I verdetti dell’NBA Draft 2019. Prima scelta ai Pelicans

Pubblicato il 21 Giugno 2019 alle 16:21 Autore: Stefano Schianca

Basket, NBA: i verdetti del draft 2019. Prima scelta ai Pelicans. La febbre dell’NBA è un fenomeno che non abbandona mai gli appassionati, nemmeno…

I verdetti dell'NBA Draft 2019. Prima scelta ai Pelicans
I verdetti dell’NBA Draft 2019. Prima scelta ai Pelicans

La febbre dell’NBA è un fenomeno che non abbandona mai gli appassionati, nemmeno nella post season. Nel corso della nottata (dall’1.30 ora italiana fino alle 6 del mattino) si è tenuto infatti l’NBA draft 2019, una tappa fondamentale per le sorti delle squadre nella prossima stagione. Un momento unico e decisivo nella carriera dei potenziali campioni del domani.

L’evento è al 100% made in USA, unico nel suo genere: rappresenta del resto l’occasione nella quale vengono scelti i giocatori provenienti dalle leghe collegiali, dalle high schools e dall’estero, con le squadre peggio piazzate nel corso della season chiamate alle prime, ghiotte scelte per assicurarsi i migliori talenti sulla piazza.

Draft 2019: la prima scelta

L’edizione dell’NBA draft di quest’anno è stata unica nel suo genere. Nonostante sia una consuetudine il fatto che le prime scelte vengano rivelate con largo anticipo, come poche altre volte in passato c’è stato un protagonista assoluto come quello di quest’anno.

Il suo nome è Zion Williamson, ala grande di Duke che ha regalato uno spettacolo fra le fila del college degno del palcoscenico dell’NBA. Dimostrandosi, a detta di molti, il miglior giocatore del college dai tempi di Michael Jordan. Un’investitura senz’altro prematura e azzardata, ma al tempo stesso giustificata dal suo talento. In 33 incontri ha mantenuto una media di 22.6 punti, 8.9 rimbalzi e 2.1 assist, garantendo un connubio pressoché perfetto fra carisma della sua leadership e spettacolo nelle giocate.

I New Orleans Pelicans sono riusciti a garantirsi il suo talento in virtù della prima scelta maturata nella trattativa che ha portato Anthony Davis a vestire la maglia dei LA Lakers. Alcune modifiche nel sistema di sorteggio introdotte quest’anno hanno permesso infatti alla franchigia della Louisiana di ottenere la prima, l’ottava e la 17esima scelta, nonostante non si tratti della squadra peggio piazzata della stagione appena conclusa.

Le scelte successive al talento ex Duke

L’esito del draft ha poi stabilito le scelte successive. Il secondo pick se l’è aggiudicato Memphis, grazie al quale ha portato a casa Ja Morant, proveniente da Murray State. I New York Knicks, poi, forti del third pick hanno scelto l’altro grande talento di Duke, RJ Barrett.

Le scelte successive hanno riguardato rispettivamente gli Atlanta Hawks e i Cleveland Cavaliers, coi primi che hanno selezionato De’ Andre Hunter proveniente dalla Virginia, mentre i secondi Darius Garland, dal Vanderbilt.

Di seguito l’elenco delle successive scelte, dalla sesta alla 20esima, delle varie squadre.

6. Minnesota Timberwolves, Jarrett Culver (Texas Tech)

7. Chicago Bulls, Coby White (North Carolina)

8. New Orleans Pelicans, Jaxson Hayes (Texas)

9. Washington Wizards, Rui Hachimura (Gonzaga)

10. Atlanta Hawks, Cam Reddish (Duke)

11. Phoenix Suns, Cameron Johnson (North Carolina)

12. Charlotte Hornets, P.J. Washington (Kentucky)

13. Miami Heat, Tyler Herro (Kentucky)

14. Boston Celtics, Romeo Langford (Indiana)

15. Detroit Pistons, Sekou Doumbouya (Limoges, Francia)

16. Orlando Magic, Chuma Okeke (Auburn)

17. New Orleans Pelicans, Nickeil Alexander-Walker (Virginia Tech)

18. Indiana Pacers, Goga Bitadze (Buducnost, Serbia)

19. San Antonio Spurs, Luka Samanic (Petrol Olimpija, Slovenia)

20. Philadelphia 76ers, Matisse Thybulle (Washington)

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L'autore: Stefano Schianca

Stefano nasce il 19/11/1996 a Vigevano, vicino Milano. E' Studente di Scienze Politiche e delle Relazioni Internazionali presso l'Università Cattolica del Sacro Cuore, a Milano. Sin da piccolo coltiva la grande passione per il giornalismo, in particolare quello sportivo, per il calcio e lo sport più in generale. Il suo sogno è quello di trasformare tutto ciò in un lavoro.
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