Dove finirà l’elettorato leghista?

Pubblicato il 13 Aprile 2012 alle 09:56 Autore: Francesco Modaffari
elettorato leghista

Dopo lo scandalo che in questi giorni si sta abbattendo sulla Lega Nord, nulla sarà più come prima. Senza ombra di dubbio, il Carroccio vive la fase più cupa della sua storia. Nato nel dicembre del 1989, il partito o se preferite il movimento leghista, subito dopo questo Tsunami di scandali, dovrà fare inevitabilmente i conti con i propri elettori, quegli elettori che nel 2008 gli hanno consegnato ben l’8,3% dei voti alla Camera, un’enormità se si pensa al fatto che il Carroccio non gareggiava in tutte le regioni d’Italia ma solo in quelle del Nord (ed in alcune del Centro-Nord).

All’indomani del voto del 2008, in molti, esperti e non, si chiesero come fosse stata possibile un’affermazione di tali dimensioni da parte di quel movimento politico nato per chiedere l’indipendenza della Padania, moderandosi non poco poi nel corso degli anni. Bene, non si può negare che dal 1989 sino ad oggi, la Lega abbia fatto tutto ciò che un partito politico o movimento dovrebbe fare per ottenere consenso ed approvazione dai cittadini/elettori: stare nelle piazze in mezzo alla gente, ascoltarla, farsi portatore degli interessi dei cittadini. Tutto questo, la Lega lo ha fatto egregiamente, soprattutto nei primi 10 anni della sua vita. Il cittadino/elettore del Veneto e della Lombardia in particolare, uscendo nelle piazze del suo paese o della sua città la domenica, spesso si ritrovava dinanzi ad un gazebo di colore verde, con le bandiere della Lega. Li, pronti ad accoglierlo, ascoltarlo ed informarlo, tanti militanti attivi del movimento, e spesso, anche esponenti del partito stesso. Tutta questa presenza, questa attenzione verso il cittadino, verso i suoi problemi, hanno fidelizzato l’elettorale, il quale, il giorno delle elezioni, senza farsi molte domande, barrava lo stemma sulla scheda nella cabina elettorale.

elettorato leghista

La Lega, agli occhi dei cittadini, si presentava probabilmente come l’ultimo partito rimasto in campo a “fare politica” tra la gente e per la gente. Un partito che si batteva per gli interessi dei cittadini di uno specifico territorio, trasmettendo l’immagine del colosso forte, senza macchie, limpido, all’interno di un mondo in cui gli altri erano “ladroni”. Le battute ed i gesti, molto spesso coloriti, del Carroccio, hanno fatto la storia del movimento. L’immagine di Alberto da Giussano trasmetteva un senso di appartenenza non indifferente. Il guerriero pronto a lottare per difendere il suo popolo. Ma oggi, quel popolo, si sente tradito. La realtà viene sempre a galla, e così si scopre che la Lega Nord, in realtà, non è molto differente rispetto agli altri. Tutti ne prendono coscienza, si ci ritrova a Bergamo, si prova ad urlare nuovamente: “Padania Libera!”, ma lo spirito, il vigore, non è più quello di una volta. I fischi sono più frequenti degli applausi, il malcontento è tangibile. In molti si sentono traditi, chiedono pulizia, chiedono che la Lega torni quella d’un tempo. Non sarà facile. In politica, cosi come nella vita in generale, è sempre molto più difficile costruire che distruggere! Umberto Bossi, leader e fondatore del movimento, tra le lacrime, commosso, ha chiesto perdono al suo popolo. Roberto Maroni, ha chiesto pulizia e voglia di ripartire subito.

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L'autore: Francesco Modaffari

Nato a Cosenza il 10 febbraio 1987, è laureato in Scienze Politiche presso l'Università della Calabria. Attualmente sta conseguendo la laurea magistrale in Comunicazione e consulenza politica presso l'Università "Cesare Alfieri" di Firenze. Appassionato di politica, predilige occuparsi delle strategie di marketing elettorale.
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