Crisi economica: a che punto siamo. Di Gobettiano

Pubblicato il 4 Settembre 2009 alle 18:14 Autore: Redazione
sondaggio sulla crisi

Crisi economica: a che punto siamo. Di Gobettiano

Crisi economica: a che punto siamo. Di Gobettiano

Le opinioni orientate a ritenere che il peggio della crisi sia passato cominciano ad essere numerose I segnali continuano ad essere altalenanti e si verifica lo strano fenomeno di andamenti delle borse mondiali che si muovono positivamente anche solo per la comunicazione di notizie economiche solo meno peggiori del previsto. Non a caso quello delle borse è un tema toccato all’inizio. In genere le borse tendono ad anticipare i cicli economici e quindi una borsa effervescente dovrebbe essere un segnale positivo.

Le cose stavolta pare non stiano così e lo si comprende guardando ai fondamentali dell’economia ed ai fondamentali di molte aziende quotate per farsi venire dei dubbi. E dubbi ancora più pesanti se teniamo presente che le stratosferiche iniezioni di liquidità immesse nel sistema da Stati e Banche Centrali, le inizioni di capitale che molte banche hanno ricevuto non sono riuscite a smuovere il flusso dei finanziamenti a privati e ad imprese, come sta accadendo nell’eurozona, rimane assai fiacco. Ed il cerchio si chiude, come sostengono molti economisti, con la considerazione che la liquidità iniettata nel sistema sia stata utilizzata da banche ed investitori per operazioni in borsa o di mera finanza.Diventa allora non casuale il focus che la SEC (la CONSOB americana) ha acceso sulle attività di ‘flash trading’ e di ‘dark pool’ tipiche attività finanziarie sofisticate ed‘innovative’riservate a poche e selezionati grandi banche e/o investitori.

Analoghe considerazioni possono essere riferite alla Cina, paese la cui dinamica economica era ed è ritenuta ben più favorevole rispetto alle economie occidentali anche durante questi mesi di crisi. Ed infatti, la liquidità immessa in quel mercato dalle autorità non ha inciso sul rapporto prestiti/depositi rimasto invariato al 66% il che, in automatico, vuol dire liquidità investita in attività finanziarie tra cui la borsa.

Derivanti da attività finanziarie i rilevanti utili di Goldman Sachs e di altri istituti americani. Ed il mercato americano presenta la ‘stranezza’ di un gruppo di banche che hanno ricevuto fiumi di quattrini dall’amministrazione che riservano ancora bonus principeschi ai manager (vedi grafico di seguito) ed una platea di decine e decine di banche in cattive acque come evidenzia anche un grafico elaborato dall’Agenzia federale FDIC. Il livello dell’occupazione rimane ai livelli del 76 con i consumi che non si riprendono

Girovagando per il pianeta, un’altra economia che sta soffrendo è quella giapponese dove le rondinelle di un lieve rialzo del PIL ed un piccolo incremento mensile nel volume delle esportazioni trovano bilancio in un incremento della disoccupazione e nei prezzi che scendono. Temi a cui il Giappone è ipersensibile essendo stato protagonista del “decennio perduto” ad indicare la durata della crisi di deflazione e stagnazione che flagellò il Giappone negli anni 90. Neppure il panorama europeo è ben messo. Se i modesti aumenti del PIL trimestrale di Francia e Germania possono ascriversi alla ricostituzione delle scorte da parte delle imprese, anche qui è in corso la fase positiva delle borse che però di accompagna ad un sistema bancario che non alimenta la domanda di finanziamenti di privati ed aziende inclusa l’italia. Vale la pena esaminare l’intervento del Governatore Draghi al Meeting di CL a Rimini. A fronte le dichiarazioni del Presidente dall’ACRI Prof. Giuseppe Guzzetti rilasciate sempre al Meeting di CL a Rimini. Questi rassicura che le banche italiane sono impegnate allo spasimo per fare tutto il possibile ed invece crescono i depositi ‘overnight’ delle banche italiane presso la Banca Centrale Europea. Che non sono affatto la conferma delle parole del Prof. Guzzetti. I depositi ‘overnight’ sono remunerati ad un tasso dello 0,25% ma questa destinazione che le banche conferiscono alla liquidità potrebbe voler dire che il sistema bancario non crede finita la crisi e teme aumenti di incagli ed insolvenze dovuti alle difficoltà che le aziende incontrano. Chissà se le strutture di monitoraggio dell’attività bancaria istituite dal Ministero dell’Economie presso le prefetture se ne sono accorte.

(per continuare la lettura cliccare su “2”)

L'autore: Redazione

Redazione del Termometro Politico. Questo profilo contiene articoli "corali", scritti dalla nostra redazione, oppure prodotti da giornalisti ed esperti ospiti sulle pagine del Termometro.
Tutti gli articoli di Redazione →