Bankitalia, nuovo record per il debito italiano: da gennaio +100 miliardi, ma intanto gli stranieri tornano ad investire

Pubblicato il 13 Agosto 2014 alle 16:47 Autore: Antonio Atte
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Nuovo record per il debito pubblico italiano. Nel mese di giugno il deficit delle Amministrazioni pubbliche ha registrato un incremento di 2 miliardi di euro. A rivelarlo è Bankitalia, che sottolinea come nel giro di sei mesi, dall’inizio del 2014, il debito pubblico sia aumentato di circa 100 miliardi di euro (36,2 mld il fabbisogno della Pubblica Amministrazione; ammontano invece a 67,6 mld le nuove risorse liquide messe a disposizione del Tesoro), raggiungendo la cifra record di 2.168,4 miliardi: 133,3% è la percentuale rapportata al prodotto interno lordo dello Stivale. Cifre vertiginose, da capogiro. Una crescita, quella del debito italiano, che non vuole saperne di arrestarsi.

Nell’arco degli ultimi 10 anni solo nel 2007, sotto il governo Prodi II, si è registrata una lieve flessione: il rapporto deficit/PIL calò infatti di 3 punti rispetto all’anno precedente, adagiandosi su un 103,6% ormai lontano anni luce. Nel supplemento al bollettino statistico diramato da Palazzo Koch si evince inoltre che a giugno le entrate tributarie sono state pari a 42,7 miliardi: 3,5 miliardi in meno (7,7%) rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. Nei primi sei mesi del 2014 la diminuzione delle entrate è stata invece dello 0,7% (1,3 miliardi di euro).

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CRESCONO GLI INVESTIMENTI ESTERI – Se da un lato l’economia italiana resta al palo, affossata da un mostruoso debito pubblico che da tempo immemore seguita e lievitare, dall’altro non può non balzare agli occhi il ritrovato appeal del Belpaese per gli investitori stranieri. Secondo un’analisi realizzata da Mergermarket, oltre il 50% delle 184 acquisizioni e fusioni portate a termine nel primo semestre è avvenuto con capitali stranieri. Se nella prima metà dell’anno la mole complessiva di denaro investita per le acquisizioni è stata pari a 10 miliardi di euro, di questi ben 5,7 miliardi appartengono a società estere.

La recente “doppietta” siglata dai cinesi con l’acquisto di Snam e Terna, reti italiane per la distribuzione di metano ed energia elettrica, è solo l’ultima voce di una lunga lista della spesa realizzata in terra italiana. Nell’elenco delle operazioni compiute spiccano il passaggio della Indesit dalla famiglia Merloni al gigante statunitense Electrolux (per la modica cifra di 750 milioni), le partecipazioni dei russi di Rosneft in Pirelli per 748 milioni e dei tedeschi di Allianz in Milano assicurazioni (440 i milioni investiti). Il motivo del rinnovato interesse straniero per le società italiane? La relativa stabilità dell’euro e soprattutto prezzi più che allettanti. Forse troppo, secondo alcuni, per non parlare di svendita.

L'autore: Antonio Atte

Classe '90, stabiese, vive a Roma. Laureato al DAMS con 110 e lode, si sta specializzando in Informazione, editoria e giornalismo presso l'Università degli studi Roma Tre. E' appassionato di politica, cinema, letteratura e teatro. Mail: antonio.atte@termometropolitico.it. Su Twitter è @Antonio_Atte
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