Pensioni ultima ora: nuovi requisiti dal 2023, l’età pensionabile

Pubblicato il 9 Novembre 2022 alle 12:50
Aggiornato il: 17 Novembre 2022 alle 11:57
Autore: Redazione

Dopo il congelamento del meccanismo dell’aspettativa di vita 2021-2022, quali saranno i requisiti per andare in pensione nel 2022/2023? E la nuova riforma?

Coppia di anziani di spalle seduti su una panchina di fronte al mare
Pensioni ultima ora: nuovi requisiti dal 2023, l’età pensionabile

Pensioni ultima ora: l’età pensionabile è uno dei nodi principali della materia previdenziale. Al momento in Italia vi sono vari canali di accesso alla pensione e l’ultima riforma pensionistica, ribattezzata riforma Fornero dal nome dell’allora ministro del lavoro del Governo Monti Elsa Fornero, ha previsto un meccanismo di gradualità collegato all’adeguamento della speranza di vita.

Di seguito, tutti gli aggiornamenti storici sull’età pensionabile

Pensioni ultima ora, aggiornamento novembre 2022: quota 102 verso la sua conclusione. Pronta quota 103

il meccanismo di Quota 102, introdotto dalla squadra di Governo nella Legge di Bilancio 2022 sintetizza una formula (età anagrafica + contributi versati) che permette al lavoratore che abbia maturato i requisiti, un’uscita dal mondo del lavoro:

  • a 64 anni di età anagrafica;
  • con 38 di contributi regolarmente versati.

A queste condizioni, si può andare in pensione un paio d’anni dopo rispetto al meccanismo di Quota 100 – 62 anni di età anagrafica e 38 anni di contributi pagati, Ma ben prima di quanto previsto dalle discusse regole della legge Fornero, ovvero 67 anni di età anagrafica e 20 anni di contributi regolarmente versati. Questo è quanto avviene oggi, a novembre 2022. La prospettiva è che, dal 2023, quota 102 sarà superata per favorire quella che è stata definita quota 103. La somma sarà, però, distinta. Ovvero, diminuisce l’età anagrafica per andare in pensione (che torna a 63 anni) ma aumentano gli anni di contributi richiesti per andare in pensione, che toccano la quota record di 40. Inoltre, si prevede un bonus decontributivo per dipendenti pubblici, specialmente in settore strategici dove vi è già carenza di personale (si pensi al Sistema Sanitario) che incentiverebbe alcune categorie a posticipare la richiesta di pensionamento.

Altra possibilità messa sul piatto è quella di quota 41, ovvero disporre come unico requisito per il pensionamento un certo numero di anni di contributi versati (in questo caso, per l’appunto, 41 anni). Infine, si fa largo nelle ultime ore (al 9 novembre 2022), la possibilità che si provveda ad un restyling di quota 102, permettendo di andare in pensione ad appena 61 anni compiuti e 41 anni di contributi versati. Una formula, quest’ultima, che probabilmente graverebbe in maniera maggiore sulle casse dello Stato.

Pensioni ultima ora, il contenuto della Circolare Inps n. 19/2020P

Ricordiamo che con la circolare n. 19 del 07/02/2020 dell’Inps (qui la versione integrale) ha congelato l’adeguamento dei requisiti di accesso al pensionamento agli incrementi della speranza di vita a decorrere dal 1° gennaio 2021. Ecco il testo del sommario: “Con la presente circolare si rende noto che, a decorrere dal 1° gennaio 2021, i requisiti di accesso ai trattamenti pensionistici adeguati agli incrementi alla speranza di vita non sono ulteriormente incrementati, così come previsto dal decreto 5 novembre 2019 del Ministero dell’Economia e delle finanze, di concerto con il Ministero del Lavoro e delle politiche sociali”. Eventuali variazioni sono dunque rimandate al 1° gennaio 2023 ovvero al biennio successivo rispetto al biennio 2021-2022.

Requisiti 2023-2024: cosa succederà?

Pensioni ultima ora – Il sistema introdotto con la c.d. riforma Fornero prevede in pratica che l’età pensionabile debba aumentare in maniera proporzionata all’aumento dell’aspettativa di vita e ciò al fine di mantenere all’interno del sistema complessivo il necessario equilibrio tra gli anni di lavoro (nonché di contribuzione) e gli anni di pensionamento.

Nell’articolo dedicato all’argomento di quifinanza.it riepiloga che la “Legge Fornero ha introdotto la regola di una valutazione periodica (triennale fino al 2019 e poi biennale) dell’incremento della speranza di vita a cui ricollegare l’età per l’accesso alla pensione di vecchiaia, ai fini di un contenimento della spesa pensionistica su livelli sostenibili a lungo termine. La Legge di Stabilità 2017 è poi intervenuta modificando il metodo di confronto con gli anni precedenti e stabilendo che eventuali adeguamenti in negativo non siano applicati direttamente ma conguagliati con successivi aumenti”. Cosa potrà succedere dunque per il 2023-2024?

Mentre “ad oggi, i requisiti per accedere alla pensione sono: pensione di vecchiaia ordinaria: 67 anni di età con 20 anni di contributi; pensione di vecchiaia contributiva: 71 anni di età ed almeno 5 anni di contributi; pensione anticipata contributiva: 64 anni di età e 20 anni di contributi” nel 2023 si potrebbe passare a nuovi requisiti. Quali? Ecco la risposta: “pensione di vecchiaia: 20 anni di contributi e 67 anni e 3 mesi di età; pensione di vecchiaia contributiva: 5 anni di contributi e 71 anni e 3 mesi di età; pensione anticipata contributiva: 20 anni di contributi e 64 anni e 3 mesi di età”.

Tutto ciò sempre il governo Conte II non approvi la riforma previdenziale a cui ha iniziato a lavorare, a gennaio 2020 (prima dell’arrivo della pandemia) che si pone come obiettivo il superamento della riforma Fornero ed una sorta di evoluzione di Quota 100.

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