Un brutto paradosso

Pubblicato il 9 Gennaio 2010 alle 17:44 Autore: Fabio Chiusi

Un brutto paradosso

 

Un brutto paradosso

Che importa se c’è chi viene condannato per istigazione al razzismo e nessun dirigente del partito prende le distanze; se si pensa che il Natale sia “bianco” non per la neve ma per il colore della pelle di chi lo festeggia; se, e qui mi fermo, ci si veste di verde e per festeggiare si prendono a bastonate lavoratori albanesi (anche qui, neanche un mea culpa). Per La Padania il problema è che “loro scelgono di incrociare le braccia”.

 

 

Loro“, naturalmente, sono gli immigrati. Colpevoli di avvalersi di un diritto costituzionale (sancito dall’art. 40), e sposare uno sciopero, originariamente proposto in Francia, utilizzando il trinomio (dimostratosi di successo) Facebook (con tanto di comitati locali) blogcolore ufficiale, questa volta il giallo. Lo scopo? Far tastare con mano, fuori della retorica populista-nazionalista di certa parte della maggioranza, “cosa succederebbe se i quattro milioni e mezzo di immigrati che lavorano in Italia decidessero di incrociare le braccia per un giorno”.

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Per Simone Girardin, autore dell’editoriale odierno del quotidiano leghista, si tratta di “un segnale, per alcuni fin troppo evidente, di chi vuole comandare anche in casa d’altri“. Che ai molti dubbi (sul numero di adesioni, sull’appoggio delle associazioni sindacali, sulla liceità stessa di una protesta “fragorosa” al punto di “paralizzare intere città” – ma come, non c’era il “rischio di flop“?) accompagna una amara certezza:

“Di certo c’è che a marzo, mentre gli stranieri incroceranno le braccia in segno di protesta contro le lungaggini burocratiche per i permessi di soggiorno, il diritto di voto e i tempi sulla cittadinanza, molti nostri lavoratori saranno a casa senza lavoro. Un brutto paradosso…”

Tuttavia c’è chi non si spaventa di fronte alla dimostrazione che vogliano “comandare loro”, come si evince dal titolo a pagina 3, e che siano “intolleranti alle nostre regole” (sempre “loro”): si tratta del senatore Paolo Franco. Che, rispondendo alle proteste suscitate dal presidente dell’Unione degli immigrati di Montecchio Maggiore Osman Condè, afferma:

“Se il signor Condè, da qualche mese cittadino italiano, vuole continuare questa sua personale battaglia lo faccia pure: imparerà qual è la tenacia della nostra genteche ha resistito per secoli persino alle minacce e alle aggressioni dei potentissimi ottomani…”

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