Francia, dopo le presidenziali le legislative

Pubblicato il 4 Maggio 2012 alle 11:46 Autore: Matteo Patané

Francia, dopo le presidenziali le legislative

 

Almeno fino a novembre, quando l’attenzione del mondo si sposterà oltreoceano per seguire la battaglia tra Obama e Romney, si può ben affermare che le elezioni presidenziali francesi in corso costituiscano l’evento elettorale più importante e affascinante dell’anno.

A giustificare in larga parte il livello di attenzione che i media di tutto il mondo stanno riversando su questo appuntamento vi sono molteplici fattori: la Francia è una delle principali potenze mondiali a livello economico – seconda economia UE – e politico; e sebbene in periodo di stabilità un simile dettaglio rischi sempre di finire nel dimenticatoio, la lunga tradizione nuclearista d’oltralpe rende il Paese anche una potenza globale a a livello militare. A tutto questo, naturalmente, si aggiunge il ruolo che la legislazione assegna al Presidente della Repubblica: contrariamente che in Italia, dove tale carica possiede unicamente un ruolo di garanzia del rispetto della Costituzione da parte dei tre poteri dello Stato, in Francia il Presidente della Repubblica ha un ruolo piuttosto attivo: tra i suoi poteri spiccano infatti la possibilità di iniziativa legislativa e quella di indire referendum; inoltre ha facoltà di sciogliere le camere – nei limiti previsti dalla Costituzione – e di nomina del Primo Ministro del Governo.

Questa lunga lista di poteri, se da un lato spiega bene l’attenzione rivolta verso le attuali consultazioni presidenziali, tende a sminuire in maniera forse esagerata il ruolo del potere legislativo in Francia, che però bilancia con attenzione quello presidenziale: malgrado la nomina da parte del Presidente della Repubblica, il Governo deve infatti avere la fiducia dell’Assemblea Nazionale, la più importante tra le due Camere del Parlamento Francese.
L’attuale sistema elettorale francese, prevedendo consultazioni separate per le elezioni presidenziali e quelle legislative, ammette quindi che vi possano essere un presidente di un colore ed una maggioranza parlamentare di un’altro; in questo caso, definito coabitazione, i poteri del Presidente della Repubblica risultano fortemente limitati da un Parlamento sostanzialmente ostile – come, sia pure per vie differenti, può avvenire negli Stati Uniti d’America – arrivando ad un bilanciamento dei poteri in mano a ciascuna carica.
Laddove invece si sia in presenza di un Presidente della Repubblica e di un’Assemblea Nazionale in mano alla stessa parte politica possono emergere tutti gli aspetti più spinti del presidenzialismo francese, come si è ad esempio assistito dal 2002 ad oggi quando tanto i moderati dell’UMP hanno avuto saldamente il controllo del Paese.
Proprio la fase di controllo eseguita dal Parlamento sul Governo rende la Francia non già una repubblica presidenziale, come qualcuno frettolosamente potrebbe essere portato a pensare, quanto piuttosto una repubblica semipresidenziale, in cui convivono la facoltà presidenziale di indirizzo politico del Governo e le forme di controllo del Parlamento per limitarne l’ascendente sul Governo.

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L'autore: Matteo Patané

Nato nel 1982 ad Acqui Terme (AL), ha vissuto a Nizza Monferrato (AT) fino ai diciotto anni, quando si è trasferito a Torino per frequentare il Politecnico. Laureato nel 2007 in Ingegneria Telematica lavora a Torino come consulente informatico. Tra i suoi hobby spiccano il ciclismo e la lettura, oltre naturalmente all'analisi politica. Il suo blog personale è Città democratica.
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