Coronavirus: martedì sarà completato l’iter del primo vaccino

Pubblicato il 12 Aprile 2020 alle 17:57 Autore: Eugenio Galioto

Vaccino coronavirus: una vera e propria rincorsa contro il tempo quella delle aziende. Novità importanti vengono da Moderna Inc.

ricercatori al lavoro per il vaccino contro il coronavirus
Coronavirus: martedì sarà completato l’iter del primo vaccino

La corsa per la realizzazione di un vaccino contro il coronavirus è scattata da tempo. Già a fine febbraio, Moderna Inc. aveva spedito il primo lotto sperimentale di vaccino a mRna-1273 al Centro di ricerca sui vaccini Niaid, con a capo il celebre immunologo americano Anthony Fauci.

La molecola mRna, responsabile del trasferimento delle informazioni genetiche nelle cellule per stimolarne la risposta immunitaria, è stata inoculata in via sperimentale a Jennifer Haller, una donna sana di 43 anni di Seattle, lo scorso 16 marzo.

La novità di queste ore è che il giorno 14 aprile è programmato, da parte di Moderna Inc. il Vaccine-Day in cui sia la donna citata, che gli altri sperimentatori, saranno sottoposti al richiamo dello stesso vaccino anti-coronavirus. La notizia verrà ufficializzata con la conferenza stampa prevista per il prossimo 15 aprile.

Con questa seconda inoculazione termina la prima sperimentazione. Moderna Inc. sarà la prima società al mondo ad aver completato l’iter vaccinale contro il coronavirus.

In questa seconda fase sperimentale, l’attenzione verrà posta sull’eventuale risposta delle immunoglobuline IGG, che sono a tutti gli effetti un indicatore dello sviluppo di una valida forma di immunità al coronavirus.

Le immunoglobuline IGG hanno un tempo di gestazione di un paio di settimane, perciò la verifica dei dati sperimentali non potrà essere svolta prima della fine di aprile.

Ciò significa che, qualora siano rispettati i tempi previsti e le risposte dell’organismo al vaccino diano segni positivi (attraverso lo sviluppo delle immunoglobuline IGG, in quantità sufficiente), potremmo disporre di un vaccino contro il coronavirus già tra maggio e giugno.

Ciò sarebbe importante soprattutto per il personale medico-sanitario, tra i più esposti al contagio, che potrebbe contare sulla protezione di un vaccino anti-coronavirus che, seppur ancora in fase di sperimentazione, avrebbe superato i test più significativi. Il che significherebbe ridurre significativamente il tempo dei due anni solitamente previsti tra la creazione di un vaccino, la sua sperimentazione, l’approvazione da parte dell’OMS e la sua diffusione.

Vaccino coronavirus: la corsa al vaccino “di Bill Gates”

Oltre a Moderna Inc. e al team di ricercatori coordinato da Louis D. Falo e Andrea Gambotto dell’University of Pittsburgh School of Medicine, che avrebbero realizzato il vaccino PittCoVacc, anche Inovio è al lavoro per la sperimentazione del vaccino contro il coronavirus.

Grazie al via libera della Food and Drug Administration, l’azienda americana ha annunciato l’inizio della sua fase di sperimentazione sull’uomo, a seguito dei risultati “promettenti” – come sono stati definiti dai ricercatori – dei test sugli animali.

Il vaccino Ino-4800. ribattezzato “di Bill Gates” a causa del contributo economico rilevante dato dal magnate dell’informatica.è stato somministrato a ben 40 volontari adulti sani lo scorso 6 aprile ed ora si attende anche in questo caso il richiamo dopo quattro settimane, dunque i primi giorni di maggio.

Entro la fine dell’estate, Inovio prevede la pubblicazione dei dati sulle risposte immunitarie dei soggetti ai quali sarà somministrato il vaccino anti-coronavirus.

In caso di esisti positivi, l’azienda fa sapere di poter disporre di un milione di dosi di vaccino contro il coronavirus entro la fine del 2020.

I farmaci utilizzati contro il coronavirus

In attesa che sia pronto un vaccino contro il coronavirus, attualmente sono in funzione due classi di farmaci per contrastare le due fasi della malattia, una ad azione antivirale e l’altra antinfiammatoria.

Infatti, in una prima fase il coronavirus penetra nell’organismo (virosi) ed è necessario arrestarne la potenza, con farmaci ad azione specificamente antivirale.

Nella seconda fase, invece, si scatena una vera e propria reazione auto-immune da parte dei soggetti infetti, attraverso una tempesta di interleuchine 1 e 6 che provocano una grave infiammazione nell’organismo, soprattutto a carico degli alveoli polmonari, i quali, compromessi dall’infiammazione, vengono limitati nella loro funzione, ostacolando così la normale respirazione.

In questa seconda fase, è necessario agire attraverso farmaci antinfiammatori in grado di arrestare l’attività specifica delle interleuchine 1 e 6, che sono responsabili del blocco dell’azione degli alveoli polmonari, andando a compromettere la capacità respiratoria dei pazienti affetti dal coronavirus.

I farmaci per ora utilizzati sono farmaci già usati in precedenza per altre patologie. Non esiste ancora infatti un farmaco creato appositamente per il coronavirus.

I farmaci al momento utilizzati sono il Remdesivir, il Lopinavir combinato con Ritonavir (utilizzati insieme contro l’HIV), il Darunavir combinato con Cobicistat (anche questi utilizzati insieme contro l’HIV), il Favipiravir (il cui nome commerciale è Avigan), il Galidesivir (utilizzato anche per contrastare l’Ebola), e infine la Ivermectina che era usato per i parassiti intestinali.

Altro farmaco che si sta provando ad usare è il Plaquenil (a base di idrossiclorichina) che a differenza dei precedenti ha una funzione sia antivirale che antinfiammatoria, quindi utilizzabile anche per contrastare la fase due del coronavirus, quando cioè la reazione delle interleuchine 1 e 6 inibiscono la funzione degli alveoli polmonari, compromettendo la respirazione.

Nella seconda fase, in cui è necessario bloccare l’azione infiammatoria nell’organismo, si possono utilizzare, oltre al Plaquenil appena citato, il Tocilizumab, il Baricitinib (utilizzato contro l’artrite reumatoide) e l’Enoxaparina. Quest’ultimo è un anticoagulante per prevenire le micro-embolie che potrebbero aggravare l’organismo.

Nel frattempo, si fa sempre più larga tra le autorità sanitarie la convinzione dell’importanza dell’uso delle mascherine come azione profilattica e di una diffusione della somministrazione a tappeto di tamponi, così come fatto in Corea del Sud e in Veneto, come misura di prevenzione e monitoraggio degli asintomatici positivi che rappresentano il principale ostacolo alla lotta contro la diffusione della pandemia di coronavirus.

In attesa che sia disponibile un vaccino per il coronavirus e nella speranza che possa essere realizzato nel giro di pochi mesi, al momento la somministrazione diffusa di tamponi come misura preventiva rappresenta la strategia più efficace.

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L'autore: Eugenio Galioto

Sociologo, un passato da ricercatore sociale e un presente da analista politico. Scrivo principalmente di economia e politica interna. Amo il jazz, ma considero l'improvvisazione qualcosa che solo i virtuosi possono permettersi.
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