Test sierologico coronavirus: come si fa e tempo risultati

Pubblicato il 16 Aprile 2020 alle 17:26 Autore: Giuseppe Spadaro

Test sierologico coronavirus: come si fa e tempo risultati. Prima della fase 2 è importante avere a disposizione gli strumenti per evitare nuovi picchi.

Provette di laboratorio di analisi
Test sierologico coronavirus: come si fa e tempo risultati

Test sierologico coronavirus: dopo aver compreso come funziona e a cosa è utile il tampone ovvero ad individuare la presenza del virus nell’organismo e la conseguente contagiosità cerchiamo di approfondire la funzione del test sierologico.

Test sierologico coronavirus, a cosa serve

Il tampone verifica la presenza del virus dopo aver prelevato un campione di muco e saliva presenti nelle mucose respiratorie. Mentre i test sierologici sono eseguiti sul sangue e servono a individuare chi è entrato in contatto con il coronavirus. I test servono ad individuare gli eventuali anticorpi prodotti dal nostro sistema immunitario in risposta al virus. Per cui è possibile affermare che il tampone fotografa in maniera istantanea la situazione, mentre i test sierologici raccontano la storia rispetto al virus. In caso di positività significa che è stata sviluppata una immunità che consente al soggetto interessato di poter uscire dall’isolamento non essendo più soggetto in grado di contagiare gli altri.

Il tema della affidabilità

Test sierologico coronavirus – Non esiste un solo test sierologico. Si distinguono infatti tra quelli rapidi e quelli quantitativi. I primi, grazie ad una goccia di sangue, stabiliscono se la persona ha prodotto anticorpi (e quindi è entrata in contatto con il virus). Per i secondi serve un prelievo di sangue e dosano in maniera più accurata e specifica le quantità di anticorpi prodotti. Tempi: nel primo caso il risultato arriva nel giro di minuti (circa 10 minuti). Nel secondo caso è previsto l’analisi presso un laboratorio: per cui indicativamente possono passare anche 24-48 ore.

A proposito dell’argomento Ranieri Guerra in qualità di componente del comitato tecnico-scientifico che produce report utili all’esecutivo per prendere le decisioni e di vicedirettore dell’Organizzazione mondiale della sanità ha spiegato che per entrare nella fase 2 è importante avere a disposizione “un unico test nazionale”. In quanto “se andiamo ad usare diversi test con diverse performance rischiamo di avere una difficile comparazione”. Il test individuato dovrà rispondere a criteri in grado di garantire “standard minimi di qualità”. Una affidabilità superiore al 95% e sarà tra quelli effettuati con prelievi a “sangue venoso” perché “quelli da sangue periferico non sono accettabili”.

In base a quanto riferito dall’Ansa il commissario per l’emergenza Domenico Arcuri sarebbe già all’opera per la individuazione e l’acquisto di una quantità importanti di test.

A proposito di affidabilità: per la verifica si procede spesso all’utilizzo sullo stesso soggetto del tampone proprio per avere più elementi a disposizione.

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L'autore: Giuseppe Spadaro

Direttore Responsabile di Termometro Politico. Iscritto all'Ordine dei Giornalisti (Tessera n. 149305) Nato a Barletta, mi sono laureato in Comunicazione Politica e Sociale presso l'Università degli Studi di Milano. Da sempre interessato ai temi sociali e politici ho trasformato la mia passione per la scrittura (e la lettura) nel mio mestiere che coltivo insieme all'amore per il mare e alla musica.
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