Usa, indagine contro i tech giants: quali conseguenze?

Pubblicato il 24 Luglio 2019 alle 16:42 Autore: Michele Mastandrea

L’inchiesta del Dipartimento di Giustizia Usa potrebbe avere conseguenze sull’assetto delle grandi aziende tecnologiche e sulla prossima campagna elettorale

Usa, indagine contro i tech giants: quali conseguenze?
Usa, indagine contro i tech giants: quali conseguenze?

Le grandi aziende del settore tecnologico USA come Amazon, Facebook, Google stanno distorcendo il mercato e la libera concorrenza, abusando della loro posizione dominante? È la domanda che si sta ponendo in queste ore il Dipartimento di Giustizia americano, che ha aperto una inchiesta a proposito. Le conseguenze potrebbero essere rilevanti.

Sotto accusa, per quanto nessuna azienda sia stata nominata per nome, sono le posizioni notoriamente rilevanti di Google nell’ambito della ricerca web, di Amazon nell’e-commerce e di Facebook (che possiede anche Instagram e Whatsapp) nel settore dei social network.

Si parla di possibili sanzioni per diversi miliardi di euro, in caso venga accertato che “motori di ricerca, social media e alcuni servizi di vendita al dettaglio online” abbiano agito “in modi che non rispondono alle richieste dei consumatori”. Queste le parole di Makan Delrahim, vertice della divisione antitrust all’interno del Department of Justice degli USA.

Inchiesta su aziende tech: rischio smembramento per i GAFA?

Non è però solo una questione economica. Secondo alcuni analisti, in caso venga acclarata la posizione dominante e la distorsione delle pratiche concorrenziali, le aziende sotto inchiesta potrebbero essere obbligate a smembrarsi. Dividendosi in più aziende con differenti amministrazioni, e diminuendo di conseguenza la scala delle proprie operazioni.

Dopo la legge francese sulla tassazione delle aziende tecnologiche, tra l’altro duramente criticata proprio dagli Stati Uniti, Washington si accinge dunque a colpire anch’essa i grandi protagonisti del settore? Domanda dalla non semplice risposta. La differenza è che in questo caso non si va a ragionare sulla tassazione dei profitti realizzati dalle aziende, ma sulla scala delle loro attività e sulla loro capacità di controllare la data economy.

Da un lato lo strapotere delle multinazionali tecnologiche è importante argomento di dibattito negli Usa. Scandali come quello di Cambridge Analytica hanno portato ad una forte insofferenza popolare nei confronti di aziende come Facebook, accusate di fare enormi profitti sui dati di cui entrano in possesso. Poche ore fa è stata ufficializzata la mega-multa ai danni di Facebook per violazione della privacy, in relazione al caso di cui fu protagonista la compagnia britannica. La Federal Trade Commission ha patteggiato con l’azienda di Mark Zuckerberg una sanzione del valore di circa 5 miliardi di dollari.

Dall’altro la dimensione raggiunta da queste stesse aziende le rende importanti in termini strategici per il governo americano. Basti pensare agli accordi multi-milionari tra Amazon e il Ministero della Difesa USA per la fornitura di servizi tecnologici. Le grandi aziende tech sono importanti strumenti geopolitici per Washington, impegnato nella corsa al dominio dell’economia dei dati contro la Cina, che vanta nella sua rosa aziende come Alibaba, Tencent, Baidu. Indebolirne la portata potrebbe renderle più controllabili, ma anche diminuirne la potenza e l’utilità in ambito strategico.

Un nuovo tema per la campagna elettorale USA?

Va poi considerata la competizione elettorale del 2020. Da sempre Donald Trump assume posizioni pubbliche critiche nei confronti della Silicon Valley, il cui management è ritenuto su posizioni generalmente vicine ai Democratici. Spesso il tycoon ha scagliato i suoi strali nei confronti delle aziende tecnologiche e del loro potere nei confronti del popolo americano. Un’arma retorica tra le tante che l’attuale Presidente potrebbe utilizzare nel corso della campagna elettorale.

I Democratici non hanno però intenzione di essere accomunati con i cosiddetti GAFA (Google, Amazon, Facebook, Apple). La senatrice democratica Elizabeth Warren, una delle concorrenti alle primarie Dem, si è detta a favore dello smembramento delle grandi aziende tecnologiche.

L’intero partito è poi schierato per l’apertura di una indagine sul tema della concorrenza e della libera competizione in campo economico. Un sottosegretario Dem all’antitrust USA, David Cicilline, ha definito la multa a Facebook un “regalo di Natale”, facendo intendere una futura volontà del suo partito di colpire ben più duramente le aziende tech. Solo campagna elettorale?

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L'autore: Michele Mastandrea

Nato nel 1988, vive a Bologna. Laureato in Relazioni Internazionali all'università felsinea, su Termometro Politico scrive di politica estera ed economia.
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