Bandi Tav: cosa sono e come funziona l’assegnazione

Pubblicato il 14 Marzo 2019 alle 15:44 Autore: Valentjna Juric

Bandi Tav: cosa cambia con l’avvio di Telt delle procedure per la sezione transfrontaliera. Avvio dei bandi, fondi europei e posizione del governo.

Bandi Tav, cosa sono e come funziona l'assegnazione
Bandi Tav: cosa sono e come funziona l’assegnazione

Per la questione Tav il governo non scende dall’altalena del si e del no al progetto. La lettera inviata la scorsa settimana da Conte a Telt ha avuto l’effetto di posticipare di qualche mese la responsabilità di scegliere.

E così lunedì il cda di Telt ha dato il via libera all’apertura dei bandi Tav.

Bandi tav: la sezione transfrontaliera dell’opera e Telt

La realizzazione dell’opera coinvolge Rfi per l’Italia e Sncf per la Francia. Vi è poi Telt, la società che si occupa della parte transfrontaliera.

Tale parte è la “tappa 1” nel “fasaggio” dell’opera. Comprende la realizzazione di 65 km di gallerie, delle quali la più discussa è un tunnel a due canne di 57,5 km, con imbocco al termine della Val di Susa. Se realizzato sarebbe uno dei tunnel ferroviari più lunghi al mondo, assieme a quello del Gottardo in Svizzera.
I lavori in realtà sono già iniziati nel 2015 e hanno riguardato soprattutto lo scavo di alcune gallerie con funzione geognostica. L’apertura dei bandi da parte di Telt servirebbe proprio per portarli avanti.

Telt (prima Ltf) è al 50% italiana e al 50% francese, con un cda di 10 membri dove i due paesi sono parimenti rappresentati.

L’avvio delle procedure e l’apertura dei primi bandi tav

I bandi che il cda ha deciso di aprire lunedì sono 81 e riguardano 12 cantieri, per un valore complessivo di 2,3 miliardi di euro.

L’apertura dei bandi non significa però un sì definitivo al progetto. Per chiarire ogni dubbio al riguardo viene infatti prevista una “clausola di dissolvenza“, familiare al diritto amministrativo francese. Prima di avviare la seconda fase della gara infatti, Telt dovrà chiedere il consenso ai governi, che la potranno negare in presenza di un “interesse generale”.
«Gli avvisi di avvio delle gare contengono l’esplicitazione della facoltà di interrompere senza obblighi e oneri la procedura in ogni sua fase» ha infatti specificato Telt.

La fretta di voler avviare le procedure di gara anche in un momento così delicato per le sorti dell’opera è dovuta alla volontà di non perdere la tranche di 300 milioni di contributi Ue. In questo modo poi, i membri del cda di Telt hanno evitato l’insorgere di responsabilità per danni erariali.

Per Conte questa è una vittoria: non si perdono i fondi Ue e intanto si prende tempo per dialogare con la Francia e con la commissione europea.

Come funziona l’assegnazione dei bandi tav

Con l’apertura dei bandi, Telt ha semplicemente inviato degli “avvisi di interesse” alle imprese, per permetter loro di presentare le candidature. Ora dovranno passare sei mesi e poi verranno inviati ai vincitori i capitolati con le specifiche tecniche dell’opera. Solo in quel momento il sì all’opera dovrà essere definitivo. Si parla di lavori per un totale che ruota attorno agli 8 miliardi di euro, di cui l’Italia dovrà pagarne 5, al quale però andranno sottratti i contributi UE.

Come si potrebbe bloccare la Tav?

Il governo si prende quindi ancora un po’ di tempo per riflettere sull’opera. Intanto Conte ha evitato una crisi di governo, visto che sia Lega che M5S non sembrano voler cedere rispetto alle loro posizioni.

Va chiarito comunque che per bloccare la Tav servirà una maggioranza parlamentare che al momento i cinque stelle non hanno.
Il referendum di cui si parla in questi giorni è un’alternativa? Se ci si riferisce al referendum abrogativo si rientrerebbe negli alvei dell’incostituzionalità, visti i limiti posti dall’art. 75 Cost. Per quello consultivo bisognerebbe modificare la costituzione, che attualmente non lo prevede. Resta la possibilità di una consultazione popolare non vincolante in Piemonte, che è quello che ha proposto il presidente della regione Chiamparino in una lettera al ministro Salvini. Anche qui però ci sono alcuni nodi giuridici da sciogliere.

Qualunque strada si sceglierà di intraprendere, resta il fatto che se l’Italia deciderà di recedere dal trattato con la Francia si aprirà una lunga fase di arbitrato internazionale.

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L'autore: Valentjna Juric

Mi sono laureata in Giurisprudenza all'Università degli Studi di Trieste. Attualmente sto frequentando un corso di specializzazione in diritto parlamentare a Firenze.
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