Quanto guadagna un magistrato: netto percepito ogni mese e i criteri guida

Pubblicato il 11 Febbraio 2020 alle 11:35 Autore: Claudio Garau

Guadagni del magistrato a seconda della categoria: le cifre nette percepite mensilmente e i criteri guida che stabiliscono la retribuzione.

Quanto guadagna un magistrato netto percepito ogni mese e i criteri guida
Quanto guadagna un magistrato: netto percepito ogni mese e i criteri guida

I magistrati: ovvero una categoria tanto discussa quanto essenziale per l’intera comunità e per dirimere e risolvere le controversie più disparate tra cittadini, nonché per assicurare la pace sociale attraverso le condanne per i reati. Oggi si parla spesso dei magistrati, si discute sul loro ruolo, sulle ipotizzate influenze nella politica e sulla revisione della responsabilità civile dei magistrati, nell’esercizio delle loro funzioni (negli ultimi tempi si discute frequentemente, ad esempio, della responsabilità dell’autorità giudiziaria, per i tempi lunghi dei processi). Ma sul piano retributivo, quanto guadagna in concreto un magistrato? Cerchiamo di capirlo e di far luce su un argomento forse non ben conosciuto a tutti.

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Magistrato e stipendio: quanto si guadagna?

Anzitutto, chiariamo che lo stipendio del magistrato è da ritenersi a tutti gli effetti la retribuzione percepita da un magistrato “togato”, ovvero un dipendente pubblico che svolge le sue funzioni, in base ad un rapporto di lavoro a tempo indeterminato. Lo stipendio dell’autorità giudiziaria non è fisso nel tempo, ma varia, in relazione a due fondamentali fattori:

  • avanzamento di carriera
  • anzianità di servizio

Pertanto, se consideriamo il primo fattore, un uditore giudiziario senza funzioni (ovvero colui che ha superato il concorso per diventare magistrato e che sta svolgendo il periodo di tirocinio), nei primi sei mesi di attività, guadagna uno stipendio netto di 1.680 euro, una cifra forse non alta ma che tiene conto che di fatto il vincitore del concorso non è pienamente operativo. Dopo un anno, invece, tale somma è pari ad un netto di circa 1.820 euro. Nella parte finale del percorso di uditore, l’ammontare dello stipendio sarà 2.600 euro netti.

Come anticipato, lo stipendio sale in funzione della progressione di carriera e pertanto avremo che il magistrato ordinario di tribunale guadagnerà tra un minimo di 3.200 euro netti ogni mese, fino ad un massimo di 3.500. Lo stipendio sale ancora laddove si venga nominati magistrati di Corte d’Appello (4.500 euro netti al mese) o di Cassazione (da 6.000 euro netti al mese fino a 8.000 in caso di esercizio di funzioni direttive superiori). Per diventare membri della Suprema Corte è necessaria però un’anzianità di carriera pari ad almeno 19 anni. È chiaro che lo stipendio sale in ragione del progressivo aumento delle responsabilità del giudice, mano a mano che sale nella “gerarchia giudiziaria”.

Come accennato in precedenza, un magistrato vede aumentare il suo stipendio anche in ragione dell’anzianità di servizio. Pertanto avremo che un magistrato ordinario di tribunale, pur senza “fare carriera” e conservando la stessa qualifica, avrà – dopo 20 anni di servizio, una retribuzione quasi raddoppiata (fino a 5.800 euro netti al mese). E, qualche anno prima della pensione, lo stipendio potrà avvicinarsi agli 8.000 euro netti.

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Non meno consistenti le cifre previste per un magistrato amministrativo, ovvero appartenente ad un TAR o al Consiglio di Stato. Nel primo caso, lo stipendio varierà da un minimo di circa 5.000 euro netti al mese fino a 15.000 quando ormai si è prossimi alla pensione. Nel secondo caso, trattandosi in pratica dell’appello sulla decisione del TAR, lo stipendio sarà più alto in ragione della delicatezza delle funzioni, con una retribuzione pari ad almeno 7.000 euro ogni mese.

Concludendo, è evidente che gli stipendi di un magistrato non sono certo esigui, ma trovano la loro giustificazione nella delicatezza del ruolo, nella responsabilità che hanno e nella capacità di incidere in modo molto pervasivo nella vita di alcune persone, condannandole talvolta a risarcimenti danni molto consistenti o a pene detentive anche lunghe.

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L'autore: Claudio Garau

Laureato in Legge presso l'Università degli Studi di Genova e con un background nel settore legale di vari enti e realtà locali. Ha altresì conseguito la qualifica di conciliatore civile. Esperto di tematiche giuridiche legate all'attualità, cura l'area Diritto per Termometro Politico.
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