Referendum taglio parlamentari: quorum, cos’è e a che serve

Pubblicato il 7 Febbraio 2020 alle 19:23 Autore: Eugenio Galioto

Il prossimo 29 marzo saremo chiamati a decidere, con un referendum, se confermare la riforma costituzionale sul taglio dei parlamentari.

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Referendum taglio parlamentari: quorum, cos’è e a che serve

I cittadini italiani saranno chiamati alle urne il prossimo 29 marzo per il referendum costituzionale sul taglio dei parlamentari.

Il referendum riguarda la legge approvata dalle Camere lo scorso ottobre che prevede un taglio di ben 345 parlamentari, andando a modificare gli articoli 56, 57 e 59 della Costituzione. Ma attenzione: questa volta non è necessario raggiungere alcun quorum: per confermare la legge, infatti, è sufficiente semplicemente la maggioranza dei voti. Vediamo meglio di che si tratta.

Cosa cambia con la Legge Fraccaro

Qualora fosse confermata la Legge Fraccaro, dalla prossima legislatura avremo 115 senatori e 230 deputati in meno, per un “risparmio” totale di 345 parlamentari. Praticamente più di un terzo degli attuali 945 eletti. Ma il risparmio dei “costi della politica” – motivo per il quale è stata pensata la riforma – avrà, come contraltare, una massiccia riduzione della rappresentanza. Avremo quindi:

  • 1 deputato ogni 151.210 abitanti (al posto di 1 ogni 96.006 attuali)
  • 1 senatore ogni 302.420 abitanti (al posto di 1 ogni 188.424 attuali)

Le ragioni del “No” alla riforma hanno a che fare proprio con la questione del mantenimento della rappresentatività democratica che secondo i detrattori, qualora la riforma fosse confermata dall’esito delle urne, risulterebbe compromessa.

Referendum tagli parlamentari: quorum, è importante?

Non trattandosi di un referendum abrogativo, bensì confermativo (o anche sospensivo o costituzionale), non è necessario raggiungere il quorum; ciò significa che si prescinde dalla necessità che alla consultazione partecipi la maggioranza degli aventi diritto, procedendo al semplice conteggio dei voti validamente espressi. In altre parole, il popolo è chiamato a decidere se confermare o meno una legge di riforma costituzionale già approvata dal parlamento e, a tal fine, è sufficiente la maggioranza semplice dei voti. Pertanto, la votazione sarà valida indipendentemente dal numero di persone che domenica 29 marzo si recheranno alle urne.

L’ultimo referendum costituzionale in Italia fu, come si ricorderà, quello del dicembre 2016, in cui la riforma Renzi-Boschi fu bocciata dalla maggioranza degli italiani. L’affluenza, in quel frangente, fu alta: oltre il 65% degli aventi diritto, d’altra parte, il referendum del 2001 ad esempio – quello riguardante la modifica del titolo V – fu approvato con un’affluenza alle urne di appena il 34% degli elettori.

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L'autore: Eugenio Galioto

Sociologo, un passato da ricercatore sociale e un presente da analista politico. Scrivo principalmente di economia e politica interna. Amo il jazz, ma considero l'improvvisazione qualcosa che solo i virtuosi possono permettersi.
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