Influenza spagnola in Italia: previsioni Coronavirus, come finì 100 anni fa

Pubblicato il 12 Marzo 2020 alle 20:36 Autore: Alessandro Faggiano

Influenza spagnola in Italia: previsioni Coronavirus, come finì 100 anni fa? Anche in passato dovettero essere prese misure fortemente restrittive

Influenza spagnola in Italia: previsioni Coronavirus, come finì 100 anni fa

L’epidemia da coronavirus in Italia ha provocato già più di 1.000 morti (con circa il 67% delle persone decedute aventi patologie pregresse). L’OMS ha dichiarato già lo stato di pandemia: non succedeva dal 2009, con l’H1N1 (ricordata comunemente come influenza aviaria). È la prima volta che viene dichiarata una pandemia a causa di un coronavirus.

Andando a ritroso nel tempo, una delle più violente e drammatiche pandemie che l’umanità ricordi è la cosiddetta “influenza spagnola”, che dilagò a partire dall’autunno del 1918. Va sottolineato che il nome dell’influenza non è legata all’origine della stessa, bensì al Paese che, per primo, riportò informazioni su tale influenza. Non vi è certezza sul punto d’origine del virus: alcuni parlano degli Stati Uniti (che lo avrebbero portato in Europa durante la grande guerra). Altri esperti, invece, ubicano l’origine in Francia.

Le misure di contenimento per limitare l’influenza spagnola nel 1918

Considerata l’estrema aggressività di questa particolare influenza, le prefetture più colpite arrivarono a decretare, se non un vero e proprio stato d’eccezione, una serie di comportamenti da mantenere per evitare il contagio. Si trattava sia di norme che di condotte.

La prefettura di Reggio Emilia emise e diffuse un decalogo che ci potrebbe suonare, in questi lunghi giorni di quarantena, alquanto familiare:

“non starnutire e non tossire senza essersi coperta la bocca con un fazzoletto; non sputare in terra; non baciare, non dare la mano; non frequentare caffè, ristoranti e osterie affollati; salire in carrozza meno che si può; tenere aperte le finestre con qualunque tempo e in ogni luogo. Vivere più che si può all’aria libera; non fare visite né riceverne. Evitare soprattutto di recarsi negli Ospedali e in quei luoghi ove sono, o sono stati, dei malati; non viaggiare; respirare possibilmente attraverso il naso ed evitare di volgere la bocca a chi vi parla; disinfettarsi le mani prima di mangiare; fare mattina e sera sciacqui alla bocca e gargarismi con acqua e tintura di iodio. Pulirsi regolarmente i denti; non sollevare polvere nelle case. Lavare il pavimento con disinfettanti”

Tra l’ottobre e novembre di quell’anno si arrivò alla chiusura dei cimiteri e alla limitazione delle funzioni funebri.

L’evoluzione della peggior tragedia medica della storia contemporanea

Pur cominciando come un’influenza più persistente del normale, sembra che il virus mutò “in trincea” e divenne molto più letale. Polmonite ed emorragie interne erano i segni distintivi di questa influenza che, si ritiene, fece tra i 50 e i 100 milioni di morti, per una popolazione mondiale che all’epoca era di poco inferiore ai 2 miliardi. Il virus dell’influenza spagnola riuscì ad infettare circa un quarto della popolazione terrestre.

Dopo la guerra e con la lenta ripresa della vita quotidiana, unita agli importanti sviluppi medici di quegli anni e a un probabile incremento delle difese immunitarie contro il virus, l’influenza spagnola incise sempre di meno sulla vita delle persone. Tuttavia vediamo come anche a quel tempo, la cittadinanza dovette rinunciare ad alcune libertà e a limitare i propri movimenti per un certo periodo di tempo.

Segui Termometro Politico su Google News

Scrivici a redazione@termometropolitico.it

Per commentare su questo argomento clicca qui!

L'autore: Alessandro Faggiano

Caporedattore di Termometro Sportivo e Termometro Quotidiano. Analista politico e politologo. Laureato in Relazioni Internazionali presso l'Università degli studi di Salerno e con un master in analisi politica conseguito presso l'Universidad Complutense de Madrid (UCM).
Tutti gli articoli di Alessandro Faggiano →