tende a specificare che l’atto di rimuovere una statua non c’entra nulla con essere favorevoli alla sua vandalizzazione: “rimozione non è demolizione. non bisogna far passare il messaggio che la rimlzione di una statua è automaticamente il buttarlo a fiume come nel caso dei vandali della statua di colbert. una statua la si può rimuovere quando rappresenta qualcosa che con l’etica del tempo fa a botte (la citata di colbert ad esempio), e la si può mettere altrove, ad esempio in un museo, con allegata spiegazione del perché fosse stata eretta, e del perché èsia stata successivemente rimossa. buttarle o distruggerle invece è solo vandalismo antistorico.”

Gli “assolutisti” della morale

Speculari a chi ritiene necessario comprendere il contesto storico e relativizzare il giudizio etico attribuibile alle azioni di Montanelli sono coloro che, al contrario di questi, ritengono che l’etica sia costituita da principi assoluti e universali, in quanto tali dunque immutabili nel tempo.

Questa tipologia potrebbe essere definita degli “assolutisti dell’etica“. Ad esempio, un lettore scrive: “lo schiavismo mai fu eticamente, né moralmente accettabile e mai lo sarà, ma solo per le persone che sanno cosa sia Morale ed Etica e ne conoscano il senso e l’origine. Per tutti gli altri, e questa è la ragione di cotanto degrado, Morale ed Etica non sono concetti assoluti e pertanto cambiano con il tempo e i costumi. Ed eccoci a disquisire senza costrutto su questioni di lana caprina.”

“Ciò che fece Montanelli in Etiopia, cioè sposare una bambina africana, secondo la morale basata sugli usi e costumi di un popolo non è sbagliato. – scrive un altro lettore- Ma secondo il mio modo di pensare alla morale basata su principi assoluti, forse fu conveniente per lui avere una moglie bambina che lo “accudiva”, ma certamente fu una cosa immorale. Poi resta da vedere come egli si comportò effettivamente con lei, ma è cosa che riguarda la coscienza dell’uomo Montanelli, e se la vedrà lui…”

Mentre un altro di relativismo etico e culturale non ne vuole sapere: “consuetudine cosa??? Ma siamo fuori di testa? Allora tutti in Tailandia per la prostituzione minorile, tanto lì usa così, giusto? Ma manco parlassimo del medioevo, neanche 100 anni fa! Questa storia del contestualizzare questo fatto è una follia.”

C’è anche chi equipara la cultura (nel senso di erudizione intellettuale) con l’etica per cui non si può essere al contempo intellettuali e “disumani” (perché “pedofilo/razzista”): “Era una persona colta ma pedofilo/razzista, quindi secondo me se la cultura non lo ha aiutato a superare quello che io reputo alla base dell’essere umano, la sua “briscola” verso l’umanità l’ha sprecata”.

Un altro lettore, in risposta a un commento, ribadisce come la statua sia stata eretta un quindicennio fa e non durante il fascismo, per cui si tratterebbe di un omaggio a “un giornalista che, per quanto capace, ha sempre rivendicato con orgoglio l’aver comprato una bambina di dodici anni per farne la sua schiava sessuale”.

I “progressisti dell’etica”

Come gli “assolutisti della morale”, questa categoria si oppone ai difensori della storicità delle scelte e delle azioni di Montanelli. Tuttavia, a differenza dei primi, i “progressisti dell’etica” ritengono che la morale non sia un insieme di principi assoluti e universalmente validi, ma che si evolva nel tempo. Pertanto, il giudizio sull’operato di un personaggio (come Montanelli) o di un’epoca passata è frutto di un’evoluzione storca della dell’etica, ma ciò non impedisce di poter scegliere di rimuovere i “simboli” e le icone che sono testimonianza di principi etici passati, qualora questi fossero in contrasto con quelli attuali.

In risposta a chi, contrario alla rimozione della statua, obiettasse che non esiste alcun orwelliano “ministero della Verità”, un nostro lettore ribadisce: ” sicuramente non c’è un ministero della verità. c’è un’etica comune e condivisa però. leggi che sono cambiate con l’etica comune. ad esempio, lo schiavismo non è più né legale né eticamente accettabile. la statua potrebbe far mostra in un museo, con la spiegazione del perché è stata eretta (benefattore per la città) e perché è stata rimossa (la schiavitù). spiegando che l’etica umana si è evoluta e ciò che prima era accettabile (arricchirsi e finanche far del bene sulle spalle degli altri) ora non lo è più. e spiegando che l’etica è in continua evoluzione, che può e deve sempre migliorare. detta e spiegata ad uno scolaro, secondo me, potrebbe essere molto educativo”.

Contro Montanelli e i suoi simboli

Sono in molti all’interno del fronte del “Sì” a giudicare deplorevoli le azioni commesse dall’uomo Montanelli e, pertanto, a condannarle attraverso l’oblio della memoria che la rimozione della statua implicherebbe.

“Quindi? Era un brav uomo? – chiede sarcasticamente una lettrice – O era uno schifoso razzista colonialista e schiavista a che a 80 anni si vantava di aver preso “un piccolo animale?? Perché ha sfancuato quel mafioso del berlusca lo dobbiamo ricordare bene? “, mentre un altro sentenzia: “il problema vero è il 90 enne attempato che nel 2000 descriveva quella bambina come un “docile animaletto “, di cui poteva servirsi a piacimento. La verità è che di quella cultura, di quelle violenze, di quegli abomini il grande giornalista non si è mai pentito e non l’ha mai rinnegato. Quindi quando guardate quella statua ricordate tutto di lui, perché il ricordo di un uomo è fatto del bene e del male che ha fatto”.

Tra queste, degna di nota è la risposta tranchant di una lettrice che ribadisce la sua posizione favorevole alla rimozione della statua e al contempo alla necessità di rimembrare le violenze esistenti ancora oggi nel mondo ai danni delle “spose bambine“. Alla nostra domanda “Sei d’accordo con la rimozione della statua di Montanelli?”, risponde “Si e fare una o più statue a ricordare le tante spose bambine nel mondo”.

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L'autore: Eugenio Galioto

Sociologo, un passato da ricercatore sociale e un presente da analista politico. Scrivo principalmente di economia e politica interna. Amo il jazz, ma considero l'improvvisazione qualcosa che solo i virtuosi possono permettersi.
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