Maschio Angioino Napoli: storia, prezzi e come arrivare

Pubblicato il 27 Agosto 2018 alle 16:13 Autore: Cristina Maciariello
maschio angioino

Maschio Angioino Napoli: storia, prezzi e come arrivare

Castel Nuovo o Maschio Angioino è uno dei luoghi simbolo della città di Napoli. Un pezzo enorme della storia della città partenopea. Alle spalle del Porto, a pochi passi da Piazza Municipio il castello è facilmente raggiungibile sia con i mezzi pubblici: metropolitana (Linea 1, fermata Municipio), tram e autobus; sia a piedi dal centro. Il Maschio Angioino è aperto al pubblico tutti i giorni, tranne la domenica, dalle 9.00 alle 19.00. Il biglietto d’ingresso intero ha un costo di 6 euro, 3 euro quello ridotto.

Per le visite guidate scolastiche è necessario mettersi in contatto con il comune. Maggiori informazioni sono reperibili sul sito del comune di Napoli .

Maschio Angioino Napoli, fortezza e luogo di cultura

Il Maschio Angioino è un edificio voluto da Carlo I d’Angiò – quando nel 1266 decise di trasferire la capitale del regno da Palermo a Napoli – e progettato dall’architetto francese Pierre de Chaule. La costruzione iniziò nel 1279. Il “Castrum Novum” (Castello Nuovo), la nuova residenza reale degli angioini, chiamato così per distinguerlo da quelli già esistenti, per la sua posizione strategica assunse, fin da subito, anche il ruolo di fortezza.

Il Castello divenne un importante centro di cultura sotto il regno di Roberto d’Angiò. A Napoli e nelle stanze del Maschio Angioino soggiornarono artisti e letterati fra cui Giotto, Petrarca e Boccaccio.

Un nuovo inquilino al Maschio Angioino

Dopo il lungo dominio angioino, Alfonso I d’Aragona conquista il trono di Napoli e stabilisce, come i suoi predecessori, la residenza reale a Castel Nuovo. Fu in questo periodo (XV secolo) che iniziarono i lavori di ricostruzione e venne anche edificato il grandioso Arco di Trionfo fra la Torre di Mezzo e quella di Guardia.

Il Maschio Angioino ha una pianta trapezoidale, formata da una cortina di tufo in cui si inseriscono cinque torri cilindriche, che poggiano su un basamento in cui si aprono dei cammini di ronda. Il cortile è caratterizzato da elementi fortemente spagnoli, come: il porticato ad arcate ribassate e la scala esterna di piperno, dell’architetto maiorchino Guglielmo Sagrera, che conduce alla famosa Sala dei Baroni.

Maschio Angioino, un castello sempre più sulla difensiva

Agli Aragonesi successero i francesi. A questi i viceré spagnoli e austriaci (1503-1734). Il castello angioino nel periodo vicereale viene rafforzato strutturalmente sempre più destinato a divenire un luogo prettamente di difesa e militare. Dal 1734, con l’avvento dei Borbone e Carlo III, il castello perde completamente il suo valore di residenza reale, a favore dei nuovi palazzi, come quello di Piazza del Plebiscito; e delle regge, come Capodimonte e Caserta.

Il Maschio Angioino, in questi secoli, viene circondato da fabbriche, depositi e abitazioni. Quest’area sarà recuperata solo nel primo ventennio del XX , grazie ai lavori di isolamento dalle costruzioni contigue, a cura del Comune.

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Maschio Angioino, un luogo a difesa dell’arte

Ristabilito il valore storico, artistico e monumentale del castello-fortezza medievale, oggi, il complesso monumentale del Maschio Angioino è luogo di iniziative culturali ed è anche la sede del Museo Civico. L’itinerario museale è composto: dalla Sala dell’Armeria e la Cappella Palatina; dal primo e dal secondo piano della cortina meridionale; dalla Sala Carlo V e dalla Sala della Loggia, che sono destinate a ospitare mostre e eventi culturali.

Arte e leggenda al Maschio Angioino

Nella Cappella Palatina è possibile ammirare le storie del Vecchio e del Nuovo Testamento affrescate da Giotto e i suoi allievi; il Tabernacolo con la Madonna e il Bambino realizzato da Domenico Gagini, allievo di Donatello e Brunelleschi. Affreschi di Giotto si trovano ancora nella Sala dei Baroni. Al piano della prigione dei Baroni è possibile apprezzare il dipinto di un giovanissimo Luca Giordano.

Il complesso monumentale comprende un totale di 488 opere esposte tra dipinti, sculture, epigrafi e manifatture. Sicuramente da non perdere è una visita alla leggendaria fossa del coccodrillo, che inghiottiva i malcapitati prigionieri stipati sotto la Cappella Palatina, nelle prigioni dei Baroni.

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L'autore: Cristina Maciariello