Prezzo petrolio: aumento quotazione, ma il calo non è impossibile

Pubblicato il 11 Ottobre 2018 alle 10:42 Autore: Gianni Balduzzi
Prezzo petrolio: previsioni 2019 e quotazione a febbraio. Il valore

Prezzo petrolio: aumento quotazione, ma il calo non è impossibile

La corsa del prezzo del petrolio è continuata anche nelle scorse settimane, e abbiamo visto le conseguenze sui prezzi della benzina, che sono di nuovo in aumento.

Il massimo si è toccato il 3 ottobre con una quotazione del Brent di 85,92 dollari al barile.

Secondo molti osservatori si è diretti a quota 100, come alcuni anni fa, quando si toccarono i record nel prezzo del petrolio. Il motivo principale è il mancato aumento della produzione di greggio da parte di Arabia Saudita e Opec in generale, che non sostituiranno le mancate esportazioni iraniane (causa sanzioni USA).

Nell’ultima settimana però si è vista una inversione di tendenza. È presto per dire se sia un fatto strutturale o una semplice oscillazione. Però tra il 4 e l’8 ottobre vi è stata una correzione importante. Il 4 la giornata si era aperta oltre gli 86 euro al barile, l’8 si era scesi a meno di 83.

Dopo una risalita oltre 85 dollari il 9 ottobre il calo è proseguito, e stamattina si è aperto con 81,36 dollari al barile. Ora siamo a 82,6.

Insomma, siamo di fronte a una correzione significativa dei picchi delle ultime settimane, e forse potrebbe non essere un fatto contingente.

Prezzo petrolio

Prezzo petrolio, gli indizi che arrivano dalla Russia

A far pensare a un possibile calo nel prossimo futuro sono le parole del ministro dell’energia russo Aleksandr Novak, che ha in un certo senso smentito certe credenze. Ovvero che per un Paese esportatore come appunto la Russia un rialzo dei prezzi del petrolio sia vantaggioso.

Novak ha affermato che più di tutto è preziosa la stabilità delle tariffe, che potrebbero anche essere più basse, se si mantenessero sempre sugli stessi livelli.

Il punto è che se invece i prezzi salissero troppo la crescita mondiale potrebbe contrarsi dal +3,9% al +2,3%, e i consumatori  e le aziende potrebbero diminuire la domanda di petrolio. La conseguenza sarebbe un calo degli introiti anche per gli esportatori e poi un brusco calo dei prezzi stessi.

Un’altalena che non farebbe bene a nessuno.

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L'autore: Gianni Balduzzi

Editorialista di Termometro Politico, esperto e appassionato di economia, cattolico- liberale, da sempre appassionato di politica ma senza mai prenderla troppo seriamente. "Mai troppo zelo", diceva il grande Talleyrand. Su Twitter è @Iannis2003
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