Libri consigliati: L’Amante di Marguerite Duras. Frammenti d’adolescenza sofferta

Pubblicato il 22 Luglio 2018 alle 21:04 Autore: Salvatore Mirasole
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Libri consigliati: L’Amante di Marguerite Duras. Frammenti di un’adolescenza sofferta

Qualcuno spesso vocifera, talora in senso spregiativo, quel luogo comune per il quale gli scrittori parlano di cose che sanno e/o che hanno vissuto.

Ma la domanda che ci si dovrebbe porre, di volta in volta, libro per libro, è: le vicende personali di tal autore ci aiutano a capire meglio il senso delle sue parole? O queste si esauriscono semplicemente nell’etichetta di “curiosità”? Ed in quest’ultimo caso, la nostra lettura risulta più “vissuta”?

Libri consigliati, l’autrice de L’Amante: chi è Marguerite Duras

Marguerite Germaine Marie Donnadieu (Saigon 1914 – Parigi 1992), meglio nota (poco in Italia in verità) come Marguerite Duras è stata una scrittrice francese, di origine coloniale, vietnamita per la precisione. Trascorsa l’adolescenza nell’allora Indocina francese, si trasferisce a Parigi nel 1932. Quelli dell’occupazione nazista sono anni tragici per la scrittrice (che partecipa attivamente alla resistenza), la quale vede impotente la deportazione del marito Robert Antelme a Dachau e la morte del loro primogenito, alla nascita, e dell’amato fratello Paulo. Nello stesso periodo (1942) pubblica il suo primo libro, Les Impudens. Ma è nel 1950 con Una diga sul Pacifico che inizia a raccogliere consensi oltre i confini nazionali. Suoi estimatori, ad esempio, sono i connazionali Pavese e Vittorini. Nello stesso anno viene cacciata fuori dal Partito Comunista Francese, bollata come dissidente.

Scrittrice a tutto tondo, Marguerite Duras si occupa anche di cinema esordendo nel 1967 come regista con La Musica.

Muore all’età di 81 anni lasciando dietro di sé un’ampia scia di film e, soprattutto libri.

Libri consigliati: L’Amante, una trama rarefatta per una pseudo-biografia

Parole e memorie si confondono spesso durante il processo di scrittura. Abitudine comune a molti scrittori è quella di partire da un ricordo, vivido e concreto, e lasciarsi guidare da esso finché non diventa altro da sé. Si confonde con la realtà e altre realtà, si disperde come aria rarefatta e diventa finzione narrativa. Lo si accennava già nell’introduzione all’articolo dal momento questo è il caso de L’Amante, un vero e proprio racconto fatto di brevi frammenti che riesumano il vissuto dell’autrice.

Non tutto, naturalmente, considerando le dimensioni piuttosto esili del libro. L’adolescenza è il palcoscenico in cui malinconica memoria e disillusi pensieri si intrecciano; un adolescenza coloniale, a Saigon, attraversata da bianca e privilegiata. Ma l’io extradiegetico non è quello della ragazzina che vive in fieri, dentro il racconto, ma quello della donna dal volto consumato. Chiarissimo in tal senso è l’incipit del libro:

“Un giorno ero già avanti negli anni, in una hall mi è venuto incontro un uomo. Si è presentato e ha detto: la conosco da sempre. Tutti dicono che da giovane lei era bella, io sono venuto a dirle che la trovo più bella ora, preferisco il suo volto devastato a quello che aveva da giovane.”

L’Amante di Marguerite Duras: non esiste un principio normativo. È la rievocazione di un passato perduto

Nonostante la sua natura frammentaria (sembra di ritrovarsi dinanzi ad un mosaico di frasi e parole spesso), la narrazione ha una sua coerenza interna. Quest’ultima è garantita grazie al comun denominatore che lega ogni frammento: il rapporto di Marguerite con l’altro. L’altro è costituito soprattutto dalla madre, i due fratelli o l’amante del titolo, un ricco cinese con il quale la giovane protagonista incrocia lo sguardo fortuitamente, su un battello di ritorno a casa. Non esiste dunque un vero principio normativo, né dev’essercene necessariamente uno: è la rievocazione di un passato oramai perduto, la crudele memoria a dettar leggi con la sua malevola tendenza alla selezione, all’artefatto, alla costruzione di un ricordo grazie all’accorta sottrazione o aggiunta di elementi estranei e non.

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Libri consigliati, L’Amante: uno stile semplice ma potente

Per chi è familiare con l’usus scribendi della scrittrice francese, non troverà ne L’Amante alcunché di diverso da ciò ermeneuticamente ci si possa aspettare.

Un esempio che ne riassume perfettamente la poetica (pag. 76 dell’edizione Feltrinelli):

“Lui l’accompagna al pensionato nella limousine nera. Si ferma un po’ prima dell’entrata per non farsi vedere. E’ notte. Lei scende, corre via senza voltarsi. Appena attraversato il portone, vede il grande cortile della ricreazione ancora illuminato. Poi, appena percorso il corridoio, la vede che aspetta, già preoccupata, dritta, senza un sorriso, la sente chiedere: dove sei stata?”

Il periodo è tutto al presente indicativo, gli elementi sintattici legato l’uno all’altro per paratassi; una scelta precisamente studiata: la contemporaneità della narrazione come a porre il lettore dinanzi ad un quadro, la cui azione si compie dinanzi al suo occhio. E’ notte, ci dice l’autrice: un’assenza di colore che avvolge la scena; unica luce quella che illumina il portone. Il frammento ha il suo preciso contesto: una notte malamente illuminata di una città non meglio precisata, potrebbe essere qualsiasi città, non è un dettaglio che ci interessa. Una nervosa attesa.

Il tutto condito da uno stile scabro e pulito: è una semplicità che lascia emergere i suoi dettagli con potente chiarezza.

Questa semplice forza si rivela al lettore con maggiore vivacità quando l’autrice mescola sapientemente elementi in conflitto tra sé, mostrandosi pienamente padrona del mezzo.

Un altro esempio, poco più avanti, pag. 80, che enuclea bene quest’ultimo principio:

“Il corpo di Hélène Lagonelle è pesante, ancora innocente, la morbidezza della pelle è quella di certi frutti, quasi al di là della percezione, illusoria, sconvolgente. Hélène Lagonelle fa venir voglia di ucciderla, fa balenare il sogno meraviglioso di darle la morte con le proprie mani”.

L’Amante di Marguerite Duras: per la serie di libri consigliati

L’Amante di Marguerite Duras è un libro formalmente semplicissimo, ma dal fortissimo peso emotivo, difficilmente digeribile a tratti, ineluttabilmente sofferto: proprio per questo meritevole di una lettura attenta. Non lasciatevi ingannare dalle ristrette dimensioni.

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