Elezioni Svezia 2018: gli euroscettici non sfondano. L’analisi del voto

Pubblicato il 10 Settembre 2018 alle 17:14 Autore: Federico Gonzato
elezioni svezia 2018

Elezioni Svezia 2018: Il pareggio fra centrosinistra e centrodestra

Doveva essere un predominio dei populisti di destra ed una debacle socialdemocratica. E invece, le elezioni generali svedesi hanno lasciato quello che gli inglesi chiamerebbero hung parliament, un parlamento “appeso”. È stato infatti un pareggio, quello sancito dai risultati della tornata elettorale di ieri.

Nello specifico, un pareggio tra le forze di centro-sinistra (I Rosso-Verdi) e i partiti di centro-destra (L’Alleanza). I primi hanno raccolto complessivamente il 40,6% delle preferenze, mentre i moderati hanno conquistato il 40,3%. Pochi decimali separano dunque le due formazioni. In mezzo, il partito populista di destra ed euroscettico dei Democratici Svedesi; guidato dal leader Jimmie Åkesson, ha raggiunto il 17,6%.

Elezioni Svezia 2018: il calo nei consensi delle formazioni tradizionali

All’indomani di queste elezioni per il rinnovo del Riksdag (il Parlamento svedese), le forze moderate e socialdemocratiche tirano un sospiro di sollievo di fronte al risultato al di sotto delle aspettative della formazione di Åkesson. Tuttavia, i principali partiti tradizionali hanno registrato una significativa flessione nei consensi.

I socialdemocratici hanno ottenuto infatti il peggior risultato dal 1908, totalizzando il 28,4% (-2,8% rispetto alle elezioni 2014). Una percentuale non bassa, ma sicuramente al di sotto del trend elettorale di questo partito. Alle elezioni del 1968, ad esempio, il partito di centro-sinistra arrivò a toccare quota 50%, mantenendo poi per tutto il corso degli anni ’90 percentuali al di sopra del 40%.

Sempre nel fronte Rosso-Verde, a registrare un’importante calo è il Partito Ambientalista che raggiunge il 4,3%, perdendo il 2,4% dei consensi. Anche gli ecologisti sono apparsi dunque nettamente sotto tono, avendo raccolto uno dei peggiori risultati della loro storia (il più basso dal 1991, quando raggiunsero il 3,4%). Un risultato tanto peggiore se si tiene conto che alle scorse elezioni europee riuscirono a raggiungere il 15,4% dei consensi.

Nello schieramento opposto, il Partito Moderato, storico avversario dei socialdemocratici, registra anch’esso un calo importante. Il partito guidato da Ulf Kristersson si attesta al 19,8%, perdendo il 3,5% dei voti rispetto alla tornata del 2014.

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Lo spostamento di voti verso i Democratici Svedesi dal 2014 ad oggi

Elezioni Svezia 2018: da dove arrivano i voti dei Democratici Svedesi

Gli unici partiti che in queste elezioni generali sono riusciti a raggiungere risultati positivi sono i due partiti agli estremi del panorama politico svedese. Il Partito di Sinistra infatti cresce del 2,2%, conquistando così il 7,9% dei consensi (uno dei risultati più alti della sua storia dopo quelli del 2002, 1998 e 1944).

L’altra formazione che cresce è ovviamente quella populista dei Democratici Svedesi. Il partito, nato nel 1988, ha visto negli anni una crescita via via esponenziale (alle elezioni 2014 si era attestato al 12,9%, sette punti percentuali al di sopra della tornata 2010).

Ma da dove arrivano dunque i voti che hanno portato comunque al buon risultato dei Democratici Svedesi? Il grafico in alto può aiutare a capire. Metà dell’elettorato votante per i SD ha confermato il voto del 2014. Interessante notare come il 37% degli intervistati che hanno votato per i SD sia proveniente da due formazioni politicamente opposte come il Partito di Sinistra e i Moderati.

Ora, per la Svezia si aprirà una fase lunga di consultazioni per sondare la possibilità di formare un nuovo esecutivo. I sondaggi pre-voto avevano dato Democratici Svedesi abbondantemente oltre la soglia del 20%. Nonostante tutto, il 17,6% del partito di Åkesson ha contribuito al dispiegarsi di due scenari che potrebbero essere comunque positivi per gli stessi populisti: la prima opzione, la più difficile, sono le larghe intese; l’alternativa è invece il governo di minoranza (opzione non nuova nella storia politica svedese). Due opzioni, queste ultime, che porterebbero i Democratici Svedesi all’opposizione. E magari, ad iniziare sin da subito la campagna elettorale “anti-establishment” in vista delle elezioni europee del maggio 2019.

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L'autore: Federico Gonzato

Veronese, classe 1995. Nel luglio 2017 si laurea con lode in Scienze politiche all'Università di Padova. Studia Mass media e politica presso l'Università di Bologna - Campus di Forlì. Appassionato di giornalismo politico e società, segue l'attualità e il dibattito politico interno. Amante della lettura e della pallavolo, milanista nostalgico. Per Termometro Politico mi sono occupato di politica interna. Ora scrivo di Esteri, in particolare di politica d'Oltre Manica.
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